#5 - Abbandono

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Jisung vagava per le strade deserte della città, le mani strette intorno al corpo come se volesse tenere insieme i pezzi frantumati della sua anima. Ogni passo era un peso, ogni respiro un dolore. Il tradimento di Minho aveva aperto una voragine nel suo cuore, una ferita che sembrava inguaribile. Si sentiva preso in giro, schiacciato dai sentimenti che lo divoravano dall'interno.Le luci fioche dei lampioni gettavano ombre sinistre sui muri delle case, riflettendo la sua angoscia interiore. Aveva cercato rifugio in ogni angolo oscuro della città, sperando di trovare un posto dove potersi nascondere dal mondo, dai suoi amici, da se stesso. Ma ovunque andasse, il dolore lo seguiva come un'ombra implacabile.Entrò in una vecchia stazione ferroviaria abbandonata, i muri scrostati e le finestre rotte rispecchiavano il suo stato interiore. Si sedette su una panca di legno marcio, la testa tra le mani. Le lacrime scesero senza controllo, solcando il viso già segnato dalla sofferenza. La sua mente era un vortice di pensieri caotici, incapace di trovare una via d'uscita."Come ha potuto?" mormorò tra i singhiozzi. "Hyung, come hai potuto lasciarmi in balia di me stesso?" La fiducia che aveva riposto in lui, l'affetto, l'amore, tutto era stato distrutto in un istante. Il peso del tradimento lo schiacciava, rendendo impossibile pensare chiaramente.La sua salute mentale, già fragile, stava crollando sotto il peso della situazione. I suoi pensieri si facevano sempre più oscuri, la disperazione sempre più profonda. Sentiva di essere in una spirale discendente, incapace di fermarsi. Le voci nella sua testa erano incessanti, sussurrando parole taglienti,  di fallimento."Non sono abbastanza" si disse, la voce spezzata. "Non sono mai stato abbastanza." Ogni ricordo felice con Minho ora era avvelenato dal dolore. 

Ogni risata, ogni confidenza, tutto sembrava una bugia. Si sentiva perso, senza una direzione, senza un'ancora a cui aggrapparsi.

La stazione era fredda e desolata, ma Jisung non se ne curava. Il freddo esterno era nulla rispetto al gelo che sentiva dentro. Il suo corpo tremava, ma non sapeva se fosse per il freddo o per la disperazione. Le lacrime continuavano a scorrere, ma non portavano sollievo, solo un'ulteriore sensazione di vuoto.Si alzò, camminando senza meta tra le carrozze abbandonate. Ogni passo sembrava più difficile del precedente, ma continuava a muoversi, come se sperasse che il movimento potesse allontanare il dolore. Ma il dolore era sempre lì, sempre presente, un compagno costante.Guardò fuori da una finestra rotta, osservando il cielo grigio che annunciava l'alba. La luce del giorno portava una nuova paura: quella di dover affrontare gli altri, di dover spiegare il suo dolore. Non sapeva come farlo, non sapeva se fosse in grado di farlo. Si sentiva solo, isolato nella sua sofferenza.Mentre cercava un angolo ancora più nascosto dove rifugiarsi, udì dei passi che risuonavano nella stazione vuota. Il cuore gli saltò in gola e si nascose dietro una vecchia carrozza, trattenendo il respiro. Attraverso le fessure della carrozza, vide Minho e Felix entrare, i volti tesi dalla preoccupazione."Jisung!" chiamò Minho, la voce spezzata dall'angoscia. "Jisung, dove sei?"Il suono della voce di Minho trafisse Jisung come un coltello. Voleva rispondere, voleva uscire e affrontarlo, ma la paura lo bloccava. Non era pronto. Non poteva affrontare Minho, non ancora. Il dolore era troppo fresco, troppo acuto.Felix si guardava intorno, gli occhi attenti a ogni dettaglio. "Minho hyung, dobbiamo trovarlo. Non possiamo perderlo."Minho annuì, le lacrime brillavano nei suoi occhi. "È tutta colpa mia, Felix. Se non lo troviamo..."Jisung si coprì la bocca con una mano per soffocare un singhiozzo. Le loro voci erano piene di disperazione, eppure lui non riusciva a muoversi. Rimase nascosto mentre Minho e Felix continuavano a cercare, i loro passi risuonavano nell'oscurità.Dopo quello che sembrò un'eternità, i passi si allontanarono e Jisung sentì la tensione allentarsi appena. Sapeva che non poteva nascondersi per sempre, ma per ora, era tutto ciò che poteva fare. Non aveva la forza di affrontare la realtà, non ancora.Mentre l'alba illuminava la stazione con una luce pallida e fredda, Jisung si rannicchiò in un angolo, il cuore pesante. Non sapeva cosa fare, né come affrontare la situazione. La disperazione lo avvolgeva come una coperta soffocante, lasciandolo solo con il suo dolore.

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