CAPITOLO 5

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Whenever, Wherever
-Shakira

Lexy

Oggi la mensa pare più affollata del solito.
Sono ormai 10 minuti che io e Skye ci guardiamo attorno, con i nostri vassoi tra le mani, in cerca di un tavolo dove sederci.

<<Penso che rimanga solo un opzione, Lexy>> dice la mia amica con un po' di desolazione nella voce <<anche se non ti piacerà>>

<<Va bene qualunque cosa>> le rispondo io speranzosa <<sto morendo di fame>>.

Skye si guarda attorno un attimo, come se stesse cercando un'alternativa, ma non sembra trovarla.

<<Allora andiamo al tavolo di Oliver>>

Fa per mettersi a camminare ma io le afferro il braccio: <<Non se ne parla nemmeno>>

Lei sbuffa: <<Avevi detto che ti sarebbe andata bene qualunque cosa>>

<<Non mi siederò mai e poi mai al tavolo di mio fratello>>

Sto morendo di fame, sì.
Ma il tavolo di Oliver? Neanche morta.
Oliver è un ragazzo molto popolare a scuola e i suoi amici lo sono altrettanto. Non mi sentirei a mio agio con loro.
E poi mio fratello troverebbe sicuramente un modo per mettermi in imbarazzo davanti a tutti.
Oh, non se ne parla nemmeno.

<<Ma c'è Kylee>> insiste lei <<Non siete amiche?>>

<<Skye, ti prego>> la supplico <<Ci sono tanti altri posti...>>

Sospira di nuovo, questa volta un po' più violentemente: <<Lexy, non c'è nessun altro posto...e io ho fame>>

Alza leggermente la voce.

<<È solo un pranzo...dai...che sarà mai?>> la sento dire.

È solo un pranzo, che sarà mai...
È solo un pranzo, che sarà mai...
È solo un pranzo, che sarà mai...

Mi ripeto queste parole mentalmente, mentre, insieme a Skye, attraverso la mensa, fino a raggiungere il tavolo di Oliver.

Tutte le mie paranoie vengono confermate quando, alla mia vista, sul volto di Oliver compare un sorriso maligno.

<<Sorellina!>> dice ad alta voce <<Qual buon vento ti porta qui?>>

Mio fratello si alza in piedi e mi viene incontro a braccia aperte, per poi chiuderle attorno a me quando è abbastanza vicino.

Non lo ha fatto davvero...
Amo mio fratello, da morire. Ma quando fa questo genere di cose in pubblico lo so odiare. Io detesto attirare l'attenzione e lui lo sa bene. Eppure si comporta in questo modo.

<<Avete due posti liberi?>> gli chiedo piuttosto seccata.

Per un attimo pare stupito, poi si mette a sorridere come un bambino: <<Ma certo, su...venite>>

Oliver mi prende per mano e mi trascina fino a pochi metri dal suo tavolo. Mi mette le mani sulle spalle e, rivolto ai suoi amici, dice:

<<Molti di voi lo sapranno già, altri forse no, ragazzi...lei è mia sorella>>

Scruto uno ad uno tutti gli individui che siedono in cerchio davanti a noi. Riconosco alcuni di loro: Kylee, ad esempio, o anche Benjamin, il nostro vicino di casa.

Ma la mia attenzione, dopo aver visto tutti gli altri, scivola verso l'ultimo ragazzo su cui i miei occhi ricadono, e su cui si soffermano per un bel po'.

Rhys sorride e per un attimo mi sembra di trovarmi davanti un angelo. I suoi occhi scuri sono puntati su di me e brillano come fossero stelle. Accanto a lui siede uno dei suoi due fratelli, anche lui bello come il sole. Per un attimo mi chiedo come possono tre fratelli essere tutti così meravigliosi.
Così perfetti.

<<Su, ragazze, sedetevi>>

La voce di Oliver interrompe tutti i miei pensieri e, anche se ancora un po' confusa, prendo posto in uno dei due posti liberi, alla destra di Rhys, mentre Skye si siede accanto a me.

<<Non sapevo foste fratelli>> dice Rhys <<Non vi somigliate molto...>>

Il mio sorriso, per un attimo, si spegne.
No, io e Oliver non ci somigliamo per niente.
Almeno, non ora.
Una volta, da più piccoli, eravamo identici. I nostri genitori mi definivano la copia femminile di mio fratello. Ma poi le cose sono cambiate. Ed il mio viso è stato rovinato. Mi sforzo di sorridere, perché Rhys non ne sa niente e non lo ha detto con cattiveria. Non lo farebbe mai. Se solo lo sapesse. È troppo gentile per questo.

<<Allora?>> comincia Kylee <<Com'è andato il vostro primo giorno di scuola?>>

<<Meglio delle aspettative>> risponde Liam.

Rhys annuisce: <<In effetti...questa scuola non è così male>>

Sento i suoi occhi fissi su di me e cerco in tutti i modi di non arrossire. Ma fallisco miseramente.
Spero solo che nessuno se ne sia accorto ma, non appena alzo lo sguardo, incontro gli occhi di Oliver.

Merda.

Oliver sorride maliziosamente per poi farmi l'occhiolino.
Che cosa vorrà fare?
Continuiamo a parlare per qualche minuto anche se io parlo ben poco. Sapevo che sarebbe stato un incubo ma ritrovarmi lui seduto accanto a me, in mensa, è un vero e proprio inferno.

Mi perdo completamente nella sua voce, profonda e dolce, finché, ad un certo punto, la melodia delle sue parole viene interrotta da un forte -crack-.
La porta della mensa si apre.

E il silenzio cala.

THE SIX STARS OF PAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora