CAPITOLO 7: 2018

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Riuscii ad entrare a Sanremo giovani. Non ci credevo ancora, aspettavo che qualcuno mi svegliasse da questo sogno. Ci avevo sperato così tanto, speravo di riuscire -un giorno- a salire su un palco così importante, direi tra i palchi più importanti d'Italia. Non pensavo però che quel momento sarebbe arrivato così presto.

Pensare che fino a un paio di anni prima suonavo nella mia cameretta, o al massimo per i miei amici, e che ora invece sarei salito su un vero e proprio palco, mi faceva venire la pelle d'oca. Non avevo ancora realizzato che di lì a poco avrei suonato davanti a tantissime persone, in un programma che sarebbe andato in onda in tutta Italia. La mia canzone, di li a poco, sarebbe stata ascoltata da tantissimi italiani.

"Vai Nic, spacca tutto come sai fare!", mi aveva incoraggiato l'ultima serata di questo meraviglioso Festival il mio amico della vita Gabriele. E poi, di nuovo, tutti i miei amici in coro "Niccolò, Niccolò, Niccolò!".

Mi potevo davvero ritenere la persona più fortunata del mondo ad avere degli amici così, sempre presenti. Degli amici che, nonostante stessi iniziando, un passo alla volta, ad avere successo, mi erano sempre stati accanto e avevano sempre creduto in me, fin dal primo istante.

Potevo davvero ritenermi "grato alla vita" per averli con me.

L'ansia, dietro le quinte, si faceva sempre più sentire. Eravamo tanti giovani, tanti ragazzi che cercavano di crearsi un futuro fatto di musica. Eravamo lì tutti con un obiettivo: quello di vincere, anche se in realtà ci univa una forte passione per la musica.

Oltre ad essere ognuno il "rivale" dell'altro, infatti, eravamo i nostri primi supportatori.

"Canta Ultimo!", fu la voce di Amadeus, che mi informò che quello era il momento di salire sul palco.

L'istante prima di salire, Adriano mi strinse la mano in segno di stare tranquillo, e salii le scalette che conducevano al palco.

Iniziai a cantare e suonare "Il ballo delle incertezze", la canzone che avevo portato perché pensavo mi rappresentasse più in quel periodo.

Appena sentii le prime note della canzone, l'ansia svanì del tutto.

Era il mio momento, e speravo davvero di riuscire a far arrivare il mio messaggio.

"Sono i momenti quelli persi a dare un senso, forse
Mi chiedi perché sono fragile, sono diverso forse?
Ero un bambino e stavo in cortile, respiravo piano
Ho sempre rinchiuso vita e sogno nel palmo della mano
Sono presente ancora oggi al ballo delle incertezze
Dove ti siedi e più sei poco e più ti senti grande
Incontro me stesso e poi gli chiedo se vuole ballare
Ferma la musica che il silenzio adesso sa parlare"

Finii di cantare e sentii dentro di me una liberazione.

"Quel che è fatto è fatto. Ho dato il massimo di me e sono contento di essere riuscito ad esibirmi, nonostante l'ansia", pensai tra me e me prima che il conduttore mi portasse il mazzo di fiori, che consegnava ad ogni cantante.

"Grazie, Ultimo!", disse lui al microfono, e si sentii un caloroso applauso.

Felice e sorridente, ringraziai a mia volta e scesi dal palco.

Dopo mezzanotte era il momento delle premiazioni. Io ero sfinito, non dormivo da tre notti e il sonno iniziava a farsi sentire proprio in quel momento. Presi un altro caffè, consapevole che mi avrebbe fatto sicuramente male e, insieme agli altri partecipanti di Sanremo giovani, salii sul palco.

Prima di sapere chi avrebbe vinto quell'edizione, ci siamo dati uno alla volta la mano, in segno di rispetto reciproco. Ci eravamo aiutati a vicenda e supportati in quei tre giorni, nonostante ci conoscessimo da poco tempo.

Il conduttore di quell'edizione, che fino a quei momenti avevo visto soltanto tramite la televisione, fece stare con il fiato sul collo si noi cantanti, che tutte le persone che ci seguivano da casa. Finalmente, dopo qualche secondo che a me parse un'eternità, disse: "Il vincitore di quest'edizione è...", e un altro attimo di esitazione.

"Ultimo!!", urlò lui.

Scoppiarono dei petardi e ci fu un'esplosione di fuochi d'artificio, che presto ricoprirono le nostre teste. Io, ancora incredulo, scoppiai a piangere.

Erano però lacrime di felicità, pichè non avevo mai credduto in me e pensare che avevo vinto un Festival così importante per l'Italia mi faceva venire i brividi.

Ancora con la voce tremante e un sottofondo di applausi che venivano da tutta la platea, chiesi in prestito il microfono dal conduttore e le uniche parole che riuscii a dire furono: "Dedico questa vittoria alla mia famiglia, ai miei amici e a quelle poche persone che mi seguino. Senza di loro non avrei mai avuto la forza e la determinazione che ho oggi. Grazie a tutti, vi voglio bene!".

Notai le facce degli atri cantanti felicissime per la mia vittoria, anche se in parte delusi da essa. Ognuno sperava di vincere quest'edizione quindi, appena ci ritrovammo tutti dietro il palco, pensai di dedicare loro un piccolo discorso per motivarli ad andare avanti:

"Ragazzi, dico queste parole con il cuore. So quanto ci si possa rimanere male dopo una sconfitta, ancor di più se su un palco che conoscono tutti. Mi permetto però di dirvi che, anche se sono ancora molto giovane come voi, non dovete assolutamente smettere di credere nelle vostre capacità.

Qualche anno fa ho provato a entrare ad Amici, e non sono stato preso. Inizialmente mi è come crollato il modno addosso, poi ho capito che un sogno così grande non sarebbe potuto svanire per una piccola delusione. Quindi fatevi coraggio, imboccatevi le maniche e spiccate il volo, credo in voi.

Vi voglio bene ragazzi, dal cuore."

Avevano apprezzato tanto questo mio piccolo discorso, lo avevo notato dai loro sguardi.

Il giorno successivo ci fu la Conferenza Stampa e avrei sicuramente dovuto parlare.

Fu proprio questo il motivo per cui, anche quella notte, riuscii a chiudere occhio solo qualche ora.

Alle 11 ci convocarono in una grande stanza e iniziarono a farci parlare riguardo le nostre esibizioni. Iniziai io, poiché come al solito inizia sempre il vincitore.

"Ho sempre sognato di riuscire a concretizzare su questo palco la mia musica e me stesso. Vedere una riuscita del genere, in questo periodo particolare della mia vita, mi dà una forza e una determinazione importante. Questo perché vuol dire che nella vita non c'è spazio solo per le delusioni e per le sconfitte, ma tante volte si può vincere e regalare, tramite una vittoria, una speranza. Mi dicono che si sentono meno soli ascoltando le mie canzoni. La solitudine, affrontata da tutti, diventa "meno sola". La musica ha questo potere: quello di far sentire tutti meno soli se si indossa lo stesso dolore. Questa è la mia missione".

Quando tornai a casa ero davvero sereno e felice con me stesso. Sapevo di aver dato il meglio di me, e i miei sacrifici e i miei impegni erano stati finalmente ripagati. Non esisteva sensazione migliore. I miei parenti e i miei amici mi organizzarono una festa a sorpresa, quindi passammo la serata insieme, come una vera e propria grande famiglia.

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