Capitolo Ventotto - Una Sorpresa Imprevedibile

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Cerco di rimanere concentrata e finire la presentazione, mentre vorrei solo correre come un treno e travolgere Giuliano.

Cosa ci fa qui?

Mi accingo a fare il firmacopie e lo vedo che saluta Martina e che fanno quattro chiacchiere, poi la fila si fa lunga e decido che no, non mi rovinerà questo momento: voglio godermi ogni singola lettrice e lettore.

Faccio dediche e foto, scambio due parole, do le fanart, i segnalibri e le bustine di thè che insieme al team abbiamo preparato e ricevo tantissimi regali a mia volta: fiori, segnalibri, lettere, cibo – tanto e buonissimo cibo, soprattutto dolci, che mangerò già stasera in camera di hotel.

La quantità di volte che devo trattenere le lacrime dalla commozione non si può più contare. Le mie lettrici, lasciatemelo dire, solo le migliori del mondo, la loro dolcezza e stima mi riempie il cuore di una gioia immensa.

«Ciao!» esclamò accogliendo il prossimo lettore, ho il viso girato verso un lato del tavolo per prendere tutti i gadget. «Come stai?»

«Non benissimo» la voce che mi risponde fa fermare le mani sui regali, non ho la forza di alzare il viso. «Sai, ho ricevuto il mio primo rifiuto, è dura da digerire, ma forse il tuo libro può tirarmi su il morale.»

Non vorrei, ma mi ritrovo a sorridere e finalmente alzo gli occhi su di lui. Ora che posso guardarlo bene, noto che ha un abbigliamento casual: una maglietta a maniche corte blu e un paio di jeans che fasciano le sue gambe muscolose. Ho la bocca secca.

«Thomas è un golden retriever boy, ti aiuterà ad affrontare sicuramente il tuo rifiuto» lo prendo in giro.

Prendo il libro che mi sta passando e noto subito che non è un libro appena acquistato, si vede che la sovracopertina è un po’ rovinata. Forse è una di quelle di Elias?

«Mi piace pensare che sia la prima copia che hai venduto, ma forse è un po’ presuntuoso da parte mia.»

Vorrei dirgli che tutto di lui urla presunzione, ma l’informazione che mi ha appena dato mi ha tolto l’uso della parola: Giuliano Serafini ha comprato una copia del mio libro il giorno dell’uscita – e sto fingendo di non notare la sua inclinazione sulla parola presuntuoso, perché so per certo che sta facendo riferimento a ciò che ho detto prima sul palco, forse, lo ammetto, il personaggio maschile di cui sto scrivendo gli somiglia un po’.

«Dedicalo al tuo lettore segreto» mi suggerisce, la voce abbassata di un tono.

Menomale che dietro di lui la fila è quasi finita e poche persone possono vedere il modo in cui sto arrossendo.

«Grazie» pronuncio quella parola in un sussurro e il suo sorriso rischia di accecarmi.

«Ti lascio ai tuoi lettori» è così che mi saluta per poi allontanarsi.

È difficile concentrarmi adesso, ma mi sforzo perché ai miei lettori devo tutto e questo non lo dimentico mai.

Una volta finito, salutato e ringraziato Valentina, mi ritrovo a guardarmi intorno, il salone è sempre in fermento, tantissime persone sono ancora presenti nonostante sia già pomeriggio inoltrato e il mio stomaco brontola perché non sono riuscita a pranzare.

«Ti va di farmi da Cicerone?» la sua voce mi coglie di nuovo alla sprovvista.

Mi volto e lo trovo dietro di me, che mi sovrasta con la sua altezza, un’aria leggera sul viso che non gli avevo mai visto, come se si fosse liberato dalla sua maschera di indifferenza. Mi sta porgendo un pacco di patatine e cazzo, ho troppa fame per rifiutare.

Prendo la busta, mi volto e mi dirigo verso gli stand. «Forza, Serafini» lo richiamo. «Non perdere tempo.»

Lo guardo da sopra la spalla e vedo ridere e scuotere la testa, poi mi segue.

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