IV. Sarebbe un'ottima agente

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C'era una cosa che Martha doveva fare prima di andare a parlare con Keller, a meno che non volesse rischiare che tutta la merce le venisse sequestrata

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C'era una cosa che Martha doveva fare prima di andare a parlare con Keller, a meno che non volesse rischiare che tutta la merce le venisse sequestrata. Infilò la chiave nella toppa della porta e, con una piccola spallata, la aprì sulla piccola stanza in cui dormiva ormai da anni.

Fece scivolare lo sguardo sui poster che teneva appesi alla parete e, dopo aver spinto la porta sentendo il tonfo quando si chiuse, raggiunse con un paio di falcate quello di Alice Cooper. Tirò via le puntine dal muro, rivelando un buco delle dimensioni di una cassaforte. Si guardò attorno giusto per accertarsi che fosse davvero sola e iniziò a svuotare lo zaino.

Martha aveva un suo modo di sistemare i pacchetti di sigarette che era solita vendere. Di solito metteva vicini tutti quelli della stessa marca, per poi posizionarli in ordine crescente a seconda del prezzo a cui li spacciava, da sinistra a destra.

Si lasciò andare a un ghigno soddisfatto quando, fatto un passo indietro, osservò la propria opera d'arte. Questi dovrebbero bastarmi almeno fino a dicembre, pensò.

Lanciò in aria le puntine e, nel riprenderle al volo, notò il borsone rigonfio poggiato accanto al letto vuoto dall'altra parte della stanza. Due caddero sul materasso, una ritornò sul suo palmo.

«Grande figlio di puttana.» Martha strinse un pugno e sistemò quasi con furia il poster che poco prima aveva tirato via dal muro. «Come fa a sapere sempre ogni cosa prima di chiunque altro, io proprio non lo so.»

Era così arrabbiata con Schneider che finì quasi per pungersi un dito quando fissò l'ultima punessa. A quel punto il buco dietro Alice Cooper e il suo serpente non si vedeva più. Lanciò lo zaino al solito posto sotto la finestra e uscì trafelata in corridoio.

Non le interessavano le ragioni che avevano portato Keller a sistemare una ragazzina nella sua stanza. Lei non voleva una rottura di scatole giornaliera, né aveva intenzione di fare da babysitter a nessuno. Inoltre, pensava che non avrebbe mai avuto il coraggio di non rispettare le richieste di suo padre: aveva forse dimenticato chi era?

Scese le scale due alla volta. Andava così di fretta che rischiò di scontrarsi contro l'ultima persona che avrebbe voluto rivedere quel giorno.

«Ci si rivede, Rainer» la salutò Ulrich.

«Vai a farti fottere, Schneider.»

«Ci si sente proprio bene quando si scopre di avere ragione, sai?»

Martha lo oltrepassò con una spallata e non rispose. L'unica cosa che riusciva a vedere senza difficoltà era la strada che l'avrebbe portata da Keller, e nessuno – nemmeno quel bambino troppo cresciuto di Ulrich Schneider – sarebbe riuscito a fermarla, tantomeno a rallentarla.

Il capitano dell'Accademia doveva prepararsi a subire la sua rabbia e quella di suo padre. Sbatté i pugni sul legno una, due, tre volte, prima che la porta dell'ufficio del capitano venisse aperta con il classico click automatico e Martha non attese oltre per fare il proprio ingresso.

L'Accademia - Le Nuove Generazioni [Vol. 1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora