8. Problem

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Dylan mi aveva sorretta per le spalle per tutto il tragitto,e ogni paio di passi mi guardava temendo che potessi svenire da un momento all'altro.

Ma io stavo bene. Non ero felice,ma stavo bene. Rivivevo la morte di mia madre la maggior parte delle volte negli incubi. E ormai il mio cuore era fin troppo lacerato per riuscire a sentire un ulteriore dolore.

Il ragazzo al mio fianco si fermó qualche metro prima della casa della signora Jen.

Mi chiese semplicemente:"C'è qualcosa che vorresti che io sappia?"
Lasciai cadere un sospiro fra le mie labbra. Sapevo che avrebbe chiesto,ma io non volevo dirgli niente. Non volevo che lui sapesse.

"No,niente che io desideri dirti." Risposi sorridendogli cautamente.
"E qualcosa che dovresti dirmi,invece?" Alzò un sopracciglio come se volesse rimproverare il mio silenzio.

Continuava a guardarmi,in attesa di qualche reazione,mente le parole continuavano ad accumularsi nella mia mente non riuscendo a concretizzare un pensiero chiaro.

Per la seconda volta avrei voluto avere abbastanza coraggio per dirgli dell'omicidio di mia madre. Per dirgli quanto odiassi quell'uomo. Per urlargli disperatamente che volevo azzerare ogni ricordo che avessi.

Avrei semplicemente preferito essere qualcun altro.

Ma non ebbi abbastanza egoismo per trascinarlo nelle mie macabre memorie. Non avrei lasciato che l'oscurità dei miei pensieri riuscisse ad infliggere a questo ragazzo altri danni. Aveva già i suoi a cui pensare.

"Permettimi di esserti amico,Selene. Ti prego." Sosteneva il suo sguardo implorandomi di aprirmi con lui. Le parole mi erano morte in gola.

"Mi dispiace." Riuscii a dire.
Il suo stato d'animo lo leggevo nei suoi occhi: era confuso,amareggiato,e vittima dell'impotenza.

Istintivamente portai le braccia al suo collo e lui mi accolse in un caldo abbraccio che fece battere il mio cuore più velocemente.

"Ti accompagno a casa?" Mi chiese dopo un paio di minuti.
Io mi staccai dall'abbraccio e lo guardai interrogativa. "Ricordi cosa è successo l'ultima volta che me l'hai chiesto?"
"Si hai ragione,scusa." Rise piano.

Mi allungò una mano che io afferrai. La sua pelle era morbida e ogni volta che venivo a contatto con lui sentivo una strana,ma piacevole,sensazione di sicurezza.
"Entriamo."

Sul portico della casa non c'era nessuno. Con la mano stretta ancora in quella del ragazzo dagli occhi color ghiaccio e il cuore infuocato d'amore,mi sedetti su una delle sedie e lui si mise al mio fianco.

"Vado a chiamare Jen. Vuoi che ti porti qualcosa?" Mi parlava,ma io riuscivo solo a percepire la sua mano stretta nella mia,e il suo sguardo inchiodato nei miei occhi.

"No,sto bene." Risposi meccanicamente. Si diresse verso l'entrata lasciando il contatto che mi aveva fatto accelerare il battito cardiaco e uscì poco dopo con la signora Jen a dir poco sconvolta.

"Piccolina mia!" Cominciò a gridare venendo nella mia direzione. Istintivamente mi alzai e lei fece una cosa che mi sorprese. Non cadde in lacrime,non mi abbracciò. Portò le mani sui fianchi e disse:"Vuoi che chiami qualcuno?"

Cosa?

"Chi dovrei chiamare?" Chiesi incredula.
"Tesoro,io voglio solo il bene per te. E ultimamente sei troppo sconvolta,troppo stressata. Perché non proviamo a parlare con uno psicologo? Magari ti potrebbe aiutare,ah?"

No. Non anche lei. I professori mi avevano tormentata un anno con questa storia dello psicologo. Ma non ne ho alcun bisogno! L'unica cosa di cui ho bisogno è che adesso Jen mi prenda fra le braccia e mi dica che andrà tutto bene. Come fa sempre. Come ha sempre fatto.

"Hai usato il plurale,ma sai che é un dolore che posso avvertire solo io. Smettila di fare così." La calma aveva cominciato ad abbandonarmi.

"No. Io ho usato il plurale perché farò questo viaggio insieme a te,al tuo fianco." Oh,ma ti prego.
"Viaggio? Andare da un maledetto psicologo non è un viaggio!" Urlai.

"Perché non ammetti di avere un problema? È successo tanto tempo fa,devi andare avanti.." Cominciò la frase alzando la voce ma non riuscì a terminarla che io girai i tacchi e me ne andai,scaraventando a terra una delle sedie. Stava diventando tutto troppo asfissiante e io non so gestire questo tipo di situazioni.

Spazio autrice•
Oh,hei! 

È il mio primo spazio autrice in assoluto,ma penso che questa volta vada fatto perché sono letteralmente scomparsa. E so che probabilmente a voi non importa niente,ed è più che giusto sinceramente,ma sento comunque di giustificarmi. Ho abbandonato la storia perché non mi piaceva come stava venendo. Semplicemente avevo un'idea in testa e...l'ho stravolta completamente. E insomma,non ero soddisfatta di quello che stava uscendo fuori.

Ma ci ho pensato molto e ho deciso di portarla avanti e vedere dove può andare a finire. Ho tante nuove idee!

Spero che continuerete a leggerla e con tutto il cuore spero che la apprezzerete.

Contatela come una seconda possibilità.

Al prossimo capitolo,
tutto l'amore,
Me🍂

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