· Avan ·

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One shot per il Concorso fantasy "La fantasia non ha limiti", incipit 1 della seconda prova.

"Ogni cosa che puoi immaginare,
la natura l'ha già creata."

Albert Einstein

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La pioggia cadeva incessante ormai da ore. Batteva sulle tegole del tetto del magazzino con una ripetitività snervante e soporifera allo stesso tempo.

L'umidità era penetrata attraverso le pareti rafforzando l'odore di muffa e legno bagnato che faceva sembrare l'ambiente più piccolo di quanto fosse.

L'unica fonte di luce era una candela al centro della stanza, composta da una fiammella allungata ma nessuno stoppino né cera. Creava ombre lunghe e scure come segni di carbone sull'intonaco scrostato, i mobili vecchi e la tappezzeria consunta.

La ragazza rintanata nello scaffale vuoto di una libreria rovesciata rivolse uno sguardo stanco ed insieme preoccupato alla cigolante porta di legno del magazzino che era chiusa da chissà quanto tempo e sospirò profondamente rompendo il relativo silenzio.

Stava immobile da così tante ore da fare impressione.

Non aveva terminazioni nervose che andavano in tilt per il mancato movimento? O il bisogno fisico di sole e aria fresca?

Evidentemente no. Solo l'umidità sembrava infastidirla.

Allungò una mano fino a posizionare il palmo sotto la fiammella che subito si fece più intensa.

Ma cosa diavolo era quella ragazza?

La luce del fuoco illuminò di arancione il suo avambraccio sinistro. Era completamente ricoperto di tatuaggi. Sembravano uccelli che volavano formando spirali, ma un effetto ottico li faceva sembrare anche dei buchi neri nella pelle pallidissima.

Non avevo mai visto niente del genere.

Il vento fece cigolare di nuovo la porta e lui vi piantò gli occhi come se volesse incenerirla.

Mi resi conto che su mobili e pareti c'erano davvero della tracce scure di legno o muro carbonizzato e non erano solo ombre.

La ragazza giocherellava con la fiammella in modo strano. Faceva delle forme con le dita come se volesse proiettare ombre di animali, ma a prendere quell'aspetto era il fuoco stesso. Divenne un cerbiatto con le corna appena accennate che le zampettò sul petto, nella parte lasciata scoperta dalla canottiera, poi sul collo. Saltò sulla spalla e cominciò a risalirle il braccio. Quando cadde dalla punta delle dita si tramutò in un uccello che puntò repentinamente verso l'alto.

Riuscii a nascondermi nell'ombra appena in tempo, ma la ragazza colse comunque il movimento. Sgranò gli occhi e si rintanò ancora di più nello scaffale.

Il fuoco divenne un gatto che si acquattò davanti a lei.

«Chi c'è?» chiese titubante e la sua voce tremò esattamente come il gatto.

Ripercorsi il soffitto fino a trovarmi proprio sopra di lei. La luce vece brillare la mia carnagione dorata.

Mi fissò spalancando gli occhi, sorpresa, ma anche sollevata.

Probabilmente non aveva mai visto un geco. O forse conosceva solo l'animale geco.

Strisciai fino alla parete e vi scesi a testa in giù finché non mi ritrovai a quattro zampe sul pavimento. Mi alzai in piedi per apparire più normale ai suoi occhi. Tornare sulle due gambe faceva uno strano effetto.

Stories by Artemide12Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora