Sentii un tonfo che mi fece sobbalzare dal letto.
«ma che cosa?»parlai tra me e me ancora con gli occhi chiusi.
Decisi di aprire gli occhi e mi accorsi che il tonfo proveniva dalla finestra.Tirava vento e avevo dimenticato di chiuderla bene.Guardai l'orario e notai che erano le 6:30.Dovevo prepararmi.
Presi un maglioncino beige e dei jeans.Mi lavai,mi truccai con una matita nera e del mascara e infine infilai le mie converse rosse.
Presi la mia borsa con un giacchetto e un cappello nero.Vivevo a Brighton,in un piccolo appartamento,non molto lontano dai miei genitori;per arrivare da loro ci impiegavo circa 10 minuti a piedi.
Avevo deciso di vivere sola per avere più libertà e a loro andava bene.Una volta arrivata al lavoro Ruben,un altro collega che si occupava della manutenzione,mi disse che il mio capo voleva vedermi.
Confusa,andai nel suo ufficio.Bussai,e quando sentii un "avanti" entrai.Non ero preoccupata sinceramente,ma una parte di me sapeva cosa fosse successo.
«Buongiorno Elise»disse con calma.
Lui non era quel tipo di persona acida e antipatica,era tutt'altro.Diceva che noi dipendenti eravamo come una seconda famiglia.
Ricambiai il saluto e quando mi offrì di sedermi accettai.«Di cosa volevi parlarmi?»lo guardai aggrottando le sopracciglia.
Non so perché mi sentivo così tranquilla,forse perche sapevo che qualsiasi cosa mi avesse detto non era grave,almeno così credevo.
«Elise tu sai quanto ti ritengo una brava ragazza,educata e disponibile,ma un cliente è venuto a lamentarsi da me per il tuo comportamento nei suoi confronti.Ora non voglio accusarti,sono sicuro che tu avrai una spiegazione»Ecco lo sapevo,quel ragazzo/animale era andato a fare la spia.Non vedevo l'ora che abbandonasse l'hotel.
«Hai ragione tyler,non mi sono comportata bene.Ho reagito così male nei suoi confronti perchè,dopo aver pulito lo schifo nella sua camera,mi è venuto a prendere in giro,dicendo che oggi avrebbe fatto peggio.Sai come sono fatta,ho agito d'impulso,prometto che mi controllerò in futuro»
Aveva un'espressione strana,non sembrava arrabbiato.
«Tranquilla Elise,se una persona ti tratta male,fai bene a difenderti,ma cerca di non dargli la soddisfazione di farti arrabbiare.Detto questo puoi andare»
Sorrisi grata e mi alzai ma la voce del mio capo mi bloccò.
«Se c'é di nuovo molto disordine nella stanza,chiamami»***
Era l'ora della mia pausa e me ne stavo molto tranquillamente seduta su una panchina che era posizionata difronte all'hotel,quando un ragazzo si sedette accanto a me.
Non lo guardai e continuai a usare il mio cellulare.
«Ciao»
Sorpresa mi girai verso il ragazzo e risposi con un'espressione perplessa,con un semplice "ciao".Non mi sembrava di conoscerlo,ma sbadata com'ero sicuramente mi ero dimenticata di lui .
Mi disse che si chiamava Mason e che alloggiava nell'hotel.
«Visto che sei una dipendente,sai chi ha pulito la stanza 216 ieri mattina ?»rimasi confusa dalla domanda ma risposi tranquillamente.«Certo che lo so,quello schifo l'ho pulito io»perché lo aveva chiesto? Lo vidi spalancare gli occhi e mi incuriosii.
«Beh allora ti chiedo scusa,ho contribuito a combinare quel casino,mi dispiace davvero,anche per Dylan»
Dylan.
certo.
Chi era ?
Doveva aver notato la mia espressione confusa perché parlò prima che io rispondessi alle sue scuse.
«Dylan è quello che ti ha fatto richiamare dal tuo capo»
Ah quel grandissimo pezzo di--«ah Dylan,certo,ho capito.Comunque tranquillo,per questa volta scuse accettate,ma se ritrovo il casino,vi uccido a tutti»scherzai.Ovviamente era la verità.
«Ahaha beh lo terrò bene a mente»Risi anche io e poi mi accorsi che dovevo rientrare,così lo salutai e tornai al mio entusiasmante lavoro.
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Credi nel destino ?
RomanceLei lo odiava così tanto,ma sapeva anche che non le era completamente indifferente... Lui sapeva di comportarsi da idiota,ma falla arrabbiare rendeva la cosa divertente,ma ancora non aveva capito,che lo scherzo è bello quando dura poco,senno dopo è...