3.My name is Selene

93 12 2
                                    

"Salve signora Ross,come sta oggi?" il ragazzo sorrise ampiamente a Jen,che ricambiò amabilmente.
"Molto bene Dylan,e tu come te la passi?" rispose lei continuando a sorridere. Non potei fare a meno di continuare ad osservarlo. Aveva gli occhi azzurri che sembravano esser fatti di vetro. I capelli erano di un castano leggero che facevano risaltare la sua tenue abbronzatura. Il suo labbro inferiore era più carnoso di quello superiore,e notai un piccolo neo quasi invisibile in alto a sinistra rispetto alla sua bocca.

"Starei meglio se sapessi perché questa ragazza continua a fissarmi" rise indicandomi. Perché? Con il passare del tempo il mio spirito curioso aveva preso il sopravvento. E ora semplicemente non riuscivo più a controllarlo. Mi veniva naturale.

"Ci sono cose che è meglio non sapere" risi leggermente. Ma quella risata era cosi amara che avrei preferito sputarla.
"Il tuo nome è tra quelle?" alzò un sopracciglio,in attesa.
"Selene. Mi chiamo Selene" risposi velocemente,nel modo più cordiale possibile. Anche se probabilmente risultai nervosa ed in imbarazzo.
"Piacere,io sono Dylan Butler." Sorrise porgendomi la mano,che strinsi leggermente. Aveva una stretta di mano decisa e forte. Praticamente l'opposta della mia.

"Beh,noi andiamo a prendere un tè. Ti chiederei di unirti a noi,ma vedo che ti stanno aspettando" disse la signora Jen,indicando con gli occhi il gruppo dei ragazzi che ci stavano guardando con un'aria tra l'interrogativo e l'infastidito.

"Già. Ci vediamo presto signora Ross" disse avvicinandosi per salutarla con due baci. "Ciao Selene" mi sorrise salutandomi con la mano mentre si avviava verso i suoi amici.
"Ciao Dylan" dissi,ma forse nemmeno mi sentì.

-

"Vuole che le porti io la spesa?" proposi alla signora Jen mentre camminavano.
"Mi faresti un grande favore,cara." Presi la borsa dalle suoi mani e continuò a camminare con un'aria più serena. Arrivati sul portico della casa di Jen posai la borsa vicino alla porta e lei mi invitò a sedermi sulla sedia a dondolo vicino al tavolino,mentre lei entrò dentro. Tornò poco dopo con una caraffa ghiacciata e due bicchieri,che furono presto pieni di tè al limone.

"Oggi mi hai ricordato molto tua mamma" disse piano come se quelle parole potessero bruciarla.
"Come?" Chiesi io cercando il suo sguardo,che guardava ovunque tranne nei miei occhi. Si sedette poi sulla sedia difronte alla mia.

"Tua mamma,sai,era sempre stata una grande osservatrice. Amava guardare le persone,e provare a capire ciò che provavano,ciò che le tormentava." Sussurrò. "Quando tu eri piccola,ti diceva sempre di tenere gli occhi aperti. Perché per lei la bellezza si trovava nei dettagli,nei particolari. In quelle cose che le gente non riesce o non vuole vedere. In quelle cose impercettibili all'occhio,ma visibili a chi guarda con il cuore." Pronunciò le ultime sillabe con voce strozzata e si fermò per asciugare una lacrima che nel frattempo era scivolata giù sulla guancia. Io non riuscivo a muovermi. Mi sentivo come congelata.

"Era completamente affascinata dalle persone e dalle loro storie. Era come se fosse legata ad ognuno di noi,come se sapesse leggerci tutti dentro." Si fermò nuovamente,e con gli occhi lucidi mi guardò.

"La sua anima custodiva i segreti più grandi. Era pura e voleva salvare tutti da ogni tipo di problema. E credimi,ragazzina,lei ci ha salvato innumerevoli volte. Ma non è riuscita a salvare se stessa." Scandì ogni lettera,ogni parola,con un tono leggero e sottile come l'aria,che mi fece rabbrividire. Gli occhi mi pizzicavano per la seconda volta in una giornata. Corsi ad abbracciare la signora Jen che era scoppiata in un pianto disperato.

La mamma mancava a tutti. Io ero piccola quando successe. Ma ogni immagine di lei che conservo è chiara e trasparente come l'acqua. E altrettanto rinfrescante. Ricordarmi di lei è doloroso,ma allo stesso tempo è piacevole e rassicurante. La sua voce che rimbomba nella mia testa mette ordine ai miei pensieri,il suo viso che appare mentre chiudo gli occhi è come una medicina contro gli incubi. Ma la cosa più scoraggiante è che quegli stessi incubi siano collegati a lei.

"Mi dispiace tanto" singhiozzava la signora Jen sulla mia spalla. L'abbracciai più forte.
"Si,anche a me."

EscapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora