4_Attenzione a dove ti siedi in mensa

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C'era una cosa che Agnese adorava fare quando era sola e non era impegnata con Ludovica a spettegolare, truccarsi e scegliere gli abiti per la serata. Ovvero chiudersi in camera e ammazzarsi di serie tv. Interi pomeriggi passati a strafogarsi di pop-corn davanti a qualche serie in streaming. Era una fan dell'azione e, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, in gran segreto aspettava l'uscita in streaming dei film Marvel, dove il supereroe in un modo o nell'altro, dopo estenuanti fatiche, riusciva a salvare il mondo. Dio, quanto amava vedere gente che combatteva con uno stile acrobatico e spaccava i culi ai cattivi. Vogliamo metterci qualche primo piano di quel gran figo di Chris Hemsworth? Ma tra le innumerevoli serie c'erano anche quelle con protagonisti giovani adolescenti americani. Adorava quelle ambientazioni in stile college o high school, con le improbabili e intricate vite amorose di giovani problematici e spiantati. Divorava assatanata puntata dopo puntata, anche se mai nella sua vita si sarebbe aspettata di frequentarne uno.

Ecco, mentre guardava quegli spaccati di vita quotidiana di un "normale" teenager oltreoceano restava sempre perplessa su alcuni aspetti della loro organizzazione, ed era proprio in quel momento che Agnese si domandava chi fosse nella vita precedente per meritare un contrappasso simile. Per tutta la mattina non aveva fatto altro che seguire Josefine da un'aula altra. Ogni cinquanta minuti di lezione, dove era costretta ad impiegare il triplo della sua attenzione perché spiegata in una lingua diversa dalla sua, doveva correre alla lezione successiva, che ovviamente si teneva dall'altra parte della scuola, tutto questo per quattro volte nell'arco della mattinata. Chi aveva inventato il sistema scolastico di questo tipo era sicuramente un maledetto discepolo degli inquisitori spagnoli. Il film faceva sembrare tutto così dannatamente semplice, quasi divertente. Suona la campanella e raggiungi tranquillamente la lezione successiva, magari nel frattempo fai un giro in bagno, una chiacchierata con l'amico in corridoio...tutte cazzate! Non sapeva nemmeno dove fosse il bagno in quella maledetta scuola! E dopo aver passato tutta la mattina come quelle palline indemoniate dei flipper adesso aveva la vescica pronta a scoppiare e una fame che avrebbe mangiato anche le gambe del tavolo. Peccato che il lucchetto del suo maledetto armadietto aveva deciso di prendere in ostaggio il pranzo preparato da sua madre.

<<Hai bisogno di una mano?>> Josefine le stava sempre più simpatica ogni minuto che passava od ogni salvataggio andato a buon fine.

<<Si, hai un paio di cesoie nascoste nella borsa?>> Le chiese con voce stizzita.

<<Non vado in giro con oggetti così ingombranti, ma ho una certa esperienza con questi lucchetti.>> La vide armeggiare qualche secondo con il lucchetto che magicamente si aprì al suo tocco.

<<Come diavolo hai fatto? Ho passato mezz'ora a litigare con questo stupido pezzo di metallo.> Inveì colpendo stizzita l'anta metallica. <<Mi ero già rassegnata a stare a digiuno.>> Continuò, mentre al fianco della brunetta salvatrice si dirigeva verso la caffetteria scolastica.

<<Guarda che abbiamo una mensa, avresti potuto prendere qualcosa qui.>> Con un gesto la ragazza la invitò a precederla oltre la porta dell'imponente ambiente dove ogni giorno gli studenti sedevano e consumavano il loro pasto. Esattamente come nelle più rosee fantasie la mensa scolastica era un grande e immenso salone. Stipato di tavoli rotondi laccati di blu e sgabelli dello stesso colore. Il chiacchiericcio era opprimente, gente che rideva, chiacchierava e nessuno con tono di voce moderata. Era difficile perfino ascoltare i propri pensieri.

<<Vuoi prendermi in giro? Mia mamma è una cuoca, scrive un blog di cucina e cosa non meno importante, sono italiana. Preferirei strapparmi la lingua piuttosto che mandare giù quelle cose che vedo sui vassoi.>> Disse indicando il lungo bancone che ospitava le pietanze, una sfilata di cose unticce e dall'aspetto molto poco invitante.

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