Aveva visto un film, diverso tempo fa, su una festa americana. Era un weekend, Ludovica era a casa sua, quella sera sarebbero andate ad una festa in centro con i pass procurati da Edoardo e prepararsi a casa assieme era un rituale d'obbligo. Durante il pomeriggio, per ammazzare il tempo, avevano fatto partire un film dove tre sfigati organizzavano una festa pazzesca a casa di uno di loro, tra alcol, musica, nani nel forno, marijuana e...cavalli? All'epoca Agnese aveva riso e con l'amica fantasticava di trovarsi in una di quelle feste, che dai loro occhi di liceali europee erano qualcosa di assolutamente pazzesco e irrealizzabile.
In quel momento si sentiva assolutamente come se l'avessero catapultata in stile Jumanji all'interno del film, e si sa "nella giungla dovrai stare finché un 5 o un 8 non compare".
Erano arrivate a casa di Oliver accompagnate dalla madre di Josy, senza bisogno di indicazioni, bastava seguire il lungo sciamare di gente che si dirigeva in un unico punto oppure la musica, che tenuta a tutto volume probabilmente era udibile per tutta la via lattea. La villa che ospitava la festa era almeno il triplo di quella in cui viveva assieme ai genitori, nel quartiere più ricco della città. Oliver Harris era il piccolo principe di mamma e papà Harris, rispettivamente lei primario di chirurgia estetica del hospital medical center di Knoxville e lui sindaco di Colson. Non esattamente il figlio di un operaio e una casalinga.
La villa era in stile coloniale, come se ne vedevano tante nella zona, solo più grande, più alta e con molto più verde attorno. Un lungo vialetto di pietra lucida immerso in un giardino verde brillante, quasi finto, guidava verso l'ingresso principale della casa, un grande portico con colonne che arrivavano al secondo piano della casa abbracciandone per intero la facciata e una ricca porta in legno color ciliegio. Le pareti della casa erano completamente bianche davano un gusto elegante e raffinato, sembrava la versione mini della Casa Bianca. La gente era ovunque, molti gruppetti stavano all'esterno, sul prato a sorseggiare qualcosa da bicchieri di carta, mentre un via vai continuo entrava e usciva dalla casa. Era tutto esattamente come lo aveva immaginato. Grande e rumoroso. Opulento. Eppure Agnese non vedeva l'ora di entrare, anche se non lo avrebbe ammesso, nemmeno sotto tortura. Afferrò la mano di una timorosa Josefina e sulle note di Venome delle BlackPink seguì il flusso di gente all'interno della casa. Alla fine aveva convinto Josefina non solo ad acquistare quel top color fiordaliso che le evidenziava tutta la mercanzia sul davanti, senza esagerare, mentre i jeans neri flare a vita alta nascondevano quelle rotondità che la rendevano tanto insicura. Sfortunatamente non era riuscita a convincerla a mettere un paio di scarpe col tacco, magari un bel paio di Chanel basse, vista la calura che ancora opprimeva gli inizi di settembre. Josy era stata irremovibile a voler soffocare i piedi nelle sue vecchie ed usurate Dr. Martens nere. Non poteva vincere sempre, no?
Agnese invece aveva deciso di puntare sulla sua arma vincente per fare colpo, le sue lunghe e snelle gambe e il sedere piccolo e sodo e doveva ringraziare solo la corsa per questo piccolo miracolo anatomico. Indossava il suo amato abito bianco in sangallo, con lo scollo a barca, che le lasciava esposte le spalle, la gonna era un turbine di cotone e fodera leggera che le sfiorava appena metà coscia, mentre ai piedi un paio di sandali alla schiava color oro. Aveva volutamente lasciato la sua chioma bionda libera e un po' selvaggia, quasi una leonessa, che le sfioravano appena le scapole e le incorniciavano il viso. Quel giusto tono contradditorio tra ragazza bon ton e Amazzone. Come a dire "ehi guardami", ma anche "prova ad avvicinarti e le palle ti arriveranno alle tonsille".
Per Josefina c'era voluta una dose di impegno in più. Aveva dei lunghi capelli dello stesso colore di una tavoletta cioccolato al 70% fondente, peccato che fossero come un nido di rondine volato già dal ramo. Tanto belli quanto crespi. Quasi sicuramente quella massa di capelli non aveva mai visto l'ombra di un parrucchiere professionale e con altrettanta sicurezza aveva bisogno di un trattamento districante e ravvivante. Sfortunatamente dopo il giro al centro commerciale non c'era tempo per trovare un parrucchiere disposto a compiere un miracolo, né tantomeno un prete per esorcizzare qualsiasi cosa vi fosse in mezzo. Quindi Agnese s'era rassegnata a buttare l'amica in doccia per poi presentarle una cara amica, la signora piastra. Alla fine aveva domano il crespo ribelle della ragazza, applicato in filo di glosse su quelle dolci e carnose labbra ed ecco Josefina 2.0. Bellissima, sorridente, con un tocco chic e pronta a fare conquiste.
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Made in U.S.A.
RomanceLa vita di Agnese Guiotti è perfetta. Ha due genitori che la amano, va bene a scuola, partecipa alle feste e si diverte con i suoi amici. Se però la Dea della fortuna è bendata, la sfortuna è una stronza con dieci decimi di diottrie. Basta uno schi...