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emozione
/e·mo·zió·ne/ s.f.
Stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione opposta dall'organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l'equilibrio;

La partita era appena finita, il fischio finale aveva decretato la vittoria della squadra e sugli spalti si respirava ancora l'adrenalina dell'incontro. Sophia stava uscendo dal tunnel degli spogliatoi, cercando di passare inosservata tra i tifosi e i giornalisti.

Aveva il cuore in subbuglio, non solo per la vittoria di suo fratello Pedri, ma soprattutto per quel momento inaspettato. Pablo aveva segnato un gol, un gol che aveva dedicato a lei, anche se in modo nascosto, quasi impercettibile. Ma Sophia lo aveva notato perfettamente. E anche Camilla.

"Lo ha dedicato a te!" esclamò Camilla, vedendo lo sguardo fisso dell'amica sul calciatore, la bionda strinse il braccio di Sophia, che arrossì visibilmente, distogliendo lo sguardo dallo schermo gigante.

"Sì, ma mantienilo per te, Camilla. Non deve saperlo nessuno, specialmente Pedri." la mora fece un debole sorriso, cercando di mascherare l'emozione che la travolgeva, aveva il cuore a mille.

Camilla annuì, ma la curiosità brillava nei suoi occhi. "Che cos'è successo tra voi due? È l'unica cosa a cui riesco a pensare!"

"Te lo racconterò dopo" mormorò Sophia, cercando di concentrarsi sulla partita, anche se la sua mente era lontana, persa in quel bacio rubato nello spogliatoio.

"Cosa è successo negli spogliatoi prima della partita? Insomma hai pure la sua maglia!" Prima che potessero allontanarsi del tutto dallo stadio, Camilla la prese per un braccio, gli occhi brillanti di curiosità.

Sophia si fermò, prendendo un respiro profondo. Camilla era l'unica a conoscenza di quella situazione, essa doveva rimanere segreta, soprattutto per Pedri, e sapeva bene che non si sarebbe accontentata di una risposta vaga.

"Niente di particolare" mentì la mora, ma il rossore che le colorò le guance tradiva le sue parole.

"Sicura?" incalzò la sua amica incrociando le braccia.

Ma prima che Sophia potesse approfondire, i giocatori iniziarono a uscire dagli spogliatoi. La mora si voltò subito verso suo fratello, Pedri, che stava venendo verso di loro con un sorriso trionfante.

"Complimenti, sei stato grande oggi!" gli disse Sophia, abbracciandolo forte.

"Grazie Sophia" rispose lui, rimanendo nella stretta affettuosa.

"Ma anche Pablo ha giocato alla grande. Quel gol è stato incredibile." continuò poi subito dopo. Sophia sentì il cuore battere più forte al sentire il nome di Pablo sulle labbra di suo fratello.

"Sì, davvero un bel gol" aggiunse cercando di mantenere la voce calma.

"Ragazze, c'è una festa stasera a casa di Ferran per festeggiare la vittoria. Vi unite a noi?" chiese Fermin sorridente alle due.

"Certo, verremo volentieri!" Camilla fece un sorrisetto a Sophia prima di rispondere.

Sophia annuì, un po' titubante, non si sentiva sicura di come gestire quella situazione, soprattutto con Pablo lì e Pedri ignaro di tutto, ma alla fine il pensiero di passare del tempo con Pablo era troppo allettante per dire di no. Doveva godersi il momento senza pensare a niente.

"Cariña, vuoi un passaggio?" proprio in quel momento, il moro si avvicinò alla ragazza, con un sorriso che lei trovava sempre più difficile da resistere.

Sophia ci pensò un attimo, ma quando vide che Camilla si stava già dirigendo verso Pedri, con la scusa di chiedergli un passaggio, non poté fare a meno di essere un po' gelosa.

"Va bene Pablito vengo con te" rispose al moro, cercando di non dare troppo peso alla situazione. Pablo sorrise divertito a quel soprannome.

"Ah, adesso mi chiami così?" chiese, ridendo mentre si avvicinavano alla sua auto. Sophia rise a sua volta, sentendosi improvvisamente più leggera.

"Ti piace?" chiese scherzando, mentre si sistemava sul sedile del passeggero.

"Molto" disse Pablo, con un sorriso che le fece battere il cuore più veloce.

Casa di Ferran era già piena di musica e risate. La mora cercò di immergersi rapidamente nella serata, chiacchierando con gli altri, mentre gli occhi di Pablo continuavano a seguirla in ogni angolo della stanza.

Ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, Sophia sentiva il cuore battere più forte, un mix di eccitazione e ansia.

Anche se non si pentiva di quello che era successo negli spogliatoi prima della partita, una parte di lei era ancora spaventata da quella nuova situazione. La relazione passata con Federico Chiesa aveva lasciato cicatrici profonde, e ora che stava iniziando qualcosa di concreto con Pablo, la paura di soffrire di nuovo si faceva sentire.

Sentendosi soffocare dai suoi pensieri, Sophia uscì sul terrazzo per prendere un po' d'aria. Il cielo era limpido, e le stelle brillavano sopra di lei, offrendo un momento di pace lontano dal caos della festa.

Non passò molto tempo prima che Pablo la raggiungesse. Si appoggiò alla ringhiera, chiudendo gli occhi e respirando profondamente.

"Ti sei nascosta bene" disse una voce dietro di lei. Sophia si girò e trovò Pablo che la guardava con un sorriso tenero.

"Non mi sono nascosta. Avevo solo bisogno di un po' d'aria, comunque complimenti per la partita. E per il gol." rispose lei, ridacchiando, cercando di tenere fisso lo sguardo su di lui.

"È stata tutta fortuna. O forse è stata la tua presenza a portarmela" rispose il moro con un sorriso, avvicinandosi un po' di più.

"Non dire cavolate. Sei bravo e basta." la ragazza scosse la testa, ridendo dolcemente.

Lui la guardò intensamente, come se volesse dirle qualcosa che non riusciva a esprimere con le parole.

La trovava semplicemente stupenda.

Sophia arrossì ancora una volta, sentendo il cuore battere più forte. mormorò un grazie, mentre sentiva che le distanze tra loro si accorciavano.

Parlarono per un po' del più e del meno, delle loro giornate, delle cose semplici che avrebbero potuto condividere con qualsiasi amico, ma il sottofondo era sempre carico di una tensione dolce e inespressa.

"Pablo, mi dispiace ripeterlo, ma vorrei andarci piano. Non voglio rovinare nulla." alla fine, Sophia rivelò ciò che la tormentava.

Quello che tormentava la mora era suo fratello, ma non lo disse, alla fine per Pablo era il suo migliore amico, sapeva che era arrivato il momento di dirglielo, soprattutto ora che si erano baciati, ma non sapeva come.

"Capisco, Sophia. Davvero. E non mi importa quanto piano dobbiamo andare. Io ci sono. Sono interessato a te, e mi va bene così." Lui si avvicinò di più, prendendole delicatamente la mano.

Le sue parole le scaldarono il cuore, e prima che potesse rispondere, Pablo si avvicinò e le diede un piccolo bacio, delicato ma pieno di sentimento. Sophia ricambiò, lasciandosi andare per un momento, dimenticando tutte le sue paure.

Quando rientrarono alla festa, gli sguardi degli altri li seguirono, curiosi e sospettosi, ma nessuno disse nulla. Il resto della serata passò in un turbinio di risate, musica e conversazioni, ma Sophia e Pablo non si allontanarono mai troppo l'uno dall'altra.

Appena fu ora di andare, Pablo insistette per riaccompagnarla a casa. I due si salutarono con un dolce abbraccio.

Mentre la mora si chiudeva la porta alle spalle, sentì un'ondata di felicità travolgerla. Era un'emozione che non provava da molto tempo.

Angolo autrice:
eii come state? spero che la storia vi stia piacendo. lasciate un commento o una stellina in modo che io capisca se vi sta realmente prendendo la storia, al prossimo capitolo!

Lover/ Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora