2. Mi vuoi accoltellare?

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La mia giornata procedeva bene, con una tranquillità che mi ha fatto pensare più di una volta:"Qual è il trucco? Cosa c'è sotto?" infatti c'è sempre una fine, e la mia tranquillità non è destinata ad una lieta.

Difatti dalla porta d'ingresso, dietro Helena - che era uscita di casa senza dare spiegazioni - entra Jayce. Io sono seduto davanti al pianoforte posto al centro del salotto, li sento avvicinarsi e osservarmi. Nonostante la sua presenza dietro di me non arresto il moto delle mie dita, continuo a seguire lo spartito ignorando qualsiasi cosa intorno.
Suonare mi libera la mente e non gli permetterò di corrodere questo mio posto sicuro.

«Prendo qualcosa di fresco da bere.» annuncia mia sorella procedendo a passi svelti verso la cucina.

Io rimango di spalle, non la saluto neanche. Da quando, ieri, io e lei abbiamo discusso per colpa del cretino che ora mi fissa, sembra che si sia creata tensione tra di noi.

Jayce è dietro di me, sento il suo respiro più vicino. «Non avrei mai immaginato che uno scorbutico come te sapesse suonare il piano.» ammette.

Continuo a lanciare sguardi allo spartito restando in silenzio per un paio di secondi finché, alla fine, consapevole che non mi lascerà in pace senza che io gli dia una risposta, ribatto:«E io non avrei mai pensato che una persona venuta a casa mia per stare con mia sorella stia rompendo le palle proprio a me.»

«Ti sto disturbando?» il tono da finto sorpreso si propaga per tutto il salotto. «Si, gradirei che sparissi.»

Giro solo leggermente il viso per concedergli il mio profilo quando si prende attimi prima di rispondere. «Purtroppo non posso accontentarti.»

«Accidenti, vuol dire che mi dovrò scomodare al tuo posto.» prendo il mio spartito, sistemo i fogli e mi alzo. Gli lancio un'occhiata e gli do le spalle.

Però mi ferma, mi afferra il braccio e mi porta a guardarlo, lo allontano di colpo, mi sistemo gli occhiali sul naso e lo squadro. «Cosa vuoi?»

Attimi di silenzio. «Grazie.» dice senza motivo.

Le mie sopracciglia di stringono
«Cosa? Perché?»

«Per aver deciso di non venire con noi alla tua casa al mare e privarmi così della tua presenza.»

Questo se la sta tirando un po' troppo.
Sto iniziando a pensare che mollargli un bel cazzotto dritto sul naso non sia una pessima idea.

«Credi che io non stia venendo per te?»
Trattiene a malapena un sorrisetto.

Fa un passo verso di me, indietreggio perché altrimenti mi tocca sollevare la testa per guardarlo. «Non appena ho annunciato la mia presenza hai risposto dicendo:"Non ci sono"»

«Avevo deciso di non venire prima di sapere che ci fossi anche tu.»
Un altro passo verso di me, la differenza di altezza tra noi mi sorprende, la mia altezza è nella norma, anzi sono classificato come un po' più alto della norma, però lui mi supera come se avesse almeno un anno in più di me.

Non mi crede.
«Attimi prima avevi "costretto" il tuo amichetto a presentarsi.»

«Chi River?» domando. «Non so chi sia e non voglio saperlo.» risponde. Alzo gli occhi al cielo.

Ha ragione ma non posso farlo vincere in questo modo. Sospiro. Alla fine anche mamma ieri sera mi ha ripetuto che non mi devo preoccupare per il nonno...

Arriva Helena che ci guarda con due bicchieri in mano, mi osserva minacciandomi senza parlare.

«Studi?» chiede porgendo della limonata a Jayce. «Studiavo.» lancio uno sguardo al ragazzo davanti a me.

RelentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora