3

66 7 5
                                    

                                                                                                                                   ARIA

«Aria, forza, svegliati o faremo tardi!» mi urlò mia mamma con tono deciso. 

 «Altri cinque minuti, ti prego.», gemetti, infastidita. 

«Se non ti svegli ora, arriverai in ritardo.» 

«Ma se abbiamo tutta la giornata. Ti ricordo che la festa è stasera. Sai che ore sono?» 

Non sentii nessuna risposta, quindi controllai da sola. 

Mi prendi in giro! Sono solo le nove del mattino. 

«Mamma, ma sei pazza a chiamarmi alle nove di domenica mattina?» protestai, esasperata.

 «Aria, è tardissimo, devi svegliarti, non te lo ripeterò un'altra volta.», rispose con fermezza.

 Entrò in camera mia, si avvicinò alla finestra e aprì le serrande. Un forte raggio di sole mi accecò. Se c'è una cosa che odio è svegliarmi presto, soprattutto la domenica. Decisi comunque di alzarmi per non farla arrabbiare ulteriormente. Misi le ciabatte e andai al piano di sotto. Erano passate circa due settimane dal nostro trasloco e la casa ora era perfetta. Attraversai il grande salone ed entrai in cucina, dove mi avvicinai alla caffettiera e versai un po' di caffè in una tazzina. Presi del latte dal frigo e lo riscaldai. Mi sedetti e feci colazione, cercando di svegliarmi del tutto e prepararmi per la giornata. Poco dopo arrivò mia mamma, con la sua solita voce squillante. 

«Aria ancora qua sei? Ma non lo vedi che ore sono?»

«Mamma ho capito, ma almeno fammi finire la colazione.» le dissi ma lei non ne volle proprio sapere. 

«Non mi interessa, ci pensavi prima invece che continuare a dormire.Ora ti prego vai in camera tua a preparati.Non voglio fare brutta figura.» Non la sopporto più, da quando ha scoperto che Jacqueline mi ha invitata ad una festa, non fa altro che parlarne. 

«Tranquilla, di sicuro Jacqueline non si arrabbierà per un pò di ritardo.»

Conobbi Jacqueline per caso, un pomeriggio al supermercato. Mi colpì immediatamente. Era una donna sui quarant'anni, con lunghi capelli castani che cadevano in onde setose, e una frangetta che le donava un fascino misterioso. Alta e slanciata, le sue labbra sottili nascondevano un sorriso intrigante, mentre la sua carnagione chiara esaltava i suoi zigomi alti e scolpiti. Ogni suo movimento emanava una grazia e una passione che non potei fare a meno di notare, come se tutto intorno a noi fosse solo uno sfondo sfocato per il suo magnetismo irresistibile. Ci scontrammo per sbaglio mentre mi avviavo verso la cassa. 

«Mi dispiace moltissimo, cara, non so dove ho messo la testa stamani. Perdonami.» disse con un sorriso che sciolse immediatamente ogni mio imbarazzo. 

«Dispiace a me, non l'ho proprio vista.» risposi frettolosamente.

«Per caso ci conosciamo? Hai un'aria così familiare.» aggiunse lei, scrutandomi con quegli occhi profondi che sembravano conoscere i segreti dell'anima. 

«Lo vedo alquanto improbabile, visto che mi sono appena trasferita.» dissi, ancora confusa dalla conversazione. 

La sua eleganza era magnetica e mi affascinava, ma allo stesso tempo sentivo una leggera inquietudine. Infatti, un'ombra di freddezza dietro quel sorriso perfetto mi lasciava perplessa, suscitando in me una sensazione contrastante. 

«Oh, che meraviglia. Allora benvenuta.» mi rispose ridendo. 

«Certo, non è stato uno dei migliori incontri, ma possiamo sempre rimediare.»

Soulmate (Quando le luci si accendono)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora