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Il rumore delle lame dei miei pattini che strusciano sul ghiaccio, ormai sciolto, fischia nell'aria.

Abbasso il busto in Avanti aprendo le braccia, gesticolando con le mani come se fossero delle ali di farfalle. Vado a tempo con la canzone che canticchio sotto voce, mentre l'ascolto tramite le mie cuffie a filo bianco. Nascoste sotto il body rosa, che indosso per pattinare.

Ci sono due luci che illuminano la pista con i grumi di ghiaccio, a gli angoli della pista. Alzo lo sguardo e gli spalti sono immersi nel buio, mentre mi immagino di sentire la folla di persone che urla il mio nome, mentre mi esibisco nell'ansia di sbagliare qualcosa.

Ma questo non succede quasi mai, visto che vengo preparata con determinazione e perfezione da Abby, la mia insegnante da quando avevo dieci anni. Molte ragazze, negli anni si sono iscritte al corso di pattinaggio ma appena passato un mese, hanno tolto l'iscrizione dicendo che l'insegnate era troppo rigida e tossica. Non ci ho creduto, proprio come mi ha detto di fare Abby. Non credere a quello che dicono gli altri, d'altronde io mi alleno con lei da dodici anni. E so, come è fatta.

Lei vuole il bene per me, aiutandomi nelle mie difficoltà.

<<È finito il tuo tempo, ragazzina.>>

In un batter d'occhio, mi ritrovo con il sedere a terra. Con il viso tutto rosso per l'imbarazzo.

Tolgo le cuffiette dalle mie orecchie e mi alzo in piedi, togliendomi i residui di ghiaccio, dal mio corpo.

<<Anderson? Cosa ci fai tu qui?>>

Riconosco il ragazzo della squadra Firses di hockey, del mio college. Infatti indossa la sua divisa, per quando ha gli allenamenti e partite. Ma di certo, non viene nella pista da pattinaggio nostra. Loro hanno la loro, proprio accanto.

<<Scherzi dell'ultimo anno. Iniziamo con rovinare la pista delle femminucce sui pattini.>>

Con il suo bastone da gioco, inizia a pugnalare le pareti di protezioni in plexiglass. Rompendoli in mille pezzi.

Qualche scheggia mi sfiora il viso, quindi decido di iniziare a pattinare verso l'uscita. Per poter uscire il prima possibile dalla pista.

Guardandomi Avanti, vedo la porta principale della struttura, aprirsi, rivelando gli altri componenti della squadra di Hockey. Ma essi, non hanno in dosso l'uniforme da hockey.

Hanno tutti una tuta grigia, come pantalone e delle magliette con varie fantasie sopra.

Appena vedono il loro amico, mentre rompeva le mura di protezione in plexiglass, gli corrono contro, cercando di non essere colpiti dalle schegge, come me.

<<Jack! Fermati, così peggiorerai le cose. Troveremo qualcos'altro da fare, va bene?>>

Un ragazzo dai capelli, color miele, cerca di sfilargli il bastone da gioco dalle mani, con scarsi risultati. Indietreggia, non appena da un'altra bastonata alla parete.

Cinque minuti dopo, I ragazzi della squadra Fires, si stanno scambiando idee per far fermare il loro amico, che sembra aver perso il controllo. Mentre il mio sedere, è nuovamente a terra, grazie alle schegge che hanno intralciato le lame dei pattini.

<<Aa!>>

Caccio un piccolo urlo di dolore, non appena poggio la mano sul ghiaccio, conficcandomi delle schegge nel palmo sanguinante.

Cerco qualcosa per fermare il sangue, ma devo dire che in mezzo a una pista da ghiaccio, non ce molta scelta. Odio ricevere attenzioni, ma in questo momento mi sarebbero di aiuto ma sembrano tutti troppo impegnati a confrontarsi per risolvere la situazione e poter gareggiare, senza problemi.

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