Limonata

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-       E tu che gli hai risposto?
-       Di no!
-       Come gielo hai detto?
-       Gli ho detto semplicemente "no", Anna, come altro avrei potuto dirlo?
-       Cioè "no" secco?
-       Esatto.
-       Ma perché?
-       Perché non avevo voglia di uscire con lui, non mi fido!
-       Ma perché no?
-       Perché no, Anna, non insistere!
-       Se hai mollato Lorenzo al bar, un motivo c'è. Secondo me quel tipo ti piace.
Le conversazioni tra Silvia e Anna duravano ore, nonostante fossero amiche da tanti anni erano capaci di tirare fuori gli argomenti più disparati, ancora non li avevano esauriti.
Anna aveva sempre un atteggiamento positivo, le ripeteva "la vita è una, buttati, che hai da perdere?", ma era la prima a non seguire i suoi stessi consigli per la paura di sbagliare. Abituata sin da bambina ad essere responsabile per sé stessa e per gli altri sembrava sentire sulle sue spalle il peso del mondo intero, ma lo portava con classe. Raramente Silvia riusciva ad imitare quella compostezza: lei sedeva spesso storta, con una gamba accavallata e i gomiti poggiati sulle ginocchia, i capelli sciolti davanti al viso che scansava sbuffando, gli occhi persi nei pensieri e gli shorts di jeans corti e strappati che lasciavano intravedere la pelle nuda. Anna, invece, si poggiava sempre delicatamente sulla sedia e rimaneva seduta calma con lo sguardo fermo, addosso i suoi vestiti lunghi ed eleganti, le gambe unite, le mani congiunte e una postura dritta da cui traspariva fermezza.
-       Ti ho detto che non mi piace, non so neanche come si chiama! – Disse Silvia con tono scocciato, ma entrambe sapevano che quella non era la verità.
In quel momento erano sdraiate sui lettini, ma la differenza di postura si vedeva comunque, Silvia distesa a pancia in giù non stava un attimo ferma, portava le mani sul viso per riparare i suoi occhi dal sole, Anna era a pancia all'aria con braccia e gambe distese in maniera quasi simmetrica.
-       Sì sì, certo! – Fece Anna con tono ironico mentre rideva sotto i baffi. Il suo viso rivolto verso il sole era roseo e sereno, gli occhi erano chiusi e le labbra piegate da un sorriso appena accennato.
Nel frattempo Isi si era svegliata ascoltando le voci delle altre due che conversavano tra loro. Si sollevò dal lettino e sbadigliò rumorosamente.
-       Guardate un po', la mummia è resuscitata! – Aveva urlato Anna alzando le mani al cielo come se fosse appena avvenuto un miracolo.
- Ma volete farmi dormire? È un'ora che parlate!
-       Se resti ancora su quel lettino senza spalmarti un po' di crema rischierai di bruciarti. – Disse Silvia con un sorriso premuroso sul viso.
-       Di che parlate? – Ora Isi voleva sapere cosa si erano raccontate le altre mentre dormiva.
- Una settimana fa Silvia ha incontrato al parco quel tizio che le piace e poi ha mollato Lorenzo al bar con una scusa. Ma si può sapere che ha questo di così affascinante? – Esordì Anna con fare divertito.
-       Anna, la vuoi smettere?
Mentre pronunciava queste parole Silvia non riusciva a trattenere un sorriso imbarazzato e divertito. La sua amica le aveva fatto scacco matto ma adesso era arrivato il momento di tagliar corto.
- Il ragazzo che era a casa di Bebi? È carino! – Disse Lisi.
-       Adesso basta. Chi vuole un po' di limonata? 
Finalmente Silvia riuscì a cambiare discorso.
Non è che non volesse parlare del tizio con le sue amiche, ma preferiva non tirare fuori l'argomento perché la faceva pensare a lui più di quanto già non facesse, e non lo sopportava.
Se ne stavano sdraiate l'una accanto all'altra nel giardino a casa di Silvia sui lettini disposti appositamente in direzione del sole, con gli occhi chiusi e il costume addosso come erano solite fare nei pomeriggi vuoti d'estate. La mamma di Silvia aveva preparato per loro una limonata che era diventata bollente dopo tutte quelle ore al sole, erano troppo impegnate a chiacchierare per ricordarsi di berla.
