# Rabbia

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Le cose stavano lentamente tornando alla normalità. O almeno, questa era l'impressione che Jisung cercava di dare. Sorrideva di più, si concentrava durante le prove, riusciva persino a divertirsi durante le sessioni in studio. Felix lo guardava con quel suo sorriso dolce e rassicurante, come a dire che era orgoglioso di lui per aver ritrovato un po' di luce dopo l'oscurità di quei giorni.

Ma c'era ancora Minho.

Da qualche settimana, Jisung aveva notato un cambiamento. Minho era più distante, sì, ma non nel modo freddo e calmo di quando avevano smesso di parlarsi all'inizio. Era diverso. Sembrava trattenere qualcosa, una tensione che cresceva sempre di più. Jisung lo vedeva nei suoi occhi, in quei momenti in cui si scambiavano occhiate veloci durante le prove o quando si incrociavano nei corridoi. Non era solo indifferenza, era rabbia. E quella rabbia, a poco a poco, stava diventando palpabile.

Una sera, dopo una lunga giornata di lavoro, Jisung decise di unirsi a Felix e Hyunjin per una cena fuori. Avevano bisogno di rilassarsi, di staccare un po' la spina, e Jisung si sentiva stranamente leggero. Felix, sempre allegro e premuroso, fece di tutto per rendergli la serata piacevole, e Hyunjin, con il suo umorismo sottile, lo faceva ridere come non succedeva da tempo.

Fu durante quella cena che incontrarono un gruppo di amici comuni. Tra di loro, c'era un ragazzo che Jisung aveva visto qualche volta, un ballerino che lavorava spesso con loro, simpatico e sorridente. Jisung non ci pensò troppo quando il ragazzo iniziò a parlargli in modo più disinvolto, a fare battute che sfociavano in qualcosa di più simile a un leggero flirt. Dopo tanto tempo, quel tipo di attenzione gli fece sentire qualcosa di diverso, una sensazione che non provava da tanto. Rise, scambiò qualche battuta civettuola, godendosi la leggerezza del momento.

Non sapeva che Minho fosse lì.

Quando si voltò per caso, i suoi occhi incontrarono quelli di Minho dall'altra parte del locale. Per un attimo, tutto si congelò. Minho lo fissava, lo sguardo tagliente, pieno di qualcosa che Jisung non riusciva a decifrare subito. Ma non ci volle molto. Era gelosia. La tensione nei suoi lineamenti, il modo in cui stava con le spalle rigide e il pugno serrato. Minho lo stava guardando con una rabbia che Jisung non aveva mai visto prima.

Per un attimo, si sentì confuso, ma cercò di ignorarlo. Minho non aveva alcun diritto di sentirsi così, non dopo quello che era successo. Non dopo tutto il dolore che gli aveva causato. Eppure, il disagio rimase, come una presenza fastidiosa che non riusciva a scrollarsi di dosso per il resto della serata.

Quando la cena finì e Jisung si stava preparando per tornare a casa, sentì dei passi rapidi dietro di sé. Prima ancora di voltarsi, sapeva che era Minho.

"Jisung." La sua voce era bassa, tesa.

Si voltò lentamente, cercando di mantenere un'espressione neutra. "Minho, che c'è?"

Minho lo fissò, gli occhi incandescenti. "Che c'è? Davvero?" fece un passo avanti, invadendo il suo spazio personale. "Pensi che non abbia visto?"

Jisung si irrigidì, incrociando le braccia sul petto. "Visto cosa?"

Minho fece un suono di frustrazione, passando una mano nei capelli in un gesto nervoso. "Il modo in cui stavi flirtando con quel tipo. È questo il tuo modo di andare avanti?"

Jisung si sentì colpito da quelle parole, ma non lasciò trasparire nulla. "E anche se fosse? Non ti riguarda, Minho."

"Non mi riguarda?" Minho esplose, la voce che si alzava di un tono. "Non mi riguarda quando ti vedo comportarti così, come se... come se tutto quello che c'è stato tra di noi non contasse niente?"

Jisung serrò la mascella, sentendo una rabbia sorda iniziare a montare dentro di sé. "Non ho mai detto che non contava nulla. Sei tu che hai rovinato tutto, o te ne sei già dimenticato?"

"Non me lo dimentico, Jisung, ma questo—" Minho gesticolò verso il ristorante, "questo non è il modo di risolvere le cose."

"Ah, quindi ora vuoi dirmi come devo comportarmi?" Jisung sentì la sua voce diventare più dura, la pazienza sfumata. "Dopo tutto quello che è successo, ora sei tu quello che può giudicare?"

Minho lo fissò, il respiro affannoso, come se stesse cercando di contenere la propria furia. "Io... io sto cercando di riparare le cose, Jisung. Ma tu non mi lasci nemmeno avvicinare."

"Riparare le cose?" Jisung rise amaro, incredulo. "Minho, tu hai distrutto tutto. Hai preso la mia fiducia e l'hai calpestata. E adesso, cosa? Ti dà fastidio che io provi a riprendermi? Che cerchi di andare avanti?"

Minho rimase in silenzio per un lungo istante, gli occhi che brillavano di un'emozione troppo intensa per essere trattenuta. "Non capisci, vero?" La sua voce si abbassò, quasi un sussurro. "Non capisci quanto mi stia uccidendo vederti così, vederti con qualcun altro..."

Jisung lo fissò, sorpreso dalla sincerità in quelle parole, ma la rabbia era ancora lì, radicata troppo a fondo per lasciarsi sopraffare dalla compassione. "E tu non capisci quanto mi hai fatto soffrire," rispose piano. "Non puoi aspettarti che tutto torni come prima."

Minho scosse la testa, stringendo i pugni, come se stesse lottando contro se stesso. "Io non voglio perderti, Jisung. Non così."

"Non hai mai pensato che forse mi hai già perso?" rispose Jisung, la voce spezzata dalla stanchezza e dalla delusione.

Le parole rimasero sospese nell'aria, come una sentenza. Minho lo guardò, il viso contorto da una sofferenza troppo grande per essere nascosta. Poi, senza aggiungere altro, si voltò e si allontanò, lasciando Jisung lì, con il cuore che batteva furiosamente e un vuoto ancora più profondo di prima.

Lay all your love on meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora