2- Il terrore di un respiro

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Quella mattina mi svegliai tremendamente di malumore, era lunedì e questo voleva dire solo una cosa: le prove delle coreografie al club.

Avevo voglia di immergere la testa nella sabbia come uno struzzo, in fondo se io non vedevo loro, loro non avrebbero visto me.

Ma sfortunatamente mi toccava, quindi, dopo essermi munita di tanta buona volontà e soprattutto dopo aver pranzato, mi preparai velocemente, presi le chiavi della macchina e uscii di casa con il mio borsone in spalla per dirigermi al club.

Dopo aver guidato per una quindicina di minuti tra le strade di Santa Monica con la radio ad un volume leggermente più alto del normale, arrivai al club dove, ad attendermi, c'erano già quelle simpaticone delle mie colleghe e Meg