Non so bene cosa stia succedendo, non è la prima volta in cui mi addormento su quella panchina, ma questa volta è diverso, mi sono svegliato in questa stanza, non vedo nulla, urlo ma l'unica cosa che sento è il suono della mia voce che riecheggia in modo assordante nella mia testa, fa freddo, non c'è nulla, ed il nulla mi spaventa, le lacrime iniziano a scendere rapidamente dal viso, mentre l'ansia sale mi ricordo di cosa mi disse la mia psicologa, chiudi gli occhi e respira, lo faccio, mi siedo, e inizio a respirare lentamente, cominciai a farlo quando lei se ne andò, non riuscivo a superare i continui attacchi di panico che mi tormentavano, e mi ha consigliato questo, non so se è mai servito realmente a qualcosa ma mentalmente mi faceva sentire un minimo meglio. Riapro gli occhi qualche minuto dopo, provo a guardarmi intorno, sperando di essermi svegliato da questo incubo, ancora niente, tutto era scuro, mi alzo, o almeno ci provo, la paura scorre tra le mie vene, cammino piano, faccio un passo alla volta, con le braccia in avanti, sperando di poter toccare qualcosa di fronte a me finché non trovo ciò che cercavo ,una parete, mi attacco ad essa, è strana, non sempre cemento, ma non mi faccio troppe domande e provo a proseguire stando attaccato al muro, trovo il primo spigolo, il secondo, il terzo e infine il quarto, ancora non vedo nulla, ma almeno ho capito di essere in una stanza. Ho gli occhi rossi, non capisco cosa stia succedendo voglio solo sparire, mi accascio sul pavimento sperando che tutto passi, non ho nulla con me, non so che ora sia e non so da quanto sono qui.
Mi rialzo sfinito e rassegnato, guardo verso il basso e noto un bagliore di luce che arriva nella stanza, non capisco, cosa è successo? Non lo so ma lo seguo con lo sguardo, la stanza piano piano inizia ad illuminarsi, la prima cosa che noto è la parete dietro di me che lentamente si riempie di dettagli, quel buio che tanto odiavo si stava trasformando, inizio a vedere dei segni sui muri, sembrano disegni ma quando li osservo più attentamente capisco che sono semplicemente degli scarabocchi disegnati da non so chi.
Giro intorno a me stesso per capire cosa ci sia d'altro in questa stanza, mi siedo al centro, ora posso vedere tutto, sono 4 pareti ricoperte da disegni, l'unico oggetto che vedo è qui proprio davanti a me, mi avvicino ad essa e lentamente apro questa specie di scatolina.
Ma le mie domande continuano ad essere le stesse: Dove sono? Cosa ci faccio qui?
Apro la scatola e al suo interno ci sono più colori, per la frustrazione lancio un paio di quei gessi sul muro, non so veramente cosa fare, mi sdraio per terra penso ai miei genitori, ripenso ai miei amici e soprattutto penso a lei, lei amava disegnare ora che mi viene in mente, scoppio in lacrime prendendo a pugni il pavimento, dalle nocche inizia ad uscirmi sangue che lentamente va a mischiarsi alle mie lacrime. La solitudine mi mangia mentre penso a cosa stiano facendo le persone a me care.
Chissà se li manco? continuo a ripetere
Chissà se mi stanno cercando?
spero solo che qualcuno si sia accorto che non ci sono più, man mano che il tempo va avanti perdo ogni tipo di speranza.
Mi accascio a terra e prendo un gesso, mi avvicino alla parete più vuota, inizio a disegnare, convinto che ciò possa aiutarmi, inizio scrivendo il suo nome e provando a disegnare quella stupida panchina, che bella che è, nel niente, sopra una piccola collinetta verde.
Non è uscita benissimo ma va bene così, ho cambiato il colore della panchina essendo che il gesso rosso l'ho distrutto sulla parete opposta, ma fa niente sono soddisfatto, prendo un altro colore e inizio a disegnare l'ospedale in cui l'ho vista per l'ultima volta, questo fa più male, porta alla mente più ricordi, le lacrime riprendono imperterrite a scendere e la solitudine dentro di me aumenta, mi accorgo di quanto sono solo, e di quanto sono solo da quando lei non c'è più. Il disegno però continua, non ho altro da fare, questa cosa mi sta appassionando, e inizio a disegnare tutto ciò che mi passa per la testa.
Non so che giorno sia, non so quanto tempo sia passato, da quando è comparsa la luce non se n'è mai andata, potrebbero essere passate ore come giorni, non ho ancora dormito e la confusione inizia a prendere sempre più piede, mi stendo per terra, canticchio un paio di canzoni, l'ho sempre fatto, adoro cantare, lo faccio continuamente, ogni volta che posso ascolto musica, mi rilassa ed ha una perfetta connessione con i sentimenti, ogni tipo di canzone può essere interpretata e riadattata alla tua persona la amo per questo. Ho sempre provato a scrivere canzoni ma non ci sono mai riuscito, ora non ho nulla da fare, quindi perché non provare, vado sulla parete opposta, traccio un paio di linee in orizzontale, le guardo, le guardo per un po', ma non scrivo niente, sono stufo di pensare a lei e non voglio scrivere ancora qualcosa che la riguarda, prendo il gesso blu, il mio colore preferito, e inizio provando a scrivere qualcosa, in testa avevo la melodia di quella canzone triste che tanto mi piace, provo a scrivere qualcosa ma penso che la fantasia sia finita, e seppur non volendo ricomincio a pensare a lei, e a quanto lei si dovesse sentire sola nel suo ultimo periodo, perché si, mi sento in colpa per quello che ho fatto, non le sono stato vicino nel momento peggiore, uno di quei momenti che da soli non si può affrontare, ma per lei è stato così, ho avuta paura di perderla da un momento all'altro e di non avere scelta su quello che stava succedendo, allora ho deciso di allontanarmi per primo piano piano, sono stato stupido e ne sono consapevole, il pensiero che ciò che ho fatto possa aver influito sui suoi ultimi mesi di vita mi mangia l'anima. Continuo a guardare le linee sul muro, è inutile non riesco, inizio a riempire le linee di parole a caso fino a che non trovo più spazio per niente. Continuo a disegnare su ogni parete, ormai sono quasi tutte complete, rallento un po' perché non voglio completarle, con cosa altro potrei colmare tutto questo?
Non ho risposta a questa domanda, credo che sia il primo momento della mia vita in cui non sto pensando a nulla e mentre ricopro di colore anche l'ultimo spazio che avevo sul muro mi rendo conto dello schifo di persona che sono e di quanto la sua vita possa essere stata difficile. Finisco il mio ultimo disegno, mi appoggio alla parete di fronte a me, guardo il vuoto con uno sguardo perso, piango, quando dal nulla dietro di me la parete si apre, stavo per finire dentro questo tunnel senza accorgermene, non so cosa fare, mi guardo in giro per capire se qualcos'altro è cambiato, e si, ogni singolo disegno ed ogni singola scritta è sparita dalle pareti.
Non mi faccio domande ed entro nel tunnel,

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La stanza
NouvellesQuesto breve racconto parla di un ragazzo che rivive e riaffronta i suoi sensi di colpa all'interno di stanze, dove questi suoi tormenti vengono riproposti in loop.