Capitolo 6

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Megan

Durante il tragitto si sente solo il rumore delle macchine che sfrecciano a tutta velocità.

Non so cosa mi sia preso, ma vedere Stella con quel cretino mi ha mandato in bestia.
Odio vederla soffrire.
Lui è la causa di tutte le sue lacrime, dei suoi malesseri, dei suoi occhi spenti.

Forse ho esagerato con le parole, perché appena abbiamo messo piede in macchina Stella è stata tutto il tempo a fissare fuori dal finestrino senza proferire parola ed è strano visto che lei ha l'abitudine di parlare tanto.
Ma questa volta nulla.

A volte penso di non essere una buona amica.

Neanche Alex ha provato a dialogare.

Perfetto, significa che ho combinato un casino.

"Ragazzi, so che forse la mia reazione è stata esagerata, ma..."
"Risparmia il fiato Meg, per una volta che potevo stare finalmente con lui a parlare normalmente sei arrivata tu e hai stravolto tutto" mi interrompe Stella.

"Stella, ascolta..."
"No Megan." il suo sguardo ora è freddo, privo di emozioni. "Sei troppo possessiva, non voglio che gli altri prendano decisioni per me."

"Io lo faccio per il tuo bene. Non voglio che la mia migliore amica soffra. Ti ricordi cos'è successo quando l'hai perdonato tutte quelle volte? Da chi andavi a piangere sempre?"

Non sa che rispondere, perciò si morde l'interno della guancia.

"Questa volta ha ragione Megan" mi appoggia Alex. Adesso siamo due contro uno.

"Ti prego Alex non ti ci mettere anche tu" sbuffa Stella infastidita.

"Perché devi essere così ottusa? Non capisci che lo fa per il tuo bene? E poi quello lì non mi è mai piaciuto, lo sai."

Non riesco a vedere i suoi occhi perché sta guidando, però dal tono della voce sembra un po' arrabbiato.

Almeno non sono l'unica a pensarlo.

Stella fa spallucce, appoggia la testa sulla cintura di sicurezza come supporto e chiude gli occhi per dormire.

Guardo l'orario sul telefono: 2:30.

Non mi preoccuperei più di tanto, se non fosse per le 26 chiamate perse da mia madre e per i suoi messaggi molto rassicuranti.

Megan dove diavolo sei?

Ti avevo raccomandato di
tornare presto.

Appena torni faremo i conti.

Sono praticamente morta, questo è poco ma sicuro.

Non voglio risponderle, perciò rimetto il cellulare nella borsetta.

Nel mentre, la macchina si ferma.

"Che succede?" Chiedo ad Alex.

"Siamo senza benzina."

"Com'è possibile? Non hai controllato prima di partire se ce ne fosse?"

"Me ne sono dimenticato..." dice come se niente fosse.

Ma questo seriamente fa?

Cerco di fare un respiro molto ma molto profondo prima di esplodere.

Provo a darmi un contegno senza sembrare sul punto di impazzire.

Mi guardo intorno sperando in un aiuto divino ma nulla.

Alex mi guarda con la faccia da cane bastonato.

Sbuffo. "Non mi guardare così, adesso faremo l'autostop per trovare qualche buon'anima in grado di aiutarci a portare la macchina fino al benzinaio più vicino, d'accordo?"

Annuisce.

Vorrei essere come Stella che se ne sta beata nel mondo degli unicorni volanti.

Potrei chiamare mia mamma se solo sapessi dove siamo finiti.

Passano tre macchine e nessuna si ferma.

E' più difficile di quanto pensassi.

Finalmente un furgoncino si ferma e vedo affacciarsi un uomo sulla quarantina.

"Vi serve aiuto?" Chiede.

Andrò in chiesa più spesso dopo questo miracolo.

Parlo io. "Si, per favore. Abbiamo finito la benzina e non sappiamo come andare a trovare un benzinaio più vicino"

L'uomo sorride e gli spuntano due fossette. "Non preoccupatevi, salite e vi ci porterò io."

So che non bisogna fidarsi degli sconosciuti e se mia madre sapesse di tutto ciò, mi farebbe seriamente fuori...ma tanto lei non verrà mai a saperlo, giusto?

Ho dovuto svegliare Stella così il signore carica l'auto sul retro e le ho spiegato la situazione.

Fulmina il fratello con lo sguardo.

Lui cerca di giustificarsi sovrastando le parole "dolci" che lei gli rivolge.

"Sei un cretino. Un perfetto idiota. Te l'avevo pure raccomandato, deficiente!"

Okay, forse troppo cattiva ma se lo merita.

E' colpa sua se rischio di essere buttata fuori casa da mia madre.


Non tutto il male viene per nuocere.

Il nostro salvatore ci ha raccontato un po' di lui: si chiama Mike e ha 42 anni. Ha divorziato con la moglie e si è risposato, ora ha 3 figli.
Non ha trovato lavoro nella sua città natale, ovvero California, perciò è arrivato qui a Londra per cercarne uno.

Difficile non trovare lavoro in California.
Non mi quadra questa cosa.

Devo ammettere però che Mike è molto divertente.
Ha reso il tragitto piacevole con  le sue avventure veramente  esilaranti.

Ho ancora i crampi alla pancia per le risate.

Noto dal finestrino che siamo giunti a destinazione.

Mentre Mike fa benzina ne approffitto per andare in bagno.

E' arrivato il signor rosso.

Tempismo perfetto devo dire.

Non ho portato il cambio con me, perciò prendo un pezzo di carta igienica e l'arrotolo negli slip.

Esco dal bagno ma non vedo più Mike e il suo furgoncino.

"Ma dov'è andato?" Chiedo ai fratelli.

Alex alza le spalle. "Ha detto che doveva andarsene in fretta, perciò appena ha finito di fare benzine se n'è subito andato. Ah e ha detto di salutarti da parte nostra":

Aggrotto la fronte.
Un po' strano che è scappato via con tanta fretta. Cos'aveva di così urgente da sbrigare alle tre del mattino?

Dovrei farmi i fatti miei.
Avrà avuto i suoi motivi, dopotutto è stato gentilissimo ad aiutarci.

Saliamo in macchina e dopo 20 minuti arriviamo a casa mia.

Ringrazio a tutti e due della bella serata e mi avvio verso la porta d'ingresso.

Cerco di fare il più piano possibile per non farmi sentire da mia madre e vado in camera mia.

Mi strucco e riposo il vestito sulla sedia della scrivania in bella vista come promemoria per restituirlo a Stella.

Indosso il mio pigiama degli unicorni e mi fiondo sul letto devastata e cerco di chiudere gli occhi.

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