Capitolo n.6

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Il mattino seguente, la luce del sole filtra dalle finestre, illuminando la stanza buia e lasciando che Emily inizi a svegliarsi.
Apre lentamente gli occhi e li richiude subito dopo a causa della luce troppo forte. Si gira e li riapre, ancora leggermente assonnata.
Di conseguenza, il suo sguardo vaga per la stanza, posandosi su Ryan non appena lo vede. Si sta già preparando.
"Te ne vai?" Chiede in un sussurro stanco.
Lui la guarda brevemente da sopra la spalla e si mette la maglia.
"Sì." Dice semplicemente.
Emily sospira e si siede, coprendo il corpo ancora esposto con il lenzuolo.
"Non pensi che dovremmo parlare?"
Ryan scuote velocemente la testa e si specchia per sistemarsi i capelli, senza nemmeno preoccuparsi di prestarle la minima attenzione.
"Lo abbiamo già fatto." Dice schietto.
Lei si acciglia, la voce aspra.
"Fare sesso non è comunicare."
Ma lui sembra quasi non la stia ascoltando.
Infatti, presta attenzione solo a sistemare la sua immagine nel migliore dei modi.
Prende il telefono e cammina verso la porta, aprendola con fretta.
"Ci sentiamo." Dice, rubandole il tempo di rispondere e andando via.
Emily rimane ferma, lacrime di rabbia le pizzicano gli occhi.
"Fottiti, stupido coglione." Borbotta, prima di tornare a sdraiarsi e seppellire il viso nel cuscino. Ovviamente nella speranza di non crollare in un pianto isterico.

Allo stesso tempo, dall'altro lato della città, Deva si è appena svegliata dopo una notte passata in una frenetica lotta contro il suo stesso desiderio.
Fa fatica anche ad alzarsi, ma trova la forza e, soprattutto, la voglia, andando in bagno per sciacquarsi il viso.
"Che nottata di merda."
"Perché?"
Deva sobbalza e si gira.
"Amber, vaffanculo."
Lei stringe le sopracciglia e sbuffa.
"Certo che appena sveglia sei davvero insopportabile, cazzo."
Deva chiude l'acqua e le passa accanto per uscire dal bagno, dandole una spallata volontariamente.
Ma lei la guarda e basta, frenando l'impulso di urlarle contro solo alle 7:15 del mattino.
"Esaurita e bipolare del cazzo." Bofonchia, uscendo anche lei dal bagno e scendendo al piano di sotto per farsi un caffè.
Deva, invece, torna in camera sua per scegliere dei vestiti da indossare e poi va a farsi una doccia.
Una volta finito, si veste e raggiunge Amber in cucina, senza dire niente. Prende una tazza e si versa del latte, sedendosi subito dopo e facendo rumore di proposito, solo per segnalare il fatto che sia nervosa.
A questo punto, lo sguardo di Amber si posa su di lei, che stringe la mascella irritata.
"Hai finito di fare rumore?" Chiede.
Deva stringe il manico della tazza e la poggia con forza contro il vetro del tavolo.
"No."
Alla sua risposta, Amber rimane in silenzio per qualche secondo, come per valutare se valga davvero la pena perdere del tempo con lei o se sia meglio lasciar stare.
Alla fine, però, opta per la prima opzione.
"Il tuo vibratore non ha funzionato bene stanotte?
Perché se è così, cerca di comprarne uno nuovo per calmarti."
Deva si acciglia e risponde con amarezza.
"Non ne ho bisogno. Ho le dita."
"E mi sa che devi cambiare pure quelle." Risponde, dandole le spalle per uscire di casa e sbattendo la porta dietro di sé.
Deva apre la bocca per dire qualcosa, ma si ferma.
Si alza e si affaccia alla finestra per vedere Amber prendere la moto e partire a tutta velocità, senza più guardarsi indietro.
"Vaffanculo." E poi va via anche lei.
Sale in macchina e mette in moto, pronta per una nuova giornata lavorativa. Ma solo fisicamente.

Raggiunge lo studio e trova Jacob già lì, in anticipo come sempre.
Gli rivolge un piccolo sorriso e parla con voce gentile.
"Jacob. Come stai?"
Egli alza lo sguardo e si avvicina.
"Ho bisogno di un sacco di consigli." Dice eccitato. Sembra felice.
Deva annuisce e lo lascia accomodare nel suo ufficio.
Si siede alla scrivania e accavalla le gambe.
"Parla pure. Ti ascolto."
Lui si schiarisce la gola e inizia a parlare.
"Ho bisogno di alcuni consigli sul come non essere pessimo ad un appuntamento."
Deva, allora, spalanca gli occhi con un sorriso.
"Hai un appuntamento con il ragazzo di cui mi hai parlato la scorsa volta?"
Jacob sorride e alza le spalle.
"Non lo definirei propriamente un appuntamento. Ci sono altri ragazzi del suo gruppo con noi, ma per me è lo stesso."
Deva ridacchia e annuisce ancora una volta.
"Cerca di aprirti con lui e con gli amici, facendo il possibile per avvicinarti a tutti loro.
È molto importante impegnarsi per andare d'accordo in un piccolo o grande gruppo, perché conoscere gente nuova fa bene soprattutto a te. E questo appuntamento, come lo definisci tu, potrebbe essere un inizio per gestire le insicurezze e le ansie che ti travolgono quando devi avere a che fare con qualcuno che non conosci.
Sii te stesso e ti assicuro che andrà bene.
Ma, qualora dovessi seguire il mio consiglio e le cose dovessero andare male, ti autorizzo a rinfacciarmelo fino a quando svolgerai queste sedute. Qualora dovesse andare bene, invece, mi merito almeno un complimento."
Jacob ridacchia e annuisce.
"Fino ad oggi mi sono sempre trovato molto bene con i suoi consigli, quindi penso che continuerò a seguirli."
Deva sorride e gioca con la penna, che svolazza da una mano all'altra.
"Ne sono felice."
"Già."
Lei sospira e distoglie lo sguardo per un momento. Fa fatica a concentrarsi.
Lui si schiarisce di nuovo la gola e torna a parlare.
"Tuttavia, non faccio altro che pensare a come parlarne con i miei genitori.
Loro sono nati e cresciuti con una mentalità diversa, ed io non posso cambiare le cose da un giorno all'altro come se nulla fosse.
Ogni tanto li ho sentiti discutere per questo, e la cosa non mi ha rassicurato affatto. Inizio a sentirmi leggermente insicuro sull'aprirmi anche con solo uno di loro.
Mi chiedo spesso perché questa cosa sia dovuta capitare proprio a me.
Sembra uno scherzo."
Deva torna a guardarlo e raccoglie i pensieri prima di rispondere.
"Non c'è nulla di male, e ne sei consapevole anche tu, Jacob.
Il fatto che la loro sia una mentalità diversa dalla tua, non deve essere un limite per esporre la tua opinione o per vivere nel modo che tu reputi giusto vivere.
Possono anche pensare che sia sbagliato, ma non possono impedirti di fare le tue esperienze e di provare quello che credi possa piacerti.
E non parlo solo a livello sessuale.
Inoltre, non scegli tu di chi innamorarti."
E con queste parole, stavolta è Jacob a distogliere lo sguardo.
"Delle volte mi sembra di sì."
"E ti sbagli."
Jacob scuote la testa.
"Sì, certo."
Deva sospira, poi torna a parlare.
"L'amore non funziona così.
Credimi, se io avessi potuto scegliere di chi innamorarmi, probabilmente avrei risparmiato lacrime che, ad oggi, avrei preferito non versare.
Anzi, probabilmente avrei evitato di aggrapparmi ad un leggero dolore solo per il piacere di sapere che fosse l'unico filo a ricondurmi da coloro che hanno prosciugato tutto quello che avevo da dare."
A questo punto, lui stringe la mascella e cerca di mantenere di nuovo il contatto visivo.
"E allora sono stronzate quelle in cui si dice che l'amore non faccia male, no?"
Deva fa un respiro profondo e risponde.
"L'amore non fa male, ma le persone delle quali ci innamoriamo sì. Solo a volte, però.
E comunque, non è questo quello a cui devi pensare adesso.
L'unica cosa alla quale devi pensare è a stabilire una tregua con te stesso, perché sei il tuo peggior nemico.
Non hai nulla che non va."
Jacob sbuffa e abbassa lo sguardo.
"Lo so. Vorrei non esserlo."
"Nessuno vorrebbe. E sei qui proprio per questo.
Ma ci arriveremo con calma. Ora devi solo pensare a come affrontare quel grande appuntamento.
Potrebbe essere il tuo inizio, e gli inizi sono sempre una cosa positiva.
O almeno dovrebbero."
Alle parole di Deva, un sorrisetto si diffonde sul suo viso esitante e annuisce, lasciando che la seduta continui con alcuni consigli persino per quanto riguarda l'acconciatura e gli abiti da indossare per quella sera.
Una volta andato via Jacob, Deva non ha nemmeno una pausa tra un incontro e l'altro.
Questa è una di quelle giornate opprimenti.

E come se non fosse abbastanza, quando arriva il momento di tornare a casa e supera la soglia della porta, trova le luci spente, segno che Amber non è ancora tornata.

AMOR AMARA DATDove le storie prendono vita. Scoprilo ora