capitolo 3: Eadric

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L'oscurità avvolgeva tutto. Le voci lontane riecheggiavano come ombre nella nebbia, portando frammenti di parole sconnesse. Apnea era intrappolata in un mare di confusione, dove la realtà si dissolveva nei sogni. Ogni tanto, un lampo di consapevolezza squarciava il buio come un fulmine in un temporale, ma rapidamente si spegneva, lasciandola sprofondare di nuovo nell'oblio. La sua pelle percepiva il morso tagliente del freddo, la neve come aghi di ghiaccio che le pungevano la carne. La vestaglia, fradicia e incollata al corpo, aumentava la sensazione di gelo che le penetrava fino alle ossa. Sentiva qualcosa di ruvido e scomodo stringerle i polsi: erano legati con una corda grezza, che le graffiava la pelle ad ogni minimo movimento. Il ritmo cadenzato dei passi dell'uomo che la trasportava rimbombava nelle sue orecchie come colpi di tamburo. Ogni passo sembrava un battito di un cuore gigante che scandiva il tempo, un metronomo che accompagnava il suo stato di semi-coscienza. Apnea era sospesa su un filo sottile, la sua mente ondeggiante come una barca in balia delle onde durante una tempesta. Intorno a lei, il paesaggio era un mosaico indistinto di ombre e suoni. Il vento ululava tra gli alberi spogli, portando con sé il profumo acre della terra umida e il sibilo dei rami spezzati. La neve, che cadeva incessante, attutiva ogni rumore, creando un silenzio ovattato e surreale. Apnea cercava di focalizzarsi, di afferrare un pensiero che fosse reale, ma la sua mente era un mare in tempesta, dove ogni idea veniva inghiottita da onde di confusione e paura. Il suo corpo, stanco e dolorante, rispondeva con fatica ai comandi della mente, come se ogni fibra fosse stata trasformata in piombo. Con un tremendo sforzo, Apnea riuscì infine a sollevare le palpebre pesanti, aprendo appena gli occhi. Il mondo le apparve in un turbinio di neve, con il suolo imbiancato che scivolava sotto di lei. La neve, di un bianco accecante, era imbrattata da profonde impronte lasciate dall'uomo che la trasportava. Le braccia di Apnea, prive di forza, pendevano lungo la schiena del suo rapitore. Ogni tanto, una folata di brezza gelida le sferzava il viso, strappandola momentaneamente alla torpida confusione che l'avvolgeva. Il mantello dell'uomo ondeggiava davanti a lei, lacero e usurato dal tempo. I bordi strappati oscillavano, rivelando qua e là il tessuto interno, impregnato di umidità e intriso di un odore pungente di sudore e fatica. Apnea poteva vedere solo il tappeto di neve ai suoi piedi, che sembrava il suo unico orizzonte in quel momento di angoscia. I suoni giungevano alle sue orecchie attutiti, come se fossero filtrati da un velo d'acqua. Poteva sentire il respiro affannoso dell'uomo che la portava, i suoi passi pesanti che affondavano nella neve, e il fruscio ritmico del mantello che sfregava contro il suo corpo. Di tanto in tanto, l'uomo emetteva un ringhio basso e gutturale, come se il peso di Apnea fosse un fardello che sopportava con crescente impazienza. In uno di quei momenti di semi-coscienza, colse frammenti di parole. La voce dell'uomo era un mormorio basso e rauco, come il brontolio di un tuono lontano.

<< Siamo quasi arrivati.>> disse. Non era chiaro se parlasse a lei, a sé stesso, o a qualcun'altro.

Alla fine, la cerimonia funebre giunse al termine, come una sinfonia che si spegne dolcemente nelle sue ultime note. Le palpebre di Apnea, che avevano incessantemente tremolato come ali di farfalla tra sonno e veglia, si chiusero definitivamente, sigillando il suo sguardo in un riposo apparentemente eterno. Un senso di pace si diffuse nel suo corpo, avvolgendola lentamente tra le braccia di Fobetore*.

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Apnea si svegliò di soprassalto, il cuore martellante nel petto come un martello nella notte. Respirava affannosamente, il respiro corto e irregolare, come se avesse corso per chilometri senza sosta. Il viso era bagnato di sudore freddo, e ogni fibra del suo corpo tremava come una foglia nella bufera. Era di nuovo lì, immersa nel solito sogno in cui annegava nelle acque oscure di un lago senza fine. La visione dell'acqua gelida che la avvolgeva, come un abbraccio mortale, le bruciava ancora nella mente. Le onde la spingevano verso il fondo, cercando di trascinarla in un abisso senza via d'uscita. Apnea cercava di aggrapparsi a ogni briciola di lucidità, ma il sogno la inghiottiva senza pietà, imprigionandola nel suo abbraccio glaciale.

APNEADove le storie prendono vita. Scoprilo ora