Solo un'ora dopo era riuscita a trascinarsi fuori dagli spogliatoi e raggiungere Josefina, che trafelata l'aspettava fuori dall'edificio scolastico. Quasi certamente si nascondeva per evitare di incontrare i suoi fratelli o le ragazze della squadra di cheerleading. O entrambi.
<<Ciao Josy!>> La salutò con entusiasmo. Chissà come avrebbe reagito alla notizia che erano appena state invitate ad una festa?
<<Agnese, ti ho vista correre. Eri velocissima!>> La incalcò con entusiasmo la ragazza.
<<Sei troppo buona, ma puoi adularmi più tardi, quando ti avrò raccontato le novità.>> Stavano percorrendo la strada verso casa e per la prima volta Agnese ebbe l'occasione di osservare la città di Colson. A differenza delle grandi metropoli che si vedono nelle brochure o in televisioni, la città era forse un chiaro esempio di vita in pieno stile americano.
Gli edifici più alti e imponenti, oltre a quello scolastico si vedevano in lontananza, verso il centro cittadino. Tutto attorno alla zona invece si diramavano come tentacoli lunghi viali residenziali esattamente come quello che stavano percorrendo e come quello in cui abitavano. Piccole ville di uno o due piani, nascevano l'una accanto all'altra costeggiati da giardini finemente curati.
Josefina le descrisse il centro invece, ricco di negozi e attività commerciali, un'immensa libreria, di cui lei era assidua frequentatrice e il centro commerciale che, oltre ad ospitare il più grande negozio di alimentari della zona, aveva al suo interno una vasta scelta di negozi per lo shopping molto alla moda. Agnese non poté fare a meno di paragonare il paesaggio circostante con quello a cui era abituata. Milano era una città viva, i palazzi sovrastavano quasi per intero la visuale, ti inglobavano nella loro intricata rete. Potevi leggere la storia della città mattone dopo mattone, lastricato dopo lastricato. Ovunque mettessi piedi eri sicuro di incontrare un pezzo di storia, ma soprattutto Milano era gente. Era residenti e turisti, lavoratori e bimbi a passeggio con le babysitter, erano anziani al parco e giovani che facevano jogging. Colson era silenzio e quiete. Uscita dal vociare dei ragazzi della scuola era come entrata in un altro mondo, fatto di mormorii e sussurri. Perfino le cicale non osavano emettere suoni. La gente si vedeva di rado, almeno in quella zona.
<<Di cosa stavi parlando prima, quando mi hai accennato a delle novità?>> Josy interruppe il filo dei suoi pensieri, mettendo fine al silenzio che era calato tra loro, ignara di cosa stava accadendo nella sua testa.
<<Vero, me ne ero quasi dimenticata! Siamo state invitate ad una festa.>> Rispose con semplicità mentre Josefina rimase ferma sul marciapiede a fissarla sbigottita.
<<Cosa?>> Riuscì solamente a dire attonita.
<<Si, una festa di inizio scuola a casa di non ho capito chi della squadra di football.>> Le spiegò Agnese cercando di sorvolare il resto della conversazione che l'aveva portata ad essere invitata alla festa.
<<Vuoi dire che sei stata invitata alla festa di Oliver Harris? Oliver, il tight end della squadra, uno degli amici di Tristan? Oliver, il figlio del sindaco di Colson che da sempre feste di cui tutti parlano?>>
<<Siamo. Siamo state invitate. Io e te.>> Indicò entrambi con un gesto della mano.
<<Anche io? Tu sei a scuola da meno di ventiquattro ore e già ti hanno invitata ad una festa, io sono qui da anni e...bhe wow!>>
<<Mi hanno detto che non serve un invito, mi hanno semplicemente informata e chiesto di venire. Non funziona così? Uno da una festa e gli altri ci vanno per passaparola?>> Le chiese Agnese ingenuamente.
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Made in U.S.A.
RomanceLa vita di Agnese Guiotti è perfetta. Ha due genitori che la amano, va bene a scuola, partecipa alle feste e si diverte con i suoi amici. Se però la Dea della fortuna è bendata, la sfortuna è una stronza con dieci decimi di diottrie. Basta uno schi...