Capitolo 9

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Andai al lavoro.
Si lo so,non avrei potuto lavorare,ma volevo solo fare qualcosa e così avevo deciso di fare un giro.

Che vita sociale che avevo eh.

Appena arrivai andai in cucina.Mi accolsero con un abbraccio di gruppo e ci mancava poco che scoppiassi in lacrime,ma decisi che avevo pianto abbastanza,così ritirai in fretta le lacrime.

Salutai tutti e poi andai da Crystal.Mi guardava con compassione e tristezza,le avevo ripetuto diverse volte che stavo bene,ma lei sapeva che non stavo bene affatto.

Non era tanto il fatto di essere accusata,perché io sapevo di essere innocente quindi la verità sarebbe uscita fuori; ma la cosa che odiavo era sentirmi una sospettata.Non potevo fare quello che facevo sempre.Mi sentivo in gabbia,e poi speravo davvero che questa storia finisse presto,avevo così tanta paura che la presunta verità,a galla,ci sarebbe venuta molto tardi,speravo che lo sceriffo mi aiutasse,speravo che la signora Miller si fosse sbagliata,ma soprattutto speravo di poter tornare alla mia vita.

Dopo esser tornata a casa decisi di mettere di cambiarmi dal momento che faceva freddo fuori e io avevo indossato vestiti poco adatti alle temperature.

Misi dei jeans,una maglia nera con su disegnato New York,una felpa pesante bordoux e dei stivaletti corti.Misi il giubbotto e riuscii.Era da un po' che non li vedevo,certo,ci eravamo sentiti,ma mi andava di passare del tempo con loro.

Quante cose erano cambiate da un anno a questa parte.E pensare che eravamo uniti,noi 4.Ma la perdita di un pezzo della famiglia ci aveva divisi.Come se un pezzo di un puzzle si fosse perso per sempre non permettendo a tutti gli altri di restare uniti.

Arrivai davanti alla grande porta di legno massiccio e suonai il campanello.Avevo anche le chiavi,ma non avevo voglia di cercarle.Contai fino a venti e poi suonai di nuovo.

Dove diavolo erano finiti ? Non potevano essere usciti dal momento che le persiane erano aperte.

Al terzo suono sentii un «Un attimo,sto arrivando»

Quando mia madre aprì rimase sorpresa,ma mi sorrise calorosamente e mi abbracciò.

«Ciao mamma»ricambia il sorriso e entrai in casa.Adoravo la mia vecchia casa,era così accogliente.Grande,calda,semplice ma particolare.Avevo vissuto lì dentro per ben venti anni.Tutte le feste,le ricorrenze,i compleanni,i ricordi.

Mia madre mi ricordò che mio padre non c'era perché era al lavoro.Lei iniziò a cucinare e io salii nella mia stanza.


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