[𝐌𝐲𝐬𝐭𝐞𝐫𝐲 𝐑𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞/𝐒𝐩𝐲-𝐅𝐢𝐜𝐭𝐢𝐨𝐧]
#1 VOLUME DELLA SAGA DELLE NUOVE GENERAZIONI
Vivere nell'Accademia non è semplice, lo sanno tutti.
Sopravvivere all'Accademia lo è ancor meno, ne sono la prova i numerosi Bimbi Perduti che si son...
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Louise continuava a passare sovrappensiero le dita sulle coste della gonna. La divisa che le era stata portata era pressoché della sua taglia, un tortora scuro che già detestava. Quando lei e Martha erano tornate in stanza, quest'ultima era rimasta a guardarla mentre abbottonava la camicia con dita tremanti e, dopo aver infilato il golfino, le aveva indicato il marchio ricamato a mano.
«È il simbolo dell'Accademia,» aveva detto Martha avvicinandosi a piccoli passi, «ogni quarto di scudo indica le specialità fondamentali in cui ognuno di noi deve eccellere». Glielo aveva spiegato prima di accompagnarla all'aula dove avrebbe dovuto seguire la sua prima lezione. Louise aveva continuato a pensarci da quando era andata via, lasciandola da sola a cercare un posto dove sedersi.
C'era il lucchetto chiuso, simbolo della sicurezza informatica. Louise ci aveva passato un polpastrello sopra quando Martha glielo aveva indicato, ma non aveva fatto domande; già il giorno prima si era rassegnata al pensiero che i suoi occhi non le avevano giocato un brutto scherzo nell'ufficio di Keller: quei libri di crittografia erano reali tanto quanto lo era lei.
L'attenzione di Louise era stata calamitata verso un pugno e una pistola incrociati. Martha le aveva detto che era fondamentale essere capaci di difendersi, quanto di attaccare. Gli allenamenti corpo a corpo e quelli armati erano parte integrante degli orari accademici, imprescindibili.
Nel terzo quarto di scudo c'era un volto incappucciato. La mora aveva sogghignato soddisfatta nel dire che quella era la sua specialità: l'infiltrazione tra le file nemiche. Era bravissima a indossare maschere e a fingersi qualcun altro, indipendentemente dal tempo richiesto.
Nella parte in basso a destra, infine, c'era una rete di persone collegate l'una all'altra. «Perché da soli e senza un piano non si va da nessuna parte, ragazzina» aveva detto Martha. «E poi, volenti o nolenti, i risultati di ognuno di noi si ripercuotono su tutti gli altri.»
Si era poi accesa una sigaretta, senza commentare il motto che racchiudeva quello scudo in una circonferenza stretta. Nemmeno quando Louise lo aveva letto ad alta voce aveva detto nulla, era rimasta immobile e con lo sguardo puntato sul pavimento, lasciando che il fumo uscisse dalla finestra aperta. Eppure, tra tutte le cose che aveva potuto osservare, era quella che più incuteva timore all'ultima arrivata.
"Morti magari, ma mai sconfitti." Questo recitava lo stemma della divisa ed era anche scritto a caratteri cubitali sul muro alle spalle della cattedra dietro alla quale, da qualche minuto a quella parte, si era accomodato il professore che quella stessa mattina li aveva interrotti a colazione.
A Louise sembrava che lui si chiamasse Nikolaev, ma non ne era sicura. Ciò che sapeva era che, nonostante gli occhiali spessi come fondi di bottiglia, i baffi perfettamente curati e le numerose medaglie al merito appuntate sul petto, non aveva la stessa aura che avvolgeva il capitano Keller. Teneva la schiena dritta e i ragazzi all'interno dell'aula avevano smesso di parlare appena era entrato, ma sembrava molto più affabile.