2 - La forma delle nuvole

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Abbiamo studiato tutto: chimica organica, biochimica. Ma quando si parla di chimica umana, solo una cosa è fondamentale: o c'è, o non c'è.
(Dalla serie tv Grey's Anatomy)

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Mi sdraio sul telo, inumidito dal terreno ancora bagnato, e resto con il naso all'insù, mentre il mio sguardo rincorre le grandi nuvole bianche che rivestono il cielo.
La luce del sole filtra attraverso di esse, creando un gioco di ombre e luci che si riflette sul mio viso.
Mi incanto a guardarle ogni volta, perché sembrano così libere e leggere.

Quando ero piccola, i miei genitori mi portavano sempre in mezzo alla natura. Io e papà ci stendevamo su un grande telo e giocavamo ad indovinare che forma avessero le nuvole, mentre la mamma si immergeva nella lettura di un libro.
Era un gioco che adoravo ed ero bravissima a trovare delle similitudini, per questo vincevo sempre. Con il tempo, però, ho iniziato a sospettare che fosse lui a farmi vincere.

Questo ricordo affiorano prepotentemente nella mia mente, e ora che la mia quotidianità sta per essere stravolta, un senso di malinconia mi travolge.

Sbuca la faccia di Nate dall'alto, a pochi centimetri dal mio viso. Si china lentamente per darmi un bacio sul naso, poi le sue labbra morbide scendono, fino a sfiorare le mie.
Io avvolgo le mie mani intorno alla sua nuca, e ricambio quel dolce bacio.
Il suo profumo mi avvolge, e i suoi capelli sono così soffici che ci passo le dita, mentre lui afferra dolcemente il mio viso tra le sue mani.

È un bacio delicato e lento, ma i nostri sospiri si fanno sempre più pesanti.
Faccio per alzarmi, senza staccare le mie labbra dalle sue, mentre le mie mani  scendono sotto la sua maglietta con un tocco delicato.

Nate si stacca all'improvviso.
«No Bea basta, lo sai che non mi piace andare oltre quando siamo fuori casa.»

Resto un po' sconcertata in quanto siamo da soli, in mezzo al nulla e non corriamo il rischio di essere visti, ma mi volto per non mostrargli la delusione.
«Non ci vedremo per un po', quindi...» cerco di fargli capire con calma.
«Lo abbiamo fatto ieri amore» e mi passa una mano tra i capelli arruffati.

Non rispondo, non sapevo cosa rispondere più che altro, e mi rassegno ma il disappunto trapela dai miei occhi.

Un interminabile silenzio incombe su di noi, e inizio a giocherellare con l'elastico che ho al polso, come mio solito quando mi ritrovo in situazioni di disagio.

Per spezzare questa quiete imbarazzante, mi passa una fetta di torta al doppio cioccolato della pasticceria che si trova nella piazza del nostro piccolo paese.
«La mia preferita.» sfodero uno dei miei migliori sorrisi e allungo le mani per prendere il piattino.

E la nube nera sparisce.

«Spero ti piaccia, l'ho fatta io. Non far caso al cartone con su scritto "bakery & love»
Alzo un sopracciglio e trattengo una risata, ma ho troppa fame per ribattere.
«Passami una forchetta piuttosto.»

Appoggia il dito sporco di cioccolata sulle mie labbra.
«Quando dirai "per favore" maleducata.»

Lo guardo con fare di sfida e passo la lingua sulle labbra per assaggiare la crema.
«Buonissima» gli dico «ma me la pagherai.»
«Dai John Wick, mangia che fra poco torniamo a casa.»

Guardo l'orologio sul polso di Nate, in effetti si stava facendo tardi.
Ho ancora le ultime cose da mettere in valigia.

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Io non avrei mai sprecato la cioccolata.

Io non avrei mai sprecato la cioccolata

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