Capitolo 9

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"La prima volta che la guardò pensò che fosse

l'essere più bello e letale su cui avesse mai

posato gli occhi."



Questa volta mi voltai completamente verso di lei.

-Ricordati ciò che ti ho detto- mi rammentò Garrett poco prima che lasciassi il bancone alle mie spalle. Ammirai la calma che trasparì dal suo tono di voce, considerando che solo pochi istanti prima, il suo corpo era stato in attesa, teso e rigido.

Con molta determinazione mi alzai di fronte a tutti, schioccando prima un'occhiata complice a Garrett. Nella mia testa non avevo ben chiara l'idea di quali fossero le mie intenzioni, perciò mi lasciai guidare dall'istinto. Se Garrett avesse saputo cosa stesse frullando nella mia testa in quel momento...Ad ogni modo fu proprio per questo motivo e grazie al mio movimento un po' insolito che lei mi notò subito in mezzo al trambusto della taverna.

Dovevo ammettere che aveva un occhio perspicace.
Tutt'intorno a noi la sala, che fino a quel momento era rimasta immobile tornò a riempirsi nuovamente di sussurri, solo che stavolta arrivano alle mie orecchie più rumorosi di prima.

I suoi occhi scivolarono su di me con estrema audacia e sicurezza man mano che mi avvicinavo. Risalirono tutta la mia figura fino a soffermarsi sul mio volto.
Mi sfuggì un mezzo sorriso. Quello sguardo...

Giurai che le sue pupille si dilatarono esattamente nel momento in cui ormai, l'avevo quasi raggiunta. Ciò che mi comunicò la sua espressione, che non abbandonò mai il suo volto, fu un'estrema diffidenza, forse a causa della mia corporatura o per qualcos'altro di più profondo, che non riuscivo a comprendere. Forse per gli occhi strani che possedevo, anche se erano così di loro natura o qualcosa che stava cercando di interpretare dalle mie movenze?
Magari perché il suo sesto senso da cacciatrice sapeva che cosa rappresentavo?

Un pericolo? Una minaccia?

Ero davvero curioso di scoprirlo.
In ogni caso nell'attraversare la sala non smisi mai di guardarla, nemmeno per un secondo, come se fossi stato spinto da una forza magnetica che mi attirava verso di lei.

Continuai a marciare spedito verso loro due.

Ogni singolo movimento, ogni singolo passo era sotto il mio completo controllo, perfettamente calcolato, come ogni mio respiro. Ma nonostante ciò, sentivo un leggero moto di agitazione montarmi dentro, mano mano che mi avvicinavo sempre di più.

I miei piedi tracciarono una linea invisibile esattamente a pochi passi da lei, che ora mi osservava, se possibile con un'aria minacciosamente deliziosa.
Mi fermai bruscamente. La sua espressione era tagliente. I suoi occhi estremamente riflessivi e attenti erano totalmente puntati su di me.

A questo punto era evidente che stesse plasmando l'atmosfera pericolosa che attirava su di sé a suo piacimento. Ed era altrettanto innegabile che stesse mettendo volutamente alla prova la mia risolutezza.

Ma proprio in quel frangente mi ritrovai ad avere un insana voglia di sorridere di nuovo, solo per indispettirla.

Mi guardava come un predatore osservava la sua preda, con uno sguardo che era al tempo stesso intimidatorio ed ipnotico, saturo di qualcosa che proprio a partire dalla mia indole non potevo di certo ignorare, come se fosse un richiamo. Qualcosa a cui dovevo per forza rispondere.

Era carico di provocazione, di puro fuoco.

Mi stava consapevolmente sfidando ad oltrepassare quel confine invisibile.

MOONSHINE- La Congrega delle CacciatriciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora