10. 🌷 Giardino onirico

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Ho letto da qualche parte che nel momento in cui iniziamo a costruire ricordi con qualcuno, avviene uno scambio reciproco di pezzi di noi stessi. Parte di questi li doniamo e parte li riceviamo. Si cristallizzano nella mente, ci fanno diventare immutabili di fronte al tempo, sopravvivono in chi rimane dopo la nostra dipartita e se siamo abbastanza bravi da tramandarli, possono renderci immortali, in un certo senso.

Mia madre è rimasta immortale attraverso la sua peonia, così come lo è attraverso tutto ciò che mi ha lasciato in eredità morale e spirituale.

Forse è per questo che la sogno spesso in un giardino. Mi è sempre piaciuto immaginare i ricordi come semi preziosi, che una volta interrati nella nostra mente crescono fino a formare un campo della memoria verde, fiorito, rigoglioso.

Ma anche pieno di spine.

E ogni notte, quando accarezzo il suo ricordo, so che dovrò anche pungermi. Dovrò soffrire e non potrò mai toccarla per davvero, perché saremo eternamente separati da una barriera di spine e di illusioni. Lei rimane immutabile, sorridente e amorevole come è sempre stata con me, ma rivederla ha un caro prezzo per il mio cuore duramente ferito: devo fare i conti con la consapevolezza che quello è un elaborato della mia mente, che avrà fine quando mi risveglierò e che non è reale, per quanto vivida sia la sua immagine.

Ma non mi importa. Sono disposto a farmi avvolgere dai rovi pungenti dei ricordi, se questo significa riabbracciarla, almeno nel mio giardino onirico.

Forse è per questo che Anthea si commuove, quando visualizza il mio animo pieno di cicatrici. Vede quante volte mi sono fatto del male pur di rincontrare mia madre.

Avere a che fare con chi riesce a scavare così a fondo nel tuo animo non è per niente facile, soprattutto per uno come me, che si chiude nel suo dolore e se lo vuole sobbarcare da solo, che rifugge l'aiuto di chiunque. Non per forza perché ritiene il prossimo una minaccia, non sempre almeno, ma piuttosto perché non trovo giusto appesantire le persone con il mio mondo di ansie, paure, rabbia, delusioni, con tutto ciò che tento di non far diventare un rovo di spine, perché potrei fare del male a chi si avvicina a me e perché lo sto già facendo a me stesso.

Eppure Anthea sembra non ferirsi, quando mi tocca.

Lei è in grado di rigenerare i tessuti lesionati, di riparare i danni che la natura e gli esseri senzienti hanno subito, ma sarà anche immune alle ferite dell'anima? Secondo me, un'anima antica come lei deve avere molte più cicatrici di quelle che vuole curare tanto disperatamente.

Vorrei essere anch'io capace di vedere il suo mondo interiore, perché pare mascherarlo con l'altruismo disinteressato, una devozione verso le cause perse e non capisco se sia più dovere o personalità genuina.

In questo siamo molto più simili di quanto io voglia ammettere. Anch'io metto spesso me stesso in secondo piano, quando si tratta di aiutare chi è più debole. O almeno, era il sentimento che mi animava, quando da ragazzino volevo diventare un dottore, proprio come la mia mamma.

La Ragazza delle Peonie (Cha Eunwoo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora