«Non abbiamo ancora finito?»
Aiden chiuse la porta della stanza delle attrezzature della squadra di basket con un tonfo, esausto e scontento. Dopo le lezioni, Hana lo aveva trovato ad aspettarla fuori dall'aula, e da allora l'aveva seguita ovunque come un'ombra, aiutandola con i suoi compiti dei club. Ogni volta che Aiden pensava avessero finito, ecco che spuntava un altro impegno. Erano quasi due ore che giravano per la scuola, facendo le cose più disparate. In quel momento erano appena usciti dalla palestra e si erano seduti sulle scale esterne per riposarsi un po'.
«Mhm» fece Hana, tirando fuori la sua agenda dalla tasca.
Aiden la guardò incredulo, scivolando più vicino a lei e sbirciando le pagine che sfogliava. «Wow» esclamò stupito, vedendo la fitta agenda di impegni giornalieri. «Volevo ringraziarti per il sandwich, ma così sarai tu a doverne preparare altri per me.»
Hana rise, continuando a voltare le pagine. In realtà, grazie all'aiuto di Aiden, aveva fatto molto più in fretta del solito: erano appena le quattro. Sospirò, non poteva ancora tornare a casa.
«Ti avevo detto che non era necessario» disse, posando l'agenda e alzando gli occhi al cielo.
Aiden si sdraiò sui gradini e si stiracchiò la schiena, si tolse il cappello di lana e lo mise in tasca asciugandosi la fronte sudata. I suoi capelli erano cortissimi, quasi rasati.
«Ok, ma... perché lo fai? Non sei iscritta ufficialmente a nessuno dei club. Ti stanno solo sfruttando. È evidente.»
Hana ci pensò un po'; si mise a giocare con l'orlo della gonna, strappando un filo che si era scucito e si strinse nelle spalle. «Crediti», disse con un sospiro.
Aiden non rispose, si limitò a storcere il naso e a incrociare le braccia dietro la testa. «E tu perché fai tante assenze?»
Aiden chiuse gli occhi. «La mia fama mi precede?» disse ghignando e godendosi il tepore di quel pomeriggio d'autunno. «Ho dei lavori part-time con i turni di notte; torno a casa all'alba sei giorni su sette. Vivo da solo al momento quindi tra scuola e lavoro, capisci no?»
Hana lo osservò per un secondo, quello spiegava molte cose. Aiden concluse il suo discorso con un tono sicuro: «Ho fatto i miei calcoli. Se non supero un certo limite di ore di assenza, riuscirò a diplomarmi lo stesso.»
Hana lo scrutò con sospetto. «E i voti? Come sei messo?»
Aiden distolse lo sguardo, visibilmente imbarazzato. «B-bene, credo che, insomma...» Serrò i denti e fece un gesto vago con la mano. «Lascia perdere. Cosa c'è scritto nel tuo libro nero delle torture?»
Hana scosse la testa e si alzò in piedi, spazzandosi la gonna dalla polvere. «Dobbiamo portare il nuovo carico di libri in biblioteca.»
Aiden sbadigliò rumorosamente e si mise in piedi. «Andiamo allora.»
Si incamminarono fianco a fianco e Hana si rese conto di quanto fosse a suo agio con lui. Osservò alcuni studenti che tornavano a casa; gruppi di amici che ridevano e scherzavano. Amiche che camminavano a braccetto... e per la prima volta anche lei si sentì parte di quel mondo. Immaginò di vedersi da lontano, vicina ad Aiden, e pensò che se qualcuno li avesse notati avrebbe pensato: "Guarda, due amici di scuola". Una scena così normale e familiare, che le strinse il cuore.
Arrivarono vicino all'ufficio di Colin, il custode, dove li aspettavano gli scatoloni con i libri. Erano una catasta decisamente numerosa. Aiden lanciò un'occhiataccia a Hana, che si sentì in colpa e abbassò lo sguardo.
«Sono più di quelli che mi avevi detto» disse Aiden grattandosi la tempia.
«Non me l'aspettavo neanch'io» rispose Hana.
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Un kotatsu per l'inverno
Teen Fiction"Zweisamkeit". Una parola tedesca, quasi impossibile da tradurre, ma che, se vogliamo interpretare grossolanamente, possiamo rendere come "Da soli insieme". Era così il rapporto tra Hana e Aiden. Le loro vite erano solitarie, difficili, disgrazi...