"E ricordati che cercare e
pensare sono due cose diverse.
Ed io ti penso, ma non ti cerco."
- Charles BukowskiChicago, 15 marzo 2024
MAYLIN
In quella notte temperata di metà marzo, tra il rimbombo stordente dei tuoni e la visione abbagliante dei lampi che frangevano l'orizzonte, nell'oscurità del blu sbiadito che tinteggiava pallidamente il cielo spiccavano dei nuvoloni grigi carichi di pioggia. Offuscavano ogni scia di luce naturale con le loro ombrature voluminose, condannando l'immensità della Windy City ad alimentarsi esclusivamente dell'artificialità.
Per certi versi, il tempo meteorologico che da giorni alternava tra comparse passeggere di raggi solari e temporali implacabili che parevano voler radere al suolo l'intera città, rappresentava complessivamente la mia disposizione.
Dentro stavo putrefacendo lentamente dalla furia, dal rancore e dalla subdola necessità di autodistruggermi. Mentre fuori, non mi restava altro che sforzare l'ennesimo sorriso di circostanza e usufruire della presenza delle mie amiche per evitare che questo accadesse e portasse con sé ancor più complicazioni di quante non ne stessimo già affrontando.
Nello spazio ristretto dell'abitacolo si respirava un'aria tesa, anomala, impregnata dall'imponenza dei quesiti mai posti, conservati tacitamente negli angoli più remoti di una mente umana.
Era senza dubbio un'atmosfera atipica. Non da noi.
Persino un estraneo si sarebbe potuto accorgere che c'era qualcosa di anormale in quel contesto a dir poco inverosimile.
Eppure, non era ciò che volevano indurmi a pensare.
A costo di giungere a un misero passo dallo sfinimento e poi annegare nella disperazione, tutti negavano l'evidenza.
Si impegnavano quotidianamente a cercare di farmi credere che ogni cosa fosse tornata alla normalità. Che potessi finalmente ricominciare a condurre la mia esistenza all'insegna delle consuetudini di una volta.
Ma io, più di chiunque altro, sapevo fosse solo una maniera deforme e indiretta di esortarmi a lasciare quell'episodio nel passato. A smettere di seviziarmi la mente con delle inchieste a cui difficilmente avrei reperito riscontro.
Erano trascorsi ormai un paio di mesi da quell'avvenimento. A primo impatto, quello che contava di più alla parvenza, la mia vita aveva ripreso a scorrere senza intoppi. Come se quella notte del sei gennaio non fosse mai esistita.
Come se quelli che io definivo frammenti sfocati di ricordi fossero invece opera di un brutto scherzo inscenato dalla mia fervida immaginazione.
Però, io ero cosciente di aver vissuto realmente quella disavventura. Di averla maledetta e detestata ogni singolo giorno di quegli ultimi due mesi. Nonostante le persone che mi stavano attorno provassero in qualunque modo a estrapolarmela dal cervello, per liberarmi dalla rabbia insopportabile che innescava.
Evitavo di far presente che i loro tentativi emergevano completamente inefficaci per quanto alla pratica. Che quella vicenda veniva rammentata giornalmente dalle ferite impresse sul mio corpo, alcune ancora in fase di cicatrizzazione, e dai miei fratelli che impazzivano nell'intento di spillarmi informazioni proficue alla loro missione.
Essa consisteva nel ricercare ostinatamente i malintenzionati che mi avevano ridotta in quello stato.
E siccome avere il corpo pervaso dalla testardaggine, più che da sangue e ossigeno, era parte essenziale del nostro DNA, sapevo non ci fosse niente che io potessi dire o fare per dissuaderli da quel proposito.
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Dead Without You
RomanceSono trascorsi quasi sette anni dal loro ultimo incontro. Sette anni che vivono nell'incertezza delle risposte mai ricevute. Nella condanna delle troppe domande annesse di ipotesi infondate, sollevate sulla sola risolutezza dell'illusione. La rabb...