«𝑺𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐 𝒔𝒃𝒂𝒈𝒍𝒊𝒂𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒔𝒖𝒐𝒏𝒂𝒓𝒆 𝒊𝒏𝒔𝒊𝒆𝒎𝒆...»
«𝑶 𝒇𝒐𝒓𝒔𝒆 𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒍𝒂 𝒅𝒊𝒔𝒔𝒐𝒏𝒂𝒏𝒛𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒊𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐 𝒏𝒐𝒏 è 𝒑𝒓𝒐𝒏𝒕𝒐 𝒂𝒅 𝒂𝒔𝒄𝒐𝒍𝒕𝒂𝒓𝒆.»
Questa è la storia di Livia Stone, una ra...
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"Help, I have done it again. I have been here many times before." - Sia, "Breathe Me"
Il panico cominciò a salire. Cercai di non guardare nessuno, il cuore mi batteva all'impazzata e il respiro divenne affannoso. Dietro a Eleonor c'erano i "Tre W" e sapevo che avevano visto tutto, anche lui. Mi sentivo ancora più umiliata. La mia mente si offuscava, i pensieri si accavallavano senza sosta e la vergogna mi avvolgeva come una pesante coperta. Avrei voluto scomparire, sfuggire a quegli sguardi giudicanti.
Cercai di raccogliere i pezzi del mio vassoio rovesciato, ma le mani tremavano, e non ero nemmeno certa di vedere bene, tanto la vista era velata dalla vergogna.
Sentii Laurel avvicinarsi, il suo passo fermo e preoccupato. "Livia, stai bene?" mi chiese, chinandosi per aiutarmi.
Scossi la testa, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scivolare. "No, non proprio..." ammisi
Laurel mi fissò intensamente, con gli occhi colmi di rabbia. "Eleonor l'ha fatto apposta, lo sai, vero? L'ho vista prima, era tutta sorridente mentre ti osservava."
Sospirai, sentendo un peso sul petto, come se potessi liberarmi di qualcosa, ma il respiro era ancora corto e il nodo in gola insopportabile. "Lo so," ammettei a fatica, la voce tremante. "È successo altre volte in passato..."
Laurel incrociò le braccia al petto, visibilmente frustrata. "Non possiamo lasciarla fare sempre quello che vuole. Non meriti questo trattamento."
Lo so.
Ma è complicato...
Proprio in quel momento, Eleonor, con un falso tono di scusa, disse: "Ops, scusa," ridacchiando di nascosto. Io e Laurel lo vedemmo chiaramente. Non c'era nulla di spontaneo, solo una volontà maligna dietro quelle parole.
Questa consapevolezza non alleviò il mio disagio, anzi, lo amplificò. Il mio stomaco si chiuse, sentii un nodo in gola e una morsa di impotenza mi avvolse. Cercai di raccogliere le forze per non crollare, ma la sensazione di essere continuamente presa di mira da Eleonor e il fatto che i "Tre W" fossero lì mi paralizzavano.
Eleonor continuò, con la sua voce tagliente.
"Tanto non è grave," disse, cercando di minimizzare il tutto.
"A Stone succede spesso."
Poi si rivolse a me, con la sua solita aria provocatoria: "Vero, Stone?"
Laurel e io ci scambiammo uno sguardo, un momento di comprensione silenziosa.
Era chiaro che Eleonor stava cercando di torturarmi, giocando con le parole e con la mia vulnerabilità. Ogni suo sguardo, parola e risata nascosta era come una pugnalata. Dentro di me, mi sentivo malissimo, come se stessi per crollare, come se il mio mondo intero stesse per scivolare via, mentre lei giocava con me come se fossi solo una sua pedina.