Capitolo V

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«Può chiamarmi Sal». Mi strizza un occhio, forse credendo di apparire simpatico, ma tutto ciò che provo in quel momento è governato dallo sconvolgimento. C'è un Arcangelo sulla soglia della mia porta, con lui ci sono due uomini che di certo non sono semplici guardie giurate, e c'è un Arcangelo sulla mia porta.

È un uomo di bella presenza, molto alto, i capelli scuri raccolti in un ordinato chignon alla base della sua nuca, la barba curata tanto da sembrare tatuata sul suo volto giovanile, ogni tanto solcato da qualche ruga, che mai però dimostrerebbe la sua età millenaria.

Salathiel non aspetta che io mi riprenda – probabilmente ho ancora la bocca spalancata come un'ebete – e si fa strada da solo verso il salotto. Il mio corpo lo segue come se fosse automatizzato e si siede sul divano quando l'Arcangelo mi invita a farlo con un cenno della mano. Non lo avevo mai incontrato, ma di storie sugli Arcangeli ne ho sentite. E tutte molto ambigue.

«Signorina Sullivan, sono venuto a conoscenza della sua gita al lago», comincia, con tono cordiale. Ha le mani giunte e mi sorride, gli occhi verdi contornati da piccole rughette d'espressione.

Mi sforzo di apparire più sveglia di quanto io mi senta. «Ho tentato di salvarlo», mi difendo. Questa era la verità, sebbene non fossi inizialmente entrata in acqua con quello scopo.

Salathiel fa scoccare la lingua. «Il fatto è che non avrebbe dovuto».

Il mio cuore sussulta, mentre io non emetto un fiato. Come sarebbe a dire che non avrei dovuto?! Si aspettano che ce ne stiamo buoni buoni come marionette senza farci domande? In che diamine di posto sono finita?

Accenno un sorrisetto nervoso. «In che senso?».

L'Arcangelo si mostra paziente, anche se una luce fulminea e terrificante che attraversa i suoi occhi verdi dice tutto il contrario. «Nel senso che il signor Night è in queste condizioni perché è ancora vivo».

Impiego un secondo in più per capire, ma l'effetto di quella scoperta è comunque potente e sconvolgente. «Io non sapevo che si potesse... Non credevo che fosse possibile... Come diavolo...?!».

Salathiel alza una mano per fermare il flusso torrenziale dei miei pensieri. «Il Diavolo è meglio che lo lasciamo fuori da questa storia», mi rimprovera, serio. «Piuttosto, ho bisogno di capire come ha fatto lei, signorina Sullivan, a tirare fuori un uomo ancora vivo dal Lago delle Anime e tenerlo in vita per tutto questo tempo. Deve essere stata lei, perché altrimenti la situazione non si spiega...ed io detesto le situazioni inspiegabili».

Lago delle Anime. Allora è così che si chiama quel posto. E cosa vorrebbe dire che "l'ho tenuto in vita"? Decido di lasciare le domande per un secondo momento, è il mio istinto che mi sta urlando di stare zitta, sebbene sia difficile di fronte ad un personaggio temibile come l'Arcangelo Salathiel.

Mi guarda fisso negli occhi e il suo sguardo mi intimidisce. Riesco a percepire la sua impazienza, la sua forza, la sua fermezza tutte attorno a me, un'aura soffocante e spaventosa al tempo stesso.

Mi mordo un labbro, in ansia. «Non lo so come ho fatto. Mi sono buttata, ho nuotato, l'ho afferrato e trascinato via».

«Nessuna resistenza?», mi chiede. Colgo un cenno di stupore nel suo tono.

Scuoto la testa, negando.

«Tutto questo è molto strano... Tuttavia, vedo che lei mi sta dicendo la verità, quindi non ho altri motivi per indugiare oltre. Ragazzi, possiamo andare», annuncia, facendo segno alle guardie di seguirlo fuori da casa mia.

Mi alzo di scatto e ritiro il braccio quando mi accorgo che sto per bloccare un Arcangelo. Mi limito a chiedere: «E Derek ora come sta? Stavo per andare in ospedale prima che arrivaste».

Mortale. Le due vite di Evelyn Sullivan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora