Lies and Betrayals: bugie e tradimenti

8 - Io sono Dave Davis

Dopo aver passato l' intera mattinata a lezione, mi dirigo in mensa dove mi aspettano le ragazze.

«Come è andata?» chiede Lillian, incuriosita dal mio viso stanco, come se avesse cancellato la serata devastante di ieri.
«Il prof è un tipo particolare, tuttavia è andata bene» non mi vengono in mente altre parole per descrivere quell'uomo.
«Non dire nulla» Rory mi porta un dito davanti la bocca per zittirmi «immagino quel bastardo di Miller» leggo dell'astio sul suo viso, e poiché ho conosciuto entrambi i soggetti, posso immaginare dei diverbi nati in passato.

Ci raggiunge anche Aaron, era seduto con alcuni ragazzi della squadra ma vedendomi arrivare si avvicina al nostro tavolo.
«Buongiorno signorine. Stasera io e i ragazzi andiamo Red Jaguar, vi andrebbe di unirvi a noi?»
«Cos'è il Red Jaguar?» chiedo.
«È un locale dove andiamo a bere, il primo cicchetto lo offre sempre la casa.»
«Altro alcool? No grazie, passo per questa volta.» devo ancora smaltire quello della sera prima, e non voglio farmi trascinare di nuovo da Rory e le sue crisi.
«Vuol dire che prenderai un analcolico» insiste.
«Dai B, non faremo tardi promesso. Ah a proposito, ma le scarpe poi me le hai messe a posto? Non le ho trovate in stanza.»

Merda le scarpe. E ora che cosa dico? Beatrice pensa.

Ho un vago ricordo di quando tolgo le scarpe e le lascio a terra, ed inizio a camminare scalza nel viale fino alla stanza.
Non riesco a ricordare che fine avessero fatto, benché mi sforzassi.

«Sì, le immaginavo più scomode... Ora torno in stanza che ho molto da studiare, Miller ha già dato due saggi da scrivere» non mi è mai piaciuto mentire, ma siccome ho bisogno di temporeggiare sono costretta. Quelle scarpe le avrei trovato, anche a costo di uscire pazza.
«Ma non hai mangiato nulla?» Lillian sembra sempre più perplessa dai miei atteggiamenti.
«Non ho molta fame, a dopo.»

Esco di corsa e mi fiondò nel cortile, ripercorrendo la strada fatta questa notte.
Vi è un via vai di gente, tra chi ha finito le lezioni e si dirige in mensa e chi invece torna in stanza; ma delle scarpe neanche l'ombra.
"Sono finita" penso tra me e me.

Cerco di non andare nel panico, poiché non mi sarebbe servito a nulla, ed inizio ad ipotizzare le possibili alternative.
"Forse dopo averle tolte sono tornata indietro a prenderle e le ho riposte nella scarpiera."
Mi sembra la risposta più sensata, o forse è quella che più si avvicina a ciò che spero.
Torno in camera, nella speranza di avere ragione ed inizio a frugare tra le infinite scarpe di Lillian, ma più i secondi passano e più la fiducia che ripongo, scompare.

Devo raccontarle tutto, o non si arrabbia e continueremo ad essere amiche, oppure mi uccide nel sonno. Ma questo significherebbe rovinarsi la manicure, quindi sono fiduciosa nella prima alternativa.

Bussano alla porta ed è sicuramente Lillian che è tornata dalla mensa e ha dimenticato le chiavi.

Faccio un lungo respiro e mi avvicino alla porta a grandi passi, ripetendo il discorso in mente.
Attendo un attimo, ed infine apro la porta.

«Lillian devo confes-»

Non c'è nessuno.
Esco dall'uscio della porta e guardo nel corridoio, ma non c'è nemmeno un'anima.

Sto per richiudere la porta, ma dando l'ultima occhiata, noto che a terra c'è qualcosa.

È una delle scarpe di Lillian, ma l'altra Qualcuno deve averla presa e ora mi sta facendo un brutto scherzo, ma devo capire chi è.

Nel frattempo ripongo l'unica scarpa rinvenuta tra le altre, nella speranza che Lillian non la prendesse fino a quando non avessi trovato anche l'altra.

Faccio appena in tempo a sedermi dietro la scrivania che fa ritorno.
Poggia una vaschetta di alluminio vicino al computer «Ti ho portato un po' di carne con le verdure, dopo la sbronza di ieri devi riempire un po' lo stomaco, hai il viso troppo bianco.»
«Che carina, grazie Lilli»
Si stende sul letto e si addormenta senza battere ciglio, e capisco che il suo segreto per essere già sveglia di prima mattina non è l'abitudine.