Quando si trovava in presenza delle sue amiche Silvia si sentiva più forte, le veniva voglia di saltare in alto, di urlare, di ridere rumorosamente, di correre più veloce del vento, di tentare l'impossibile.
Mentre percepiva i raggi solari scaldarle la pelle le tornavano in mente i pigiama party d'inverno organizzati da bambine nel garage di casa sua, a raccontarsi i segreti e a mangiare schifezze. Per un attimo le sembrò di rivedere quelle tre adolescenti liceali un po' imbarazzanti vestite con mille colori, che portavano l'apparecchio e le tinte fluorescenti ai capelli. Con gli anni erano diventate alte e belle, le forme spuntate sui loro corpi le rendevano sensuali e più simili a quelle ragazze in copertina che avevano tanto ammirato quando erano ragazzine, ma dentro di loro rimaneva una grande voglia di scoprire il mondo, di fare cavolate, ubriacarsi, tuffarsi dagli scogli o semplicemente truccarsi insieme prima di una festa. Il tempo le aveva rese più donne ma non si sentivano ancora pronte a lasciar andare quelle bambine che mangiavano schifezze in garage.
Lisi, che tra le tre era la più pratica, aveva finalmente deciso di trasformare la sua passione per gli animali in un impiego e aveva cominciato da poco a frequentare un corso di infermieristica veterinaria. Anna era riuscita a perdonarsi gli anni del liceo in cui era rimasta chiusa nel suo guscio e si stava aprendo al mondo seguendo i suoi stessi consigli, si buttava a capofitto nelle situazioni senza preoccuparsi del giudizio degli altri. Silvia era consapevole di non conoscere ancora sé stessa, provava a vivere la vita con leggerezza senza pensare troppo al futuro che incombeva.
-       Ragazzi, università, lavoro... io riesco a pensare ad una cosa alla volta! È un'età complicata la nostra. – Disse Anna, e aveva ragione.
Lisi emise un sospiro, forse era assonnata, forse rassegnata.
Cominciavano a sudare per il troppo caldo ma ogni tanto un venticello rigenerante arrivava a dare sollievo, Giugno era finito e presto avrebbe portato via con sé anche quella fresca brezza.
-       Siamo noi ad essere complicate, secondo me. Io ho capito solo adesso cosa voglio fare della mia vita. – disse Isi.
A quel punto Silvia si sollevò dal lettino col busto, poi portò le mani alla bocca come per amplificare ciò che stava per dire.
-       Io ancora non l'ho capito. Universo dammi un segno! – Gridò.
Tutte e tre scoppiarono in una sonora risata.
Dopo un paio d'ore su quei lettini finivano sempre per lamentarsi di qualcosa, si ascoltavano a vicenda come in una seduta di psicoterapia di gruppo e a turno ognuna di loro esponeva le proprie idee come fossero a un comizio. Ogni tanto una di loro tirava fuori qualche frase filosofica sul senso della vita e da lì cominciavano i discorsi sull'amicizia, sul cogliere l'attimo, sulla leggerezza, sull'amore. Tutte e tre sognavano una storia romantica ma si sentivano specie in via d'estinzione. Gli uomini le osservavano, contemplavano la loro natura, le ammiravano, ma nessuno finora si era soffermato davvero per la paura di rimanere invischiato.
-       Stasera usciamo? – Disse Isi cogliendo quell'attimo di silenzio in cui nessuna aveva niente da dire.
-       Per me va bene, al Donkey? – Silvia proponeva sempre quel pub della città perché era comodo da raggiungere e si incontravano tanti ragazzi della loro età.
-       Ci sto. – rispose Anna.
Ormai era quasi l'ora di cena, Isi e Anna si rivestivano per tornare nelle loro case e farsi una doccia. Silvia già pensava al suo outfit per quella sera.
Sognavano l'amore, sì, ma finché avrebbero chiacchierato e scherzato ironicamente sulla vita nessuna delle tre si sarebbe mai sentita sola, soprattutto quando le giornate si concludevano con un bel Gin Tonic tutte insieme al Donkey. Fosse stato per loro sarebbero rimaste a prendere il sole su quei lettini, a bere limonata insieme per una vita intera.

Non ho mai vinto a tombolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora