Ora, immaginatevi la scena, un tizio – il tizio in questo caso è nientedimeno l’avvocato tutto d’un pezzo Giuliano Serafini – entra in un bagno – no, non è una barzelletta – e trova un uomo e una donna in atteggiamenti… intimi. Nella teoria delle cose, se il tizio in questione possedesse un minimo di ritegno, farebbe dietrofront. Ma no, lui no, lui resta immobile per due secondi a fissarci, poi, come se nulla fosse, attraversa la piccola stanza, ci passa accanto e va dritto verso il lavandino, apre il rubinetto e si lava le mani in modo lento e meticoloso.
Federico mi lascia andare, mi sistema la gonna e il top e si irrigidisce mentre si volta verso Giuliano, ancora intento a lavarsi le mani. «Che problema hai?»
E a me non frega nulla del modo in cui il mio amico speciale si stia comportando, quasi possessivo con me, no, il mio maledetto cuore batte a mille solo in attesa della risposta di Giuliano.
Quest’ultimo prende un fazzoletto e si asciuga le mani, ignorando completamente Federico.
«Sei sordo?» Non so veramente cosa gli prende, io vorrei solo eclissarmi.
Non che l’atteggiamento di Giuliano non mi infastidisca, il suo solo esistere mi infastidisce, ma mi irrita ancora di più questo nuovo modo di fare di Federico quando c’è di mezzo Giuliano.
«Parli con me?» finalmente Giuliano lo degna di una riaposta e lo guarda attraverso lo specchio di fronte a lui, facendoci capire di essersi accorto della nostra presenza.
Non da attenzioni a md, ma fissa Federico con superiorità.
«Che problema hai?» ripete Federico, le sue braccia sono distese lungo il corpo muscoloso e le sue mani sono chiuse a pugno.
Giuliano si volta a fronteggiarlo e alza un sopracciglio, mezzo sorriso da bastardo gli incornicia il volto e io tremo al pensiero di cosa potrebbe succedere.
Solo che quando Giuliano fa per aprire la bocca, si apre anche la porta alle nostre spalle, la proprietaria del locale, una donna di qualche anno più grande di me, fa capolino e ci osserva tutti e tre, per poi rivolgersi a Federico. «La pausa è finita, torna a lavoro, c’è un sacco di gente.» Ed esce senza aspettare risposta.
Federico sembra combattuto tra tirare un pugno a Giuliano e tornare al suo lavoro, prima che prenda la decisione sbagliata mi avvicino a lui e gli sfioro il braccio. «Torna a lavoro» il mio tono è atono, nessuna supplica, solo una sorta di consiglio, come se non mi importasse cosa decida di fare, ma dentro so che sto fingendo perché so che se tirasse un pugno a Giuliano interverrei, e non per aiutare Federico.
Cosa cazzo mi sta succedendo?
«E tu?» Federico mi parla senza distogliere lo sguardo da Giuliano che se ne sta fermo a fissarci.
Scuoto la testa. «Vado in bagno e poi raggiungo Elias.»
Passa qualche secondo, ma alla fine Federico si convince e dopo aver lanciato uno sguardo omicida a Giuliano si volta ed esce.
Deglutisco consapevole di avere un paio di occhi verdi puntati su di me, e sembra che l’universo voglia darmi questa possibilità per scusarmi per la sfuriata di questo pomeriggio, quindi ignoro il fatto che mi abbia quasi sorpresa a scopare in un bagno puzzolente di un locale e mi faccio avanti.
«Senti…» inizio cercando le parole giuste.
Lui incrocia le braccia al petto. «Non è affar mio quello che fai, Cloe.»
Non piccoletta, Cloe. Non è evidentemente contento della nostra discussione del pomeriggio o forse di qualcos’altro?
No, impossibile, devo smetterla di sentirmi in un uno dei miei romanzi rosa. E poi a me cosa mi importa di come cazzo mi chiama?
Piuttosto c’’è un sentore di giudizio nel suo tono che non posso evitare di notare. «No, infatti, non è affar tuo…E non credo che tu sia un puritano» continuo stizzita. «Non volevo parlarti di questo comunque.»
«E di cosa?» Abbandona la posa rigida e si avvicina di qualche passo a me, o forse più di qualche passo visto che devo alzare il viso per guardarlo in faccia.
Mi schiarisco la gola e faccio un passo indietro, ma la mia schiena tocca il muro e mi sento in trappola. «Non avrei dovuto reagire in quel modo oggi pomeriggio» mi scuso, e mi costa veramente tanto, credo che sia la prima volta, infatti mi affretto ad aggiungere. «Ma tu non puoi avere dubbi sulla mia integrità, sul mio lavoro e sul mio talento.»
Mi ritengo una persona modesta, ma questo non vuol dire che non mi rendo conto delle mie capacità, se non sono la prima a credere in me stessa, non posso pretendere che lo facciano gli altri.
Non so se è una mia immaginazione, ma sembra che il verde dei suoi occhi si illumini per un attimo. «Fa parte del mio lavoro dubitare» si giustifica. «Ma non dubiterò più di te.»
E so che questo è il massimo che ha da offrirmi.
Inumidisce le sue labbra con la lingua e mi imbambolo come una cretina a guardarle, sento la bocca improvvisamente secca.
Si sporge verso di me e il suo profumo costoso mi inebria, tanto da ubriacarmi più del gin, si ferma fino a sfiorarmi il lobo. «E comunque non sono di certo un puritano» sussurra facendomi venire i brividi lungo il corpo. «Ma per quanto possa capire il tuo amico, io non ti avrei mai scopata in un lurido bagno.»
Non mi da neanche il tempo di assimilare le sue parole che esce dalla porta e mi lascia lì da sola e stordita
Porca. La. Miseriaccia.
Spazio autrice ✨
Buongiorno readers del mio cuore ❤️
Come state?
Io un po' triste perché sono finite le ferie s oggi rientro a lavoro 😭
Però ho anche intenzione di riprendere a scrivere e non vedo l'ora 😍Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e se vi è piaciuto lasciate una stellina ✨
Ci vediamo lunedì prossimo 😎
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Lacasa_deilibri_ms
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Come In Un Romance
ChickLitMi presento: sono Cloe Ricci, nata e vissuta a Roma, e a 30 anni appena compiuti non avrei mai creduto che i miei sogni potessero avesserarsi. Invece mi sono ritrovata con un libro in vetta alle classifiche e finalmente una mia indipendenza. Ma cre...