· Erianna ·

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"Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce."


Platone

Prima, c'erano stati solo i flash. Fulmini istantanei di immagini e battiti irregolari di suoni.

Delle braccia forti sotto le ginocchia e dietro la schiena.

Poi aspro odore chimico e buio pesto.

Di nuovo luce. E dei volti concentrati sopra di me.

L'odore ferroso del sangue, poi quello chimico, poi il buio.

Luce, sempre più accecante. Mani ovunque e auree opprimenti. Sulla pelle, nelle vene. Dentro la testa. Pensieri freddi e taglienti che laceravano la mia mente, strappandomela così come dei lupi avrebbero tirato via la carne di una preda dalle sue ossa, cominciando a mangiarla prima ancora di ucciderla.

Buio.

E poi le urla - mie?

Una lama di luce negli occhi. Colori troppo vivaci. La retina che sfrigola e brucia dall'interno.

Buio.

Schiaffi sulla pelle. Sulle braccia, le gambe, il collo, la schiena. Chiazze rosse che comparivano lì dove prima si erano posati raggi di sole.

Buio. Riuscivo a respirare e sembrava un traguardo enorme.

Luce. Artificiale e affilata.

Un malessere generale - come se mi avessero schiacciato e triturato muscoli, ossa e organi interni e la pelle rimasta non fosse altro che un sacchetto per contenere tutti i trucioli.

La luce mi sfiniva. Sopportarla era faticoso.

Il buio era la bramata quiete, il desiderato oblio dei sensi.

Scivolavo avanti e indietro, aggrappandomi alla realtà quando mi avvicinavo pericolosamente ad un punto di non ritorno e poi mollandola appena vi ripiombavo dentro.

Mi alternavo nel buio e nella luce in modo estremamente concreto.

Poi il buio confortevole divenne di fuoco e la gelida luce fu l'unica via che mi rimase.

Mi assalirono. Voci e pensieri mi martellarono i timpani e frustate di luce mi ustionarono la pelle finché un velo opaco coprì finalmente i miei occhi.

oOo

Mi svegliai lentamente, quasi a fatica, con l'impressione di aver dormito per secoli. Tutto il mio corpo era intorpidito. Da quanto tempo ero immobile?

Mi aspettavo che ogni confusione passasse insieme al senso di stordimento dovuto ai residui di sonno, ma non fu così. Provai un profondissimo senso di vuoto - come una vertigine durante una caduta - quando provai a ricordare dove fossi.

Mi concentrai di più. E mi sentii precipitare negli abissi della mia stessa mente. Tutto era così terribilmente e irrimediabilmente vuoto. I miei ricordi non erano dove li avevo lasciati, al loro posto trovai solo dei buchi neri pronti ad inghiottirmi se mi fossi avvicinata troppo. Ne trovai altri. Erano distorti e danneggiati come fotografie malamente accartocciate, ma almeno erano qualcosa. Provai a metterli a fuoco, ma qualcosa continuava a risultarmi sbagliato, incongruente. Erano ricordi sensoriali, ma incompleti, quella non era la realtà con cui ero abituata ad interagire: era fisicamente umana ed emotivamente vuota. Rivissi scene a caso di una vita che non mi apparteneva e non provai nulla.

Stories by Artemide12Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora