La sveglia suona per la terza volta, e la voglia di posticiparla per la quarta è tanta.
Mi sento ancora stordita da tutto quell'alcool della sera prima, e la testa continua a girare come se fossi su una giostra.Che giornata del cazzo si prospetta.
Lillian è già di fronte al suo armadio nell'ardua scelta di cosa mettersi, mentre io devo trovare la forza di mettere i piedi fuori dal letto.
«Buongiorno, fatto tardi ieri sera?» un sorriso malizioso segue.
«Come fai ad essere già sveglia se quando sono tornata, eri ancora in giro?»
«La forza dell'abitudine, la farai anche tu» appoggia sulla propria figura i vestiti ancora sistemati sulle grucce «come mi sta questo?»Chiudo gli occhio e il mio viso sprofonda di nuovo nel morbido cuscino.
«Alzati, hai lezione con il prof Marcus Miller, non prende di buon occhio i ritardatari.»Cazzo, lo avevo dimenticato.
Controllo l'orario e, come un lampo, passo veloce lungo la stanza e sparisco nel bagno.
Apro il rubinetto della doccia e lascio scorrere l'acqua fresca sul mio corpo per qualche minuto.
Sento di essermi ripresa un po', ma la sensazione di voltastomaco persiste ancora.«Ma tu non hai lezione oggi?»
«Sì, comincio alle nove e mezza però»
«Sono le otto meno un quarto, già sei all'impiedi?» mi sembra assurdo tutto ciò.
«Ho bisogno dei miei tempi per prepararmi, mi piace prendermela con comodo la mattina.»
Si avvicina al suo comodino, afferra dei patches per gli occhi e li pone sotto agli occhi «ne avresti bisogno anche tu, hai delle occhiaie nerissime.»
«Beh, almeno si abbinano ai miei capelli» faccio per sdrammatizzare.Apro il mio armadio e afferro un pantalone nero e una maglietta a fiori.
«Ma l'hai presa dall'armadio di tua madre? Questa settimana andiamo a fare shopping, non voglio sapere nulla»Storco il naso.
In effetti era di mia mamma, e la trovo carina, poi i fiori mi piacciono.«Ora vado, mi aspetta una corsa mattutina per tutto il campus» afferro lo zaino e scappo, lasciando la porta chiudersi da sola dietro di me.
Cammino a passo svelto lungo il viale deserto.
Guardo insistentemente l'orologio mentre mangio una merendina che avevo dal viaggio di ieri.
Sono consapevole di aver fatto tardi, ma confido nel quarto d'ora accademico.Arrivo nel padiglione dove si tengono le lezioni e consulto la bacheca con gli orari e le aule.
«Padiglione 4? Ma stiamo scherzando?»
Faccio un grande respiro e inizio a correre fino al padiglione di fianco, non distano molto ma quando il tempo è poco le lunghezze sembrano essere inversamente proporzionali ad esso.
Arrivo davanti alla porta dell'aula con il viso rosso e il cuore pronto ad uscirmi dal petto.
Con molta trepidazione entro, e cala nell'aula un silenzio tombale.
Mi dirigo verso un posto libero, e sento gli sguardi seguirmi lungo tutto il tragitto.
Se qualcuno mi chiedesse di definire la sensazione di disagio, la descriverei proprio così.«Lei è?» da lontano riesco a vedere la fronte aggrottata del professore.
Sento la voce impastarsi in bocca, e con un filo di voce tremante rispondo ad una domanda che può sembrare banale per molti, ma che in quel momento mi sembra di difficile comprensione.«Beatrice Bailey.»
«Ha per caso qualche permesso speciale per poter entrare con mezz'ora di ritardo, rispetto a noi poveri idioti?»Mi sta deridendo di fronte l'intera aula per caso?
«No professore mi scusi, non capiterà più.»
«Ah lo voglio ben sperare, altrimenti la porta è dietro di lei. Per ora voglio sorvolare sull'accaduto perché mi sento parsimonioso, e voglio anche continuare con la lezione senza indugiare ulteriormente.»Neanche gli avessi ucciso il cane.
