Capitolo 6 GIULIO

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GIULIO

Voglio di più, voglio qualcosa che fino ad adesso non sapevo di volere, un prolungamento di noi due nel tempo. Apro gli occhi e, guardandola intensamente, non vedo più il colore dei suoi occhi, ma solo una riflessione di me stesso, un'eco della mia parte più profonda. Tuttavia, questo tumulto di emozioni è sconvolgente e inquietante. Involontariamente, la mia espressione cambia.

Lei trattiene il respiro, il volto improvvisamente pallido: «Che cosa c'è?» La sua voce è tesa, carica di un'ombra di minaccia.

Non riesco a trovare le parole. Sono felicemente confuso, incapace di articolare pensieri coerenti. Di colpo Petronilla si stacca e si raddrizza sulle ginocchia.

Brividi di dispiacere percorrono il mio corpo. «Ahi!» mi lamento, il distacco doloroso. Quando la vedo raccogliere la maglia da terra, una preoccupazione mi pervade. «Cosa fai?», le chiedo, confuso e ansioso.

Balzo fuori dal letto, coprendomi le parti intime con una mano, e butto il preservativo nel cestino.

Petronilla si avvia con un passo deciso verso l'uscita. «Lo sapevo...» mormora.

«Cosa sapevi? Resta qui, per favore!» imploro, la mia voce tremante mentre lei avanza verso l'uscita. «Vuoi spiegarmi cosa succede, per favore?»

«Non raccontarmi balle, Giulio. Ho visto la tua espressione appena mi sono dichiarata. Sei uno stronzo. Pensi di essere superiore a me?»

«Certo che no! E non so di cosa stai parlando!" sbraito, confuso e arrabbiato. All'improvviso, la mia vulnerabilità si trasforma in una rabbia pulsante. «Guarda che sei tu che stai scappando, Petronilla. Perché diavolo, mi hai detto che mi volevi allora?», chiedo, il tono della voce che sale.

Petronilla si precipita verso l'uscio. La trattengo per la vita, e mentre lei si dimena, urlo: «Fermati! Spiegami!». Scivolo attorno a lei senza allentare la presa e la bacio con urgenza sulle labbra. Notando le lacrime che scendono dalle sue guance», sposto il suo volto verso di me il cuore in tumulto.

«Petronilla, che ti prende?» chiedo e, con i pollici, asciugo le lacrime che scorrono come ghiaccioli sulle sue guance.

«Non sono più sicura che tra noi...» La sua voce trema, e le sue parole sono un colpo basso dritto nello stomaco.

«Che stai dicendo? Prima mi hai detto...» La mia voce si spezza, incapace di afferrare la realtà.

«Mi sono fidanzata...» taglia corto lei, inclinando la testa all'indietro e fissandomi dritto negli occhi, come se ogni parola fosse un colpo al cuore.

Le mie braccia cadono lungo i fianchi, congelando l'aria tra i nostri corpi scoperti. Rimango muto, sentendo il mio battito rallentare mentre il silenzio è scandito dal ticchettio incessante dell'orologio. Mi passo una mano tra i capelli, sbuffando con sarcasmo, e la incalzo: «Posso sapere chi è il felice fortunato?» chiedo, ancora incredulo e sbalordito.

«Edoardo, il mio ex,» spiega lei, con una calma glaciale che accentua il dolore delle sue parole.

Il mio respiro si ferma. La testa mi gira, un tumulto di emozioni mi travolge. Mi passo davanti e mi siedo sul bordo del letto, lanciato in un vortice di esaustione e incredulità. Mi pizzico la base del naso, come per evitare che il mondo mi crolli addosso. «Come è successo?» la mia voce si spezza, consumata dalla tensione.

«Dai miei, quando te ne sei andato...» risponde Petronilla, laconica.

«Quando mi hanno cacciato a calci, vuoi dire?» puntualizzo, la rabbia impregnata nelle parole.

Lei annuisce e continua: «Dopo che i miei cugini ti hanno allontanato, ero distrutta...» Fa una pausa, evitando il mio sguardo. «Ero arrabbiata con i miei cugini. Ho provato a chiamarti, ma non ti sei fatto sentire.» La sua voce è un amalgama di dolore e rimpianto. «Dopo la funzione, mentre passavo tra i banchi della chiesa, ho visto Edoardo. Appena ha saputo di mio padre, è corso a trovarmi.»

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