APNEA

capitolo 7: Strix

<< Apnea... >> ripeté Eadric, lasciando che il nome scivolasse sulle sue labbra mentre i suoi occhi vagavano sul pavimento polveroso. << Un nome strano, per una ragazza altrettanto singolare. Mi chiedo quale segreto custodisca, quale storia dimenticata si nasconda dietro quelle lettere.>>

<< Nulla che potrebbe dissipare i tuoi dubbi e convincerti che io non sia una strega. >> rispose Apnea, la sua voce era come un eco proveniente da un abisso profondo. Ogni parola pesava come un macigno, mentre rifletteva su tutte le ombre che avevano accompagnato la sua esistenza. Da quando aveva memoria, quelle domande avevano abitato la sua mente come spettri inquieti. Si ricordava ancora le lunghe notti insonni, in cui osservava le stelle chiedendosi perché il destino l'avesse plasmata così diversa. Perché le era impossibile vivere come gli altri, come una persona normale?

La levatrice, che l'aveva fatta venire al mondo, le aveva sempre detto che erano doni, concessi dal dio della luce il cui sguardo era troppo brillante perché i comuni mortali potessero sostenerlo. Doni di cui il mondo non era ancora degno, ma che in lei avevano trovato dimora. Quando la caccia alle streghe si era intensificata, Apnea aveva iniziato a vedere in sé stessa i segni della maledizione. Tutto in lei gridava quella verità proibita. I capelli, rossi come il fuoco che brucia il peccato, quel colore che gli uomini superstiziosi indicavano con paura; i nei, macchie d'inchiostro sul pallore della sua pelle, considerati marchi del maligno; gli occhi, due perle lattiginose capaci di riflettere un mondo di incubi in chiunque li incrociasse. E il sangue... quel sangue scuro, tanto denso da sembrare quasi vivo.

Viviana, però, le ripeteva che non c'era nulla in lei che fosse innaturale al punto da negarle la sua umanità. Era nata da un uomo e da una donna, diceva, e solo un capriccio divino l'aveva resa diversa, unica. Speciale. Ma quelle parole, per quanto amorevoli, non riuscivano a cancellare la sensazione di essere qualcos'altro, un frammento di oscurità incarnato.

Quando Eadric la accusava, con quel tono tagliente come una lama, Apnea sentiva un dolore acuto serrarle il petto, come una morsa fatta di rimpianti e incertezze. Erano ricordi che tornavano a galla, strappando via le illusioni con cui aveva cercato di avvolgersi. Nonostante protestasse con convinzione, dicendo di non essere una strega, una parte di lei restava intrappolata nell'oscurità di quella domanda senza risposta. Chi era veramente? Le parole si perdevano nel silenzio, mentre lei cercava, ancora una volta, di afferrare la sua identità sfuggente come fumo al vento.

<< Non sei l'unica ad essere diversa, qui dentro...>> disse il burattinaio, spezzando il silenzio che aveva iniziato ad avvolgere il carro. La sua voce un sussurro che sembrava cercare di rivelare un frammento di verità sepolto sotto strati di apprensione. I suoi occhi, pieni di una tensione palpabile, scrutavano la figura enigmatica che ancora occupava il suo letto.

La frase rimase sospesa nell'aria, gravata da un'atmosfera inquietante che si stava rapidamente facendo strada nel carro. Un gelo innaturale cominciò a infilarsi tra le pareti di legno, come se l'aria stessa si fosse decisa a solidificarsi in un blocco di ghiaccio invisibile. Eadric, avvolto in una strana morsa di freddo, si rese conto con un brivido che il suo respiro formava piccoli nuvolini di vapore, come se stesse esalando l'ultimo alito di un inverno glaciale. I brividi che percorrevano la sua pelle non erano solo dovuti alla temperatura, ma a un crescente senso di disagio, come se una presenza impalpabile si stesse insinuando nell'oscurità circostante.

Il vento fuori si era intensificato, ululando attraverso le fessure del carro con un lamento sinistro che sembrava trasmettere un messaggio oscuro. I rumori abituali della natura, come il fruscio delle foglie e il canto degli uccelli notturni, erano scomparsi, sostituiti da un silenzio opprimente, interrotto solo dal sibilo della brezza gelida che si insinuava tra le assi di legno.