capitolo 4: Umbrafell

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Il cielo sopra un piccolo villaggio in una collina era di un nero profondo, come se la notte avesse deciso di inghiottire ogni frammento di luce. Apnea camminava tra le case addormentate, con un senso di oppressione che le stringeva il petto come un abbraccio di spine. Ogni passo risuonava sordo sul terreno, quasi soffocato dall'erba umida e silenziosa. L'aria era densa, pesante, e un vento gelido soffiava tra gli alberi, portando con sé sussurri di parole incomprensibili, come lamenti di anime perdute.

Improvvisamente, un crepitio sinistro si fece strada tra i sussurri. Apnea si voltò di scatto e vide una fiamma arancione e vorace innalzarsi in un istante. Il fuoco si sprigionò come una bestia liberata dalle catene, afferrando le case e la vegetazione con artigli di luce e calore. Le fiamme danzavano selvaggiamente, divorando tutto ciò che incontravano, e il cielo si tinse di un rosso sanguigno, come se stesse piangendo lacrime di fuoco.

Il calore era insopportabile, un muro invisibile che avvolgeva Apnea, facendola sudare freddo. Sentiva il suo cuore battere impazzito nel petto, ogni battito un colpo di tamburo che riecheggiava nella sua testa. Il fumo denso riempiva l'aria, strangolandola, e ogni respiro era un'agonia.

All'improvviso, un urlo penetrò il fragore delle fiamme.

<< Sei stata tu! Sei stata tu! >> gridava un uomo, il suo volto distorto dall'odio e dal terrore. Apnea indietreggiò, sentendo il terreno franare sotto i suoi piedi. Il suo sguardo incontrò quello dell'uomo, e per un istante, vide il riflesso delle fiamme nei suoi occhi, come specchi d'inferno.

Intorno a lei, come spettri emergenti dal buio, apparvero altre persone. Donne, bambini, uomini, i loro volti deformati dalla rabbia e dalla paura.

<< Strega! Strega!>> urlavano, le voci un coro di accuse taglienti come lame. Le parole la colpivano, lacerandole l'anima, e Apnea sentiva il mondo crollarle addosso, pezzo dopo pezzo.

Le gambe le cedevano, il cuore le martellava nelle orecchie, e una sensazione di gelo la invadeva, nonostante il calore delle fiamme. Poi, la scena cambiò:

Apnea si ritrovava legata a un palo di legno, i polsi stretti dietro la schiena da corde ruvidi che le scavano nella carne. Sotto di lei, il fieno si era trasformato in un mare di fiamme. Il calore era insopportabile, un manto rovente che si avvolgeva intorno al suo corpo come un presagio di morte. Le fiamme lambivano la sua pelle, inizialmente con una carezza ardente, poi con un morso feroce, trasformando ogni centimetro del suo essere in un inferno pulsante di dolore. L’epidermide di Apnea iniziava a bollire, il fuoco sfiorava i suoi piedi, salendo lungo le gambe come serpenti infuocati.

Il fumo nero saliva denso, un drappo funebre che le riempiva i polmoni, soffocando ogni respiro. Ogni boccone di ossigeno era una battaglia persa, l'aria sembrava fatta di aghi incandescenti che le trafiggevano il petto, come se stesse inghiottendo dei vetri rotti. Gli occhi le bruciavano, offuscati da lacrime che evaporavano immediatamente nel calore. Attorno a lei, la folla era un mare di volti distorti dall'odio e dal fanatismo.

<< Strega! >> continuavano a gridare, nonostante il tormento di Apnea. Risuonavano come un'eco maledetta, un coro di condanna che perforava la notte.

L’urlo di dolore di Apnea squarciava l'aria, una nota acuta di costernazione che sembrava non avere fine. Era un suono primordiale, la voce della sofferenza più pura e viscerale. Le sue urla si mescolavano con il crepitio del fuoco, creando una sinfonia infernale. Ogni secondo che passava era un’eternità, un viaggio attraverso un tunnel di agonia senza uscita.

E infine, proprio mentre l'oscurità sembrava inghiottirla del tutto, una voce emergeva dal caos, distinta e familiare.

<< Apnea.>> era la stessa voce femminile, dolce e rassicurante, come un soffio di vento in una notte d'estate.

APNEADove le storie prendono vita. Scoprilo ora