«Riprendiamo allora. Come stavo dicendo, voi siete studenti di Legge, i futuri fautori di una giustizia da custodire. Dovrete battervi affinché si continuino a garantire i pari diritti e la piena estrinsecazione dell'umanità, giusto?»
Osservo i miei compagni annuire mentre a me scappa un'espressione di disapprovazione.
«Signorina Bailey giusto? Non è d'accordo con ciò che dico?»
Sono appena le otto e mezza del mattino, e questa giornata sta già prendendo una pessima piega.
«Professore non ho detto nulla.»
«La correggo, la sua bocca non ha detto nulla, ma il suo viso ha parlato per lei.»Quante filosofie inutili escono invece dalla sua di bocca.
Mi faccio coraggio dato che ormai sono stata messa con le spalle al muro
«Mi ha fatto semplicemente strano sentir parlare di diritti e umanità in uno stato in cui vige ancora la pena capitale.»
«Ah non è d'accordo dunque» inizia a camminare verso di me con disinvoltura.«Le piace la natura signorina Bailey?»
«Sì, molto» non capisco dove vuole andare a parare.
«Immagini avere un bel giardino, e passare le giornate a prendersene cura per poter vedere sbocciare i fiori più belli e colorati.»Resto ad ascoltarlo in silenzio nonostante i giri di parole non mi siano mai piaciuti, li trovo inutili. Ti fanno distogliere l'attenzione dall'argomento principale.
«E ora immagini che delle erbacce rovinino tutto il suo duro lavoro, non solo per la deplorevole natura delle infestanti, ma perché sottraggono acqua preziosa ai suoi bellissimi fiori. Non crede sia meglio estirparle dalla radice, piuttosto che stare lì a guardarle crescere e estendersi per tutto il giardino?»
«Qui però parliamo di vite, non di erbacce.»
«Le piante non sono pur sempre esseri viventi? Di solito si studia durante i primi anni di scuola, ma forse lei è arrivata in ritardo anche a quella lezione...»Non ho mai conosciuto una persona così spocchiosa ed irritante da farmi ribollire così tanto il sangue nelle vene.
«Ha ragione, è una delle prime cose che studiamo da bambini. Così come il fatto che non hanno recettori del dolore, quindi, siccome le piace parlare di giustizia, non trovo giusto mettere a paragone una vita umana con un'erbaccia del giardino» il tremolio della voce sparisce, mentre si fa strada un tono più duro e sicuro. Ci sto prendendo gusto, allora decido di alzare il tiro.
«Se c'è gente che commette crimini, anche i più cruenti, il problema è alla base della società, non del singolo individuo. E allora secondo il suo parere dovremmo uccidere l'intero sistema? La pena di morte vige da lungo tempo, eppure non mi sembra che il tasso di criminalità si sia abbassato in qualche modo.»Sono sicura di essermi giocata l'anno, lo capisco dallo sguardo languido del professore. Ma una sensazione di eccitazione mi percorre tutto il corpo, e non fa altro che fomentare la mia voglia di continuare a discutere.
Sono sempre stata la ragazza tranquilla e accondiscendente, anche a costo di reprimere i miei impulsi, dimenticando quali fossero i miei di pensieri.All'improvviso qualcosa nella sua espressione cambia, e l'angolo della bocca si inarca all' insù.
«Questo è ciò che mi aspetto da voi a lezione. Un dibattito sano ed intelligente, non un branco di pecoroni che mi asseconda. Signorina Bailey, il suo inizio non sarà stato dei migliori, ma sono soddisfatto per la sua ripresa. Spero di poter contare su altri interventi.»Resto stupita, forse non è andata male come pensavo...
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Lies and Betrayals: bugie e tradimenti
TeenfikceBeatrice Bailey ha una vita tranquilla: una famiglia amorevole, molti amici che le vogliono bene e Nate - il suo fidanzato - con cui sta da quando erano piccoli. Le sue certezze andranno in frantumi quando incontrerà Dale Davis: il ragazzo più ambi...