Veronica era rimasta ferma nel punto da cui aveva assistito alla scena di pochi minuti prima, cercando di trattenere le risa da quando aveva visto Leonardo col capo basso, Francesco con le braccia incrociate al petto e sua madre che non finiva più di sgridarlo. Era una di quelle situazioni che a lei, più che di noia o di rabbia, sapevano di amore e complicità. Il modo in cui Angela si era preoccupata faceva trasparire quanto affetto in realtà provasse per suo figlio, e gli ammonimenti continui di Francesco, oltre agli sguardi fugaci che i due si mandavano, le facevano presumere che ci fosse molto altro dietro a quella apparenza di lite.
Era facile capire, pensandoci da un punto di vista puramente razionale ed estraneo, come dietro qualsiasi rimprovero familiare ci fosse tanto amore da non poterlo nemmeno immaginare. Le prove concrete stanziavano nei ricordi più intimi, e nelle emozioni sbagliate, come la lecita paura di una punizione o la rabbia per il non essere capiti, che sormontavano appena il tono di un adulto si alzava oltre al conosciuto o al familiare. Aveva sempre pensato che i rimproveri fossero le forme di affetto più evolute, anche se nessuno, se non qualche adulto, sembrava concordare con quel punto di vista.
Non era così semplice per Veronica riuscire a distinguere le cose, dividerle per bene tra bianco e nero, perché la sua vita era sempre stata su una scala di grigi, non giusto o sbagliato, mai completa tristezza o felicità. Per lei qualsiasi fosse la situazione, qualsiasi fosse il danno, era inutile lasciarsi andare a emozioni troppo negative, perché quel genere di pensiero sadico e masochista le faceva ribollire il sangue nelle vene, non intendeva di certo che il soffrire non fosse lecito ma più che la demoralizzazione completa non portasse a niente.
Era convinta ci sarebbe sempre stato un modello che seguiva il suo pensiero positivo, ed era giusto così, perché lei sapeva già, fin da quando aveva cominciato a comprendere le sue stesse idee, che ognuno sceglieva il proprio percorso creandosi la strada dove camminare, e che la decisione di come quel cammino sarebbe dovuto essere era una questione personale. Ognuno aveva la propria ottica dalla quale vedere le cose e cercare di introdurre dei filtri a quello che era già un filtro, fatto di emozioni e convinzioni proprie, cose che non appartenevano al pensiero dell'altro, era, per lei, un abominio,
Veronica era fatta di morali generalistiche, che nella sua vita forgiavano i principi fondamentali su cui basava il proprio modo di vivere: il passato non si cancellava, si descriveva; il presente non andava guardato, ma vissuto, e il futuro non doveva essere sognato, ma costruito; e quello in particolare era il mantra su cui faceva affidamento nei momenti in cui non sapeva cosa fare, il suo modo di fare era costituito da convinzioni e discorsi ben articolati.
Mentre guardava sua zia che sgridava Leonardo, aveva pensato che in qualche modo, in quell'ambiente, sarebbe giunta a conclusioni che non aveva mai trovato, e così, anche la sua linea di pensiero si sarebbe sgretolata in mille pezzi, lasciando solo quelli che erano i concetti fondamentali, perché trasferirsi non significava solo cambiare città, farsi nuovi amici e tante altre cose che non aveva ancora sperimentato, significava anche cancellare ciò che fino a quel momento era conosciuto e ritrovarsi con un mucchio di indesiderata ignoranza, trasferirsi significava cambiare sé stessi, smuoversi a prospettive mai scorte, ed era quello il principale problema. Si era staccata dal muro, consolata, quando finalmente Angela aveva finito di litigare con Leonardo. Sapeva che nessuno le aveva chiesto o imposto di aspettare lì fino all'ultimo, e che probabilmente aveva anche sbagliato, quindi aveva cominciato a salire le scale indisturbata, facendo il minimo rumore possibile, e si era chiusa in camera sua. Durante la notte, dopo che tutti si erano chiusi nelle proprie stanze, chi a rimuginare e chi a dormire, Veronica aveva finalmente preso sonno, e le ore successive erano trascorse tranquille, almeno fino alle otto e mezza della mattina successiva. Infatti, a quell'ora di quell'undici settembre, Veronica si era alzata, stanca e ancora con i muscoli indolenziti, era scesa in cucina, trovando tutti seduti a tavola, ognuno con una tavoletta di plastica sotto le tazze. Si era sentita un'intrusa, quando, già vestiti, i tre componenti della famiglia avevano alzato lo sguardo su di lei, che ancora con il pigiama estivo addosso, si era bloccata per il disagio. Si era schiarita la voce, che era ancora roca dal sonno e imbarazzata per gli sguardi che erano ancora profondamente puntati su di lei. Tranne uno in realtà, che si era riabbassato subito
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Broken Hearts - Destini incrociati
Romance"Lunghi capelli corvini e occhi come il miele, dalla forma affilata come quelli di un gatto. Ecco lei cosa era, la perfetta rappresentazione del suo ruolo nella sua vita: un gatto nero che gli stava attraversando la strada a rallentatore, portandogl...