L'aspettativa e la felicità che ti dà il sapere che qualcuno ti sta aspettando con un sorriso è qualcosa che molti danno per scontato, ma Hana sa quanto raro può essere, e quanto prezioso diventa un momento così breve eppure allo stesso tempo straordinario.
Un piccolo gesto, che in meno di un attimo può scaldarti il cuore e far svanire la tristezza di un giorno, come polvere soffiata via da una finestra per vedere di nuovo il sole.
È così che si sentì Hana quando vide Aiden dall'altro lato della strada, che alzava la mano per salutarla. Se ne stava lì in piedi da solo, con la schiena appoggiata alla vetrina del diner e l'altra mano in tasca. Con quel suo cappellino viola e la margherita che risaltava come una goccia di inchiostro su un foglio bianco.
Hana ricambiò il saluto e non appena il semaforo scattò sul verde, corse da lui.
Aveva spostato ben tre impegni della sua agenda per essere lì alle cinque in punto e lo aveva fatto senza esitare.
«Sei sempre così puntuale?» chiese Aiden ridendo e ricambiando il sorriso.
Ma non appena i loro occhi si incrociarono, il cuore di Hana sprofondò giù, giù fin sotto lo stomaco: il volto di Aiden era sfigurato da un livido violaceo che gli copriva metà della faccia, il labbro era spaccato e sporco di sangue rappreso così come un taglio sulla guancia.
Lui si accorse della sua espressione e si coprì con il cappuccio, abbassando lo sguardo verso la vetrina.
«Andiamo» mormorò, spingendo la porta d'ingresso. Ma Hana non lo lasciò andare: gli afferrò il polso con una mano e con l'altra gli abbassò il viso. Aiden la guardò sorpreso; non capiva cosa volesse. Era arrabbiata o triste? Non riusciva a decifrare il suo sguardo. Hana gli tolse il cappuccio, esaminò le ferite per un minuto e aggrottò le sopracciglia.
«Hana...» iniziò Aiden, ma lei lo zittì.
«Non devi dirmi niente» disse, aprendo lo zaino e cercando tra i libri e i fogli «Ti fa molto male?».
Aiden non rispose, si limitò a fissarla in silenzio. Hana alzò gli occhi per un attimo: era serio e pensieroso. Ma fu solo un istante, perché subito dopo sorrise con aria spavalda «Nah, è una sciocchezza».
Hana sospirò e continuò a frugare finché non trovò un tubetto argentato; lo consegnò ad Aiden, che lo osservò perplesso.
«Per il gonfiore» spiegò Hana «E i lividi».
Aiden prese il tubetto e lo guardò con diffidenza «Lo porti sempre con te?».
Le mani di Hana fremettero per meno di un secondo; un singulto breve ma intenso.
«Per il club di pallavolo» riuscì a dire, prima che un nodo alla gola la soffocasse.
«Oh» disse Aiden «Ok, grazie».
Ci fu un silenzio imbarazzato. Ogni rumore all'esterno sembrava amplificato: le macchine che passavano sulla strada, i passi delle persone, le voci. Come se volessero impedire loro di parlare. Hana si nascose dietro i capelli e guardò di nascosto il viso di Aiden: non era tanto il fatto di non sapere nulla di lui a turbare la sua mente, quanto la voglia di sapere di più. Voleva scoprire chi era davvero, a qualunque costo. Ma chi meglio di lei sapeva quanto poteva essere difficile parlare della realtà e metterla a nudo?
E poteva, proprio lei, permettersi di chiedere?
«Dai, smettila di fare quella faccia» Aiden scherzò, dandole una gomitata amichevole «Non è successo niente, te lo assicuro. Ai ragazzacci come me queste cose capitano spesso, sai».
«Non è vero» replicò Hana, indossando lo zaino e stringendo le cinghie.
Aiden alzò un sopracciglio «Cosa non è vero?».
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Un kotatsu per l'inverno
Teen Fiction"Zweisamkeit". Una parola tedesca, quasi impossibile da tradurre, ma che, se vogliamo interpretare grossolanamente, possiamo rendere come "Da soli insieme". Era così il rapporto tra Hana e Aiden. Le loro vite erano solitarie, difficili, disgrazi...