45° capitolo: Scatenare l'inferno

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Il perforante ronzio delle pale in rotazione dell'elicottero sopra la sua testa traforava i timpani di Thrax, anche se il ragazzo teneva ben calcate sulla testa le cuffie insonorizzate che avrebbero dovuto proteggere il suo udito. I comandi erano tutti accesi e lampeggiavano, le leve sbloccate, le armi caricate sul retro, e il suo secondo, un ragazzo poco più piccolo di lui di nome Nikolas, gli sorrideva con un'espressione rabbuiata dalla paura sul viso.

-Hey, Nik, sei pronto?-

Il ragazzo annuì, controllando velocemente con una veloce occhiata tutti i comandi.

-Tutti i comandi sono attivi ed operativi, Thrax- rispose lui, la voce seriosa, impostata, come si addice ad un militare ben formato ed addestrato.

Thrax scosse la testa.

-Non parlavo dei comandi, Nik, ti ho chiesto se tu ti senti pronto...-

Il ragazzo rimase un secondo quasi allibito dalla domanda, come se non fosse abituato a venire trattato come un essere umano in grado di pensare ed avere dei sentimenti, ma più come una macchina che doveva azionare pulsanti, tirare leve e sganciare granate. Dopo l'attimo di sorpresa iniziale però, il suo sguardo si mutò con un briciolo di imbarazzo nel solito, algido flemma.

-Sono un po' nervoso per l'ordine così improvviso, ma sì, mi sono preparato per tutta la vita per questa battaglia, non potrei essere più pronto di così...-

Thrax annuì, squadrando lo schieramento di elicotteri nel cielo: erano così tanti che parevano quasi uno stormo pestifero di zanzare, di quelle grosse e deformi che portano le persone a singhiozzare attanagliate dalla malaria.

-Beh, non credo che ci possa mai preparare con qualsiasi allenamento ad una guerra simile...-

Nik annuì debolmente, portando gli occhi sotto i loro piedi, dove, per le strade della città, come fossero bighe da parata, sfilavano colossali e tetri carri armati, con il loro lento e trascinante clangore.

I carri erano così imponenti che sembravano quasi troppo grandi per tallonare il fitto reticolo urbano di Khanun, e i materiali in cui erano costruiti, le munizioni che portavano con sé, davano un'impressione di essere così pesanti da poter sfondare le strade della città da un momento all'altro.

-Probabilmente hai ragione- sospirò Nik -Ma che ne usciamo vivi o morti questa sarà finalmente la battaglia decisiva, e ci libereremo una volta per tutte dei Ribelli. A Khanun tornerà la pace...-

Thrax si strinse nelle spalle ben corazzate dalla bianca divisa antiproiettile del settore militare del governo. Diede un ultimo sguardo sotto di sé, dove, accanto alle enormi macchine da guerra, marciavano come minuscoli soldatini i fanti ben forniti di mitragliette, cannoni antiaerei e altre armi assurde di cui Thrax nemmeno conosceva l'esistenza ma che rendevano l'immagine complessiva dei militari letteralmente micidiale, con le loro maschere anti-gas ben calcate sul viso. Thrax era grato di poter stare lassù nella metallica cabina del suo elicottero, e di non essere laggiù, dove la battaglia sarebbe stata estremamente più cruenta.

-Ottimo, soldati, siamo pronti a partire, accendete i motori, scaldate le gambe, si va in direzione del quartiere argentino. Seguite l'elicottero numero 122, io sono lì, al mio via l'aereonautica può cominciare a sganciare le bombe incendiare, poi inizieremo col gas. A quel punto voglio vedere le macchine da guerra a terra cominciare il piano già stabilito in precedenza e solo alla fine sarà il turno della fanteria.- ricapitolò la roca e impassibile voce di Medea nella scatola metallica dell'autoparlante, per poi fermarsi a prendere un ultimo, tremante respiro. Era palpabile la tensione anche nelle sue parole, nei suoi sospiri, non solo nelle menti di tutto quell'immenso schieramento dislocato nei pressi del quartiere cileno. Thrax annuì, e cercò con lo sguardo gli occhi di Nik. Nik gli fece un cenno convinto, e Thrax si sentì subito più sicuro.

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