Capitolo 3 PETRONILLA

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PETRONILLA

            Grida di piacere mi scuotono nel cuore della notte. Non riesco più a sopportare questo rumore incessante. Allungo la mano verso il comodino, compongo il suo numero e, dopo solo una suoneria, il caos si placa. La donna con lui continua a lamentarsi, ma non riesco a capire cosa stia dicendo. Da quando ho allontanato la testa dal letto, i suoni del suo appartamento sono meno chiari.

«Petronilla?», chiede Giulio, ansimante.

«Ti disturbo?», chiedo, mantenendo un tono di freddezza.

«In effetti, no. Dimmi!», risponde, la sincerità nella voce.

In sottofondo, la donna sbraita, «Che stronzo che sei, non ci posso credere... Vaffanculo!»

Trattengo una risata, coprendo la bocca con la mano. «Sei sicuro che non ti disturbo, Giulio?»

«Certo. Dimmi», ribadisce lui.

«Vedi, ho bisogno...» Non faccio in tempo a finire la frase che sento il rumore inconfondibile della sua porta.

«Sono già alla tua porta!» esclama Giulio con urgenza.

«Aspetta, non ti ho ancora detto di cosa ho bisogno...» rispondo, cercando di mantenere la calma.

«Puoi aprirmi?» chiede lui, ansimando.

«La porta è già aperta, entra pure,» lo invito, seduta sul letto, con i seni esposti e ben visibili.

Giulio irrompe nella stanza con un'espressione confusa. I suoi capelli sono scompigliati e indossa solo un pantaloncino di cotone. Il suo torso e le gambe sono nudi, il petto muscoloso e definito. Le imprecazioni che provengono dal suo appartamento sembrano non avere alcun effetto su di lui.

«Allora?» domanda, guardandomi con una miscela di curiosità e preoccupazione.

Mi abbraccio teatralmente, fingendo di tremare per il freddo. «Ho freddo!» esclamo, cercando di giustificare la mia richiesta. Il mio gesto provoca un evidente fremito lungo la schiena di Giulio, facendogli tremare le ginocchia. Anche se sono abituata a dormire nuda, questa è l'unica scusa che mi è venuta in mente per ottenere il suo aiuto. Guardo con attenzione l'erezione che si fa strada attraverso il tessuto sottile del suo boxer.

Indico la cassettiera e lo invito a cercare tra le mie mutande di pizzo. «Nel ultimo cassetto!», lo informo. Ma Giulio continua a rovista nel cassetto della biancheria intima.

«E questo?» domanda Giulio, mostrando un paio di mutande brasiliane rosse.

«E con questo cosa dovrei fare?» sbuffo con un tono sarcastico.

«Pensavo che volessi cambiare intimo», commenta Giulio, la voce greve e lo sguardo ambiguo. «Con me davanti, immaginavo ti saresti un po' bagnata qui sotto.»

«Non so cosa ti abbia fatto dedurre una cosa del genere, Giulio», osservo, sollevando un sopracciglio in segno di scherno. «E poi, quali indumenti? Sono completamente nuda!» ribatto, con un sorriso ironico sulle labbra.

Giulio tossisce, si volta e comincia a rovistare nel secondo cassetto.

«Smettila di frugare! Cosa stai cercando esattamente?» esclamo, l'irritazione evidente nella voce. Giulio non sembra ascoltarmi e passa al terzo cassetto.

«A questo punto, se non altro, sembri tu a esserti eccitato per quanto tempo spendi tra le mie mutandine,» lo incalzo, con una nota di sarcasmo.

«Dove hai messo i tuoi reggiseni?» chiede, il volto confuso mentre continua a setacciare i cassetti.

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