«𝑺𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐 𝒔𝒃𝒂𝒈𝒍𝒊𝒂𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒔𝒖𝒐𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆...»
«𝑶 𝒇𝒐𝒓𝒔𝒆 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒍𝒂 𝒅𝒊𝒔𝒔𝒐𝒏𝒂𝒏𝒛𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒏𝒐𝒏 è 𝒑𝒓𝒐𝒏𝒕𝒐 𝒂𝒅 𝒂𝒔𝒄𝒐𝒍𝒕𝒂𝒓𝒆.»
Questa è la storia di Livia Stone, una ra...
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"Hello darkness, my old friend,I've come to talk with you again." (Simon & Garfunkel, The Sound of Silence)
Attraversai con timore le imponenti porte di Elbomoore, lasciandomi alle spalle il viale incantato e i giardini curati. L'atrio mi accolse con il suo splendore regale: soffitti alti affrescati e lampadari scintillanti che illuminavano i pavimenti di marmo.
Nei corridoi, fui sorpresa dalla vivacità che li animava. Ogni passo mi portava davanti a gruppi di studenti, ognuno immerso nelle proprie conversazioni o impegni.
Le ragazze sfoggiavano eleganti uniformi, mentre i ragazzi parlavano con un'aria sicura.
Superai un gruppo di ragazzi che discutevano animatamente di calcio vicino a una bacheca piena di trofei. Poi, mentre giravo l'angolo, vidi un gruppo di ragazze circondate da libri, intente a discutere di letteratura inglese con un'insegnante affabile.
Più avanti, i corridoi si allargavano su aule specializzate: la sala di musica risuonava di note melodiche, mentre dalla sala teatro giungevano voci alte e risate. Le aule d'arte brillavano di creatività, con opere in corso e pennelli che danzavano su tele. In mezzo a tutto questo, mi sentivo piccola e incerta, ma anche emozionata.
Nel cuore della scuola, le stanze si moltiplicavano, ciascuna dedicata a un indirizzo liceale diverso: il linguistico con le sue biblioteche di lingue straniere, il scientifico con laboratori attrezzati e il socio-economico con aule di studio su economia e politica. Era un universo di conoscenza e opportunità che mi stava aprendo le braccia.
Mi sentivo sopraffatta mentre percorrevo i corridoi di Elbomoore, immersa in un mondo tanto lussuoso quanto sconosciuto. Non ero abituata a tanta gente, a tutte quelle conversazioni vivaci e ai sorrisi che sembravano appartenere solo a chi conosceva già questo mondo. L'agitazione cresceva dentro di me, perché ogni volto sconosciuto alimentava il mio disagio profondo, legato al mio passato difficile. Sentivo il peso delle mie esperienze passate, delle cicatrici emotive che portavo con me. Lottavo per non farmi travolgere dall'incertezza, cercando di trovare un equilibrio tra il desiderio d'integrarmi e il timore di essere scoperta per chi realmente ero.
Mentre tentavo di trovare la stanza per gli studi in Scienze Umane Economico-Sociale, mi ritrovai persa in un labirinto di corridoi affollati. Le pareti di pietra sembravano stringermi, mentre gli sguardi scrutatori degli altri studenti mi facevano sentire ancora più fuori luogo. Il frastuono dei passi risuonava nelle mie orecchie, mescolandosi al sussurro costante di conversazioni animate. Ogni porta chiusa celava un mondo di conoscenza, eppure io mi sentivo come un'estranea in questo regno di opportunità. La paura di sembrare smarrita o indesiderata si faceva sempre più intensa, mentre il mio desiderio di trovare il mio posto tra quei corridoi infiniti cresceva con ogni passo incerto che facevo.
Ogni passo che continuavo a fare mi portava più in profondità in un labirinto di aule e passaggi. Guardavo con occhi smarriti le numerose porte chiuse, cercando indizi su dove potesse trovarsi, ma la confusione continuava ad aumentare a causa del numero di studenti che si muovevano con sicurezza; sembrava che ognuno di loro sapesse esattamente dove andare.