6.🌷 Tempesta di emozioni

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Sospiro sconfitto e serro gli occhi, abbandonando il capo in avanti: come volevasi dimostrare, anche i pannelli solari sono fottuti.

I cavi e i connettori non sembrano essere stati danneggiati per fortuna, ma tante, troppe celle si sono rotte, a seguito dell'impatto. Dovremo sostituirli e stavolta sospiro disperato, perché non abbiamo abbastanza soldi al momento per acquistare nuovi pannelli fotovoltaici. Questi erano stati già riparati più volte da mio padre, ma a questo punto, nemmeno lui potrebbe recuperarli, visto come sono ridotti.

Dovremmo comunque avere la possibilità di azionare un generatore di corrente elettrica d'emergenza, ma non ho la benché minima idea se funzioni ancora... o dove si trovi.
Non mi rimane che chiederlo a papà, non appena si riprende.

Il che mi ricorda che non ho ancora partorito uno straccio di balla plausibile per spiegare chi sia quella ragazza albina dagli occhi viola che gli ha salvato la vita e che ora siede sulla poltrona del mio soggiorno.

Scendo la scala che ho utilizzato per salire sul tetto e quando sono arrivato quasi a terra, rischio di inciampare e cadere, perché dalla finestra che dà verso il soggiorno, vedo una scena per cui non ero pronto: non solo mio padre si è risvegliato, ma sta amabilmente chiacchierando con una ragazza... una ragazza che non riconosco, perché non sembra più l'Anthea che ho lasciato a vegliare su di lui.

«Ma che diavolo...?!» I miei pensieri viaggiano più velocemente del mio corpo, mentre mi precipito in casa.

La porta d'ingresso era stata lasciata aperta apposta, avevo previsto di stare via una manciata di minuti, ma la urto lo stesso con la spalla, perché zoppico ancora. La caduta dalla bici mi ha lasciato degli strascichi e le ferite non sembrano migliorare affatto, anche perché non avendo dato priorità a me stesso, non mi sono ancora medicato.

E credo proprio che continuerò a rimandare quel momento, visto l'evolversi della situazione, perciò stringo i denti e sopporto le varie fitte di dolore che si avvicendano per capire cosa succede.

«Papà!» Esclamo immobilizzandomi a un paio di metri da lui e... Anthea, che squadro da capo a piedi, confuso riguardo il suo aspetto, quasi del tutto cambiato, ancora una volta, e più... omologato al nostro. Adesso ha i capelli castani, ciglia e sopracciglia sono scure e gli occhi di un viola che si avvicina all'indaco, il vestito a fiori si è trasformato in una morbida salopette con camicetta sempre in stile floreale.

«Oh, Eugene! Tutto a posto, figliolo? La tua amica qui mi stava giusto spiegando dove fossi... ehm, come hai detto di chiamarti, mia cara?»

«Il mio nome è Anthea, Signor Park» dice lei, mostrando rispetto sia chinando il capo sia attraverso il tono formale.

«Oh, ti prego, chiamami Gregory! Non è necessaria tanta formalità!» Il volto di papà è disteso, sereno, forse perché né si ricorda del prodigio che lei ha compiuto per guarirlo né l'ha vista trasformarsi poco fa.

La Ragazza delle Peonie (Cha Eunwoo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora