8. Silverstone

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Ho picchiato Arthur così forte, che mi fa quasi più male la mano della mia dignità.
Insomma, voglio un mondo di bene al monegasco, ma quando si comporta così vorrei solamente ucciderlo.
Fortunatamente non c'erano molte persone nella stanza, e la maggior parte hanno preferito ignorare il commento di Arthur. Eppure, l'unica persona che non avrebbe dovuto sentirlo, indovinate un po', l'ha sentito forte e chiaro.

Come se non bastasse, il ragazzo che si definisce il mio migliore amico, ha scelto di svignarsela e lasciarmi nella situazione più imbarazzante possibile con Oliver.
"Stava scherzando! Lo sai come é fatto Arthur, ci tiene sempre a mettermi in imbarazzo.", ridacchio, sperando si beva questa scusa a dir poco patetica.
Il moro annuisce, e senza aggiungere parola, si volta nella direzione dell'uscita.
Rimango di stucco. Normalmente mi avrebbe perlomeno preso in giro con il suo solito tono fastidioso, invece oggi sembra che qualcosa non vada.
"Va tutto bene, Oliver?", rimango quasi scioccata dalla dolcezza delle mie stesse parole, che non mi sarei mai immaginata di pronunciare, specialmente dopo l'ultimo weekend.
"Diciamo di sì, sono solo teso. You know, home race", mi si scalda il cuore, quando le sue labbra accennano un sorriso.
Perchè diavolo sto sorridendo anche io?
Ripigliati Elisabeth, noi lo odiamo. Ci ha reso la vita ancor più difficile di quel che già era.
Ma mentre mi guarda negli occhi, non riesco a ricordare nulla di tutto ciò.

Le prove libere sono iniziate con condizioni decisamente nuvolose a Silverstone, non che mi aspettassi il sole, chiaramente. Tutte e tre le auto del MP Motorsport sono scese subito in pista per sfruttare al meglio la prima sessione del weekend e la pista ha iniziato a riempirsi lentamente con poco meno della metà del gruppo in pista durante i primi 10 minuti. Ovviamente, per me ed il mio team il weekend non poteva iniziare peggio: l'eroe di casa si ritrova 19esimo, ed io e Arthur, entrambi in lotta per il campionato, deludiamo tutti piazzandoci a metà griglia.
Il vincitore della Barcelona Sprint Race, David Vidales, ha scambiato varie volte il primo posto con Franco Colapinto, della Van Amersfoort Racing durante le fasi iniziali. L'argentino ha mantenuto il primo posto a 30 minuti dalla fine con un 1:46.312, ma la pista stava rapidamente migliorando.
Il leader del campionato Victor Martins stava spingendo al limite alla curva Copse, ma successivamente andando largo e raschiando il pavimento sui cordoli di uscita, perde il suo tempo sul giro per aver superato i limiti della pista nel processo. Martins stava lottando con la sua auto attraverso l'ultimo settore nei successivi giri veloci, ma è passato al primo posto con 20 minuti rimanenti su un 1:45.531.

Io, invece, sembravo non riuscire a tener la macchina in pista. Non ho fatto altro che innervosirmi cercando di raggiungere il limite per tentare un giro discreto, che puntualmente non trovavo.
Bearman é sembrato giù di morale per tutto il giorno, cosa che mi ha stupito e non poco.

Per questo vorrei auto-schiaffeggiarmi, mentre, evidentemente presa da un momento di poca lucidità, mi dirigo verso la sua stanza a passi spediti, dopo aver finito di cenare.
Una volta ferma davanti alla stanza numero 479, sono veramente tentata di scappare via e far finta che tutto questo non sia mai accaduto, ma qualcosa mi spinge a bussare.
Un Oliver decisamente stanco fa scattare la serratura e spalanca la porta della sua camera. Mi squadra dalla testa ai piedi, probabilmente incredulo della mia presenza.
Senza dire una parola si sposta di lato per farmi passare, senza neanche chiedere il motivo della mia visita.
Iniziamo bene, direi
Non mi stacca gli occhi di dosso, mentre con poca grazia mi lancio sul suo materasso, noncurandomi di non essere nella mia stanza.
Sento il suo sguardo bruciarmi sulla schiena per alcuni secondi, prima di parlare.
"Perchè sei qui Elisabeth?"
Sospiro, incrociando finalmente il suo sguardo.
"Che cosa ti sta succedendo, Oliver?"
L'espressione che si forma sul suo volto mi fa venire voglia di soffocarlo con il cuscino che ho di fianco.
"Va bene, io stavo solo provando ad essere gentile per una volta, ma evidentemente non ne hai bisogno. Allora io vado, ci vediamo domani". mi alzo dalle coperte, dirigendomi verso l'uscita.
Non riesco a fare neanche due passi che mi sento afferrare con forza il polso. La stretta non è dolorosa, ma decisa.
Perchè sto sorridendo?
Sul serio Elisabeth, ancora?
"No, perfavore, rimani."
Sentire Oliver Bearman pregarmi di non andar via sembra quasi surreale, anzi, lo è sicuramente.
"Allora spiegami cosa non va, non me la bevo la scusa del gran premio di casa, e per quanto non ti sopporti, sono preoccupata per te. Per il rendimento del team, ovviamente."
Si siede all'estremità del suo letto, e mi indica di fare lo stesso.
Anche se siamo seduti il più distante possibile, qualcosa nel mio cuore si accende.
"Vi ho visti ieri, tu e Hauger." L'aria della stanza si fa improvvisamente colma di tensione. "Non so a cosa tu ti stia riferendo, ma mi sembra ovvio che tu ci abbia visti, eravamo entrambi lì", dico cercando di mostrarmi il più disinvolta possiile.
"Sappiamo entrambi a che cosa mi sto referendo, non sono stupido Elisabeth, vedo come quel ragazzo ti spoglia con gli occhi ogni volta che ti guarda. Il punto, però, è che non mi aspettavo proprio che tu ti tirassi indietro. Che c'è, non è abbastanza famoso per te? Oppure non è abbastanza ricco per i tuoi gusti?"
Al sentire quelle parole, la gola mi si chiude improvvisamente e devo distogliere lo sguardo per non fargli vedere che i miei occhi sono più lucidi del solito.
Dio, che stupida che sono stata.
"Non sono affare tuoi Bearman, ed io che volevo essere gentile per una volta e sono venuta qui con le migliori intenzioni. Non cambierai mai, eh? Sei sempre il solito stronzo!", non so con quale coraggio esco dalla stanza, mormorando degli insulti vari.
Me lo sarei dovuta aspettare.

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⏰ Last updated: Nov 08 ⏰

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Just Us- Oliver Bearman Where stories live. Discover now