"Oh quante sono incantatrici, o quanti incantator tra noi, che non si sanno!" le parole scivolavano giù dalle labbra rosse di Maya, come poetici ricordi strappati ad un tempo "d'armi e cavalieri" che solo nei libri poteva toccare con mano, e non perduravano sulla sua pelle per più della durata di qualche capitolo.
"Non conosce la pace e non l'estima, chi provato non ha la guerra prima" le parole nere erano impresse sul foglio a mano, minuziosamente, con lettere raffinate dai complessi svolazzi e fronzoli pittoreschi.
"Se, come il viso, si mostrasse il core" le pagine ingiallite profumavano lezzose di cannella, acqua di rose e carta straccia, non quel tipo di carta appena uscita dalla libreria, ma una carta antica, che aveva vissuto di mano in mano, e che era stata vissuta dagli occhi veraci che avevano indugiato danzanti d'una frase all'altra.
-Quale è di pazzia segno più espresso, che per altri voler, perder sé stesso?- Maya sussultò spaventata, quando a leggere il rigo di testo del libro che aveva trovato nella sala dell'addestramento, non fu la voce interiore della sua testa, ma una d'un basso timbro maschile.
-Forse spaventare le ragazze da dietro la schiena lo è.- esclamò lei, rispondendo forse ad Aoristo, forse al soldato dai capelli platino che rideva sfiorandole con le dita giocose le spalle bruciate dal Sole.
-Mi stai dando del pazzo?- esclamò Icaro sfilandole il libro tra le spalle e facendovi un rapido sopraluogo con il gelo biancastro delle sue iridi -L'Orlando Furioso- lesse il titolo -Di che parla?-
-Guerra e amori- rispose Maya -Sai, quelle epoche lontane da qui...-
Icaro aggrottò le sopracciglia, dubbioso.
-E chi ti dice che la guerra e gli amori sono lontane dai nostri tempi?- domandò passandole di nuovo il libro dalle giallastre pagine tra le mani.
Maya distanziò due libri sullo scaffale della libreria, per fare spazio alla rigida copertina dell'Orlando Furioso, da inserire ordinatamente tra quelli.
-Forse la guerra non lo è...- ammise, voltandosi ed iniettando quei suoi occhi del colore dell'oro colato in quelli azzurri cinici del ragazzo.
-E nemmeno l'amore- aggiunse lui -Ero giusto venuto a chiamarti per portarti da delle persone che di amore per te ne hanno molto.- ammise stringendole le mani calde.
-Hai le mani gelide- commentò Maya -Sei sicuro di essere vivo?-
Icaro le sorrise debolmente, con quei denti d'un biancore tagliente.
-Non sono più sicuro di niente da quando ho scoperto di aver sempre vissuto in un fottutissimo cubo e non nel mondo reale!-
Maya annuì.
-Io non so come prenderla questa cosa onestamente- sussurrò, la voce debole come la fiamma tremolante di una candela alitata dal vento -Insomma, alla fine per quanto ci abbiano recluso come animali qui dentro, le relazioni con le persone sono vere; il battito del nostro cuore è vero; tutto ciò che abbiamo fatto è vero, la nostra vita è vera! Quindi forse il discorso del Cubo non influisce poi più di tanto...-
Icaro teneva gli occhi a terra, come fossero annebbiati da diversi pensieri, e li dovesse sgarbugliare, per comprenderli.
-Su questo hai ragione, ma è proprio il fatto che ci trattino come animali, solo per mantenere il loro potere, che è sbagliato.- il ragazzo fece un attimo una pausa -Prova a pensarci: abbiamo un intero mondo a disposizione, un mondo enorme, e bellissimo, e dove forse possiamo conoscere nuove persone, dove possiamo creare più città, dove ci sono montagne, mari, laghi, fiumi e un bellissimo cielo pieno di stelle! È un mondo dove la pioggia ti scorre sulla pelle nelle stagioni più calde, e cade la neve in quelle più fredde, il ghiaccio risplende sotto i raggi di un Sole grande e vivido, gli animali corrono per le foreste e gli occhi delle persone diventano scuri!-
STAI LEGGENDO
Khanun
Science FictionAnno 2324, Melbourne, Australia. Sono passati 300 anni dall'apocalisse che ha sconvolto gli equilibri della Terra, sono passati 300 anni dalla vita che conosciamo noi oggi, 300 anni che però una cosa non hanno cambiato... l'umanità. Otto adolescenti...