22-08, 23:46

3 0 0
                                    

Ei nonno, 

come va?

Già solo scrivendo queste quattro parole, mi son venuti gli occhi lucidi. Sai non amo pensarti, c'è quel senso di vuoto e mancanza che mi incombe in petto. Però è inevitabile. Ho stampato quella nostra foto, di quando io avevo i capelli rasati e tu... beh tu ancora non avevi quel cerotto costantemente in testa. Non sono mai venuto a trovarti. Non ci riesco, non voglio. Non voglio che uno dei miei ricordi che ho con te sia legato a me che fisso un muro di marmo con una tua foto stampata sopra. Mi basta quell'orribile scena di quando t'hanno messo nella bara sigillando il tuo corpo in un involucro di ferro e legno. Non avevo mai visto quella scena prima. Ricordo ancora che papà mi chiese di uscire dalla stanza, ma io senza dir una parola gli feci capire che non me ne sarei andato. Chiusero la porta alle mie spalle, pian piano ti sollevarono e ti poggiarono in quella cassa. Poi misero il coperchio, come si fa con le pentole. Presero un pezzo di ferro cilindrico ed una saldatrice, iniziarono a sciogliere il ferro facendolo saldare ai bordi. Furono circa sette, forse otto minuti. Ma nella mia testa furono molto più lunghi. La voglia di fermare il tempo e portare quelle lancette indietro. Non volevo lasciarti andare, non stavo neanche realizzando che lo stessi facendo. Infatti quel giorno io non sono riuscito a lasciarti andare. Non l'avevo ancora minimamente realizzato. Per me prima di quel giorno, la morte non esisteva. Era qualcosa di così lontano, non m'aveva mai toccato. Poi ho visto te uscire da quella porta, senza camminare. Parallelo al pavimento, trasportato su un carrellino di merda con quella cassa che custodiva il tuo corpo. Cazzo nonno io quella scena non riesco a dimenticarla. Io vorrei solo non averla mai vissuta, vorrei entrare in quella casa e anche solo per un giorno trovare ancora te che ci aspetti in boxer e canottiera nel letto. Sentire la nonna urlare: "sono arrivati i ragazzi" per vedere quei tuoi occhi brillare e te che ti alzavi di scatto per venirci a salutare. Con quel sorriso stampato sul volto. Vorrei sentire almeno un'altra volta il mio nome pronunciato da te, con la tua voce, come mi chiamavi tu. Vorrei vedere quel posto a capo tavola pieno della tua felicità, quel tuo menefreghismo. A te non importava più nulla ormai, aspettavi solo il sabato per vedere noi mangiare alla tua tavola e goderci quanto più possibile sapendo che ogni volta sarebbe potuta diventare l'ultima. Io non lo sapevo nonno. A me nessuno l'aveva detto. Cazzo io non lo sapevo che una di queste volte sarebbe potuta essere l'ultima. Nessuno me l'aveva detto che quella macchiolina che avessi in testa in realtà ti stava divorando. Nonno io credevo tu fossi un supereroe, io non avevo mai pensato che tu potessi andartene, ci sei sempre stato, sin da quando ero piccolo. Non ti sei mai lamentato. Non ho mai avuto quel presagio di poterti perdere, anche quando eri attaccato a quella flebo del cazzo io ero sicuro che tu ne saresti uscito. Tu non potevi morire, tu eri mio nonno e non mi avresti mai abbandonato. Nonno, dove sei? Mi manchi. Quando torni a ridere con noi a tavola? Quand'è che ci porti di nuovo in vacanza nella tua roulotte? Ti prego nonno torna, la nonna è triste senza di te. Papà ha gli occhi lucidi ogni volta che qualcosa si collega a te. Io voglio che tu torni. Mi hai insegnato tu a giocare al solitario, ora però voglio dimenticarlo, ti prego torna così me lo insegni di nuovo.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 22 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Uno sguardo alle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora