Capitolo Sedici - Mi dichiaro Colpevole Vostro Onore

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È successo.

Mi sono battuta per non darla vinta alla mia editrice, ma alla fine mi sono arresa, per questo adesso mi ritrovo davanti il tribunale di Roma, osservo questo palazzo gigante intimorita, come se improvvisamente dovesse aprire le sue fauci e sbranarmi.

E vi starete domandando cosa avrò mai fatto di così’ tanto grave. Beh, ho chiesto a Giuliano di vederci per lavorare - sperando che si sia dimenticato di avermi trovata a fare certe cose in un bagno pubblico - e lui mi ha gentilmente suggerito di raggiungerlo in tribunale perché aveva un’udienza alla fine della quale avremmo potuto lavorare.

E con gentilmente intendo che la sua freddezza mi ha ghiacciata più dell’inverno in Groenlandia, e con suggerito intendo che me l’ha praticamente ordinato.

Entro nell’edificio e seguo le istruzioni che mi da un ragazzo un po’ impacciato che credo sia un praticante. L’udienza di Giuliano è a porte aperte e mi lascio guidare completamente dalla mia curiosità varcando la soglia della sala.

Lo individuò subito, difficile non accorgersi di un uomo alto un metro e novanta, fasciato da un vestito nero griffato fatto su misura che sciorina termini tecnici con letale precisione, mettendo in soggezione un povero uomo di mezza età seduto nel banco dei testimoni.

 «Quindi lei non ha visto con i suoi occhi il mio cliente dare una busta all’onorevole» non è una domanda, è un’affermazione detta in modo così sicuro che se anche quell’uomo lo ha visto gli sta venendo il dubbio. «Lei crede di averlo visto, c’è una bella differenza» sottolinea.

«Io…non» l’uomo balbetta e mi fa una gran pena, tanto che vorrei andare lì e abbracciarlo e dire a Giuliano di prendere la sua cattiveria e ficcarsela su per…

«Lei?» lo incalza Giuliano come volendo interrompere i miei stessi pensieri. «Sarebbe grave mandare in carcere una persona solo per una supposizione, non crede?» continua ad assalirlo mentre tiene le mani nelle tasche dei pantaloni. «È o non è sicuro?»

L’uomo scuote la testa sconsolato. «Non posso esserne sicuro» ammette infine.

No, questo mondo non fa affatto per me, il cliente di Giuliano ha la faccia colpevole, ce l’ha scritto proprio in faccia, e lui lo difende comunque con ferocia. Capisco che è lavoro, ma io veramente non riuscirei.

«Non ho altre domande.» Giuliano si volta per tornare a sedersi e indossa il suo sorrisetto da bastardo di chi sa di avere la vittoria in pugno.

Quando mi vede i suoi occhi verdi sembrano sgranarsi per un attimo, ma poi torna subito freddo e distaccato e si limita a un impercettibile cenno con la testa nella mia direzione. Il saluto più caloroso che io abbia mai ricevuto, non c’è che dire.

Però, che rimanga tra noi - anche perché smentirò fino alla morte di averlo pensato - mentre lo guardo penso che, oggettivamente parlando, è di una bellezza disarmante. Completamente immerso nel suo mondo, perfettamente a suo agio, tanto da mettere a disagio tutti gli altri. Uomini e donne presenti in aula pendono dalle sue labbra.

E se non fosse che lo conosco da quando sono nata e lo detesto da quando il mio cervello ha messo su il primo pensiero razionale, mi condannerei all’ergastolo – per restare in tema – per tutti i pensieri indecenti che stanno prendendo possesso della mia mente.

«Andiamo?»

Salto letteralmente sul posto perché le mie fantasie sono andate talmente avanti che non mi sono neanche accorta che l’udienza è terminata e Giuliano è di fronte a me, mi sovrasta con la sua altezza e il suo profumo costoso invade tutta la mia linfa vitale.

Mi schiarisco la gola e mi limito ad annuire.

Lui si avvia fuori dall’aula e io lo seguo.

E, vostro onore, mi dichiaro assolutamente colpevole, perché non riesco a fare a meno di fare una radiografia alle sue spalle ampie fasciate dalla giacca e al suo culo perfetto stretto nei pantaloni.

Peccato che lui si volta, forse per vedere se ci sono ancora, e mi becca a guardargli il fondoschiena. Mi riprendo subito indossando una maschera di indifferenza, ma lui rallenta solo per farmi arrivare al suo fianco, il lato sinistro della sua bocca è sollevato in sorrisetto. «Stai sbavando, piccoletta.»

Oh, vaffanculo, Giuliano Serafini.

Spazio autrice ✨

Buongiorno readers del mio cuore ❤️

Che dire? Mi sa che siamo tutte colpevoli 👀

Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuto lasciate una stellina ✨

Ci vediamo lunedì prossimo 😎

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