Capitolo n.5

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Mentre Deva e Amber iniziano a mangiare, Ryan si trova in uno dei locali della città in compagnia di Matthew, ed entrambi stanno bevendo un drink con alcune ragazze conosciute lì.
Tuttavia, Ryan è piuttosto silenzioso. Si guarda intorno, memorizzando ogni singolo dettaglio del locale e lanciando qualche occhiata alle persone che lo circondano, solo per far credere loro che stia effettivamente ascoltando.
Ma ad interromperlo è proprio Matthew.
"A cosa stai pensando?" Chiede.
Ryan torna a guardarlo e alza le spalle.
"Sto solo osservando." Dice.
Matthew beve tutto in un sorso quel che rimane del suo drink e il suo sguardo vaga sul suo viso.
"E allora osserva le belle donne che passano, non le stronzate di questo posto." Dice schietto.
Ryan scuote la testa e prende una sigaretta, portandosela alla bocca e accendendola.
Dopo aver fatto un tiro, tiene la sigaretta tra le dita, soffiando via il fumo nella direzione opposta a quella di Matthew.
"Le lascio a te." Afferma divertito, facendo un altro tiro e tornando a guardarsi intorno.
Matthew sorride e si avvicina di più.
"Te ne pentirai." E detto questo, torna a far festa.
Ryan resta lì dov'è e spegne la sigaretta nonostante non l'abbia ancora finita.
Si gira e sospira, poi esce fuori dal locale.
Quando lo fa, prende il telefono per una chiamata.
Dopo solo alcuni secondi, una voce femminile dall'altro capo del telefono risponde.
"Dimmi."
"Tra dieci minuti arrivo." Dice semplicemente.
"Non ho tempo." Dice seccata Emily.
"Lo troverai." Ryan riattacca e manda un messaggio a Matthew, dicendogli che sta andando via per un forte mal di testa, mentendogli.
Sale in macchina e parte a tutta velocità.

Deva, invece, che è a casa e ha appena finito di mangiare, si alza dal tavolo e porta il piatto sporco nel lavello della cucina.
Si affretta a lavarlo e resta in silenzio, fino a quando la voce di Amber la distrae.
"Vai a cambiarti. Me ne occupo io."
Deva scuote velocemente la testa e il suo sguardo si posa nuovamente sul piatto.
"Tocca a me stasera. Anzi, portami anche il tuo."
Amber sospira e si alza, prendendo il suo piatto e porgendoglielo. Poi torna a prendere i bicchieri usati e li appoggia sul bancone.
Dopodiché, però, Amber resta lì.
Si avvicina ulteriormente e sposta i capelli rossi di Deva da un lato, afferrandoli con la mano sinistra mentre le dita della sua mano libera sfiorano il pizzo del suo top, percorrendo lentamente la sua schiena.
"Non hai mai indossato questo top prima." Dice a voce bassa.
Deva smette di fare quello che stava facendo, ma resta con il piatto tra le mani mentre guarda Amber da sopra la spalla.
"È quello che mi hai regalato al compleanno." Risponde, cercando di comportarsi con noncuranza. Ma l'unica risposta che Deva riceve da Amber è un semplice "Mh", mentre le sue dita salgono di nuovo lungo la sua schiena.
"Domani ho un sacco di cose da fare a lavoro. Vorrei poter morire stanotte." Dice Deva con una risatina nervosa, cercando di concentrarsi su altro.
Ma ancora una volta, l'unica risposta di Amber è: "Mh."
Deva si irrigidisce e preme le cosce una contro l'altra, lasciando il piatto nel lavello.
"La tua proposta di lavare i piatti è ancora valida? Vorrei fare una doccia." Dice all'improvviso.
A questo punto un sorrisetto divertito si diffonde sul viso di Amber, che annuisce e fa cenno a Deva di allontanarsi.
E così fa, correndo al piano di sopra.
Va in bagno e chiude la porta alle sue spalle.
"Cazzo." Dice senza fiato, non sapendo nemmeno se sia a causa della corsa che ha appena fatto e delle scale, o se sia a causa sua.
Deva fa un respiro profondo e si sciacqua il viso.
Ultimamente questo tipo di intimità con lei non fa altro che aumentare.
Amber sta giocando, lo fa con tutti. Deva ne è consapevole.
Amber Morris è la ragazza meno seria che ci sia in in tutto il vicinato e adora mettere a disagio la gente in situazioni come queste, sentendosi soddisfatta di essere in grado di scaturire in lei o in chiunque altro il desiderio di lasciarsi andare.
Ama vedere la debolezza negli occhi delle persone con le quali gioca, senza rendersi conto di quanto distruttivo potrebbe essere.
Lei inizia a giocare, fino a quando il corpo, in questo caso di Deva, non reagisce, e una volta che vede una reazione, si ferma.
Questa volta, però, è stata Deva a fermarsi.
È stata la cosa migliore, no?

Esce dal bagno e si spoglia, mettendosi il pigiama e sdraiandosi sul letto, la sua stessa mano che percorre il suo corpo. Ma si ferma ancora prima di superare il basso ventre.
Chiude gli occhi e poi si gira per seppellire il viso contro il cuscino, soffocando un urlo, un altro e poi un altro ancora.

Emily soffoca un gemito, un altro e poi un altro ancora, le sue mani che afferrano le lenzuola mentre il respiro pesante di Ryan sbatte contro il suo collo.
"Cristo." Impreca, le sue mani che le afferrano i fianchi con forza mentre continua a spingere.
La presa sulle lenzuola si rafforza, il suo nome le sfugge le labbra, il letto cigola e il trucco inizia a colarle lungo il viso.
Tutto si cela dietro un lamento più forte che sembra annullare tutti gli altri e il calore di due corpi che si sfregano l'uno contro l'altro, consumandoli.
Emily cerca di accompagnare i suoi movimenti con una forza che non riesce a trovare e sente il calore sciogliersi e colarle lungo le gambe.
Si sforza a trovare la voce, ma non fa altro che formare frasi senza senso, come incosciente, e un secondo dopo le viene impedito anche quello.
Le mani di lui lasciano dei leggeri segni sui suoi fianchi e raggiungono lentamente le sue spalle, reggendosi su di esse per un'altra spinta prima che raggiungano le sue labbra, rendendole impossibile parlare e facendo in modo che attutiscano i suoi gemiti.
Emily chiude gli occhi e le sue dita raggiungono il proprio centro, toccandolo con una delicatezza che è in pieno contrasto con la durezza di lui.
Egli aumenta il ritmo dei propri movimenti, il piacere inizia a raggiungere il culmine.
Il desiderio di lasciarsi andare alimenta un fuoco ancora perfido da spegnere, i loro corpi che si incastrano come i pezzi di un puzzle fino allo sfinimento e il suo calore che si mescola insieme a quello di lei.
Entrambi si lasciano cadere sul letto in un silenzio assordante che include solo la debolezza del loro respiro.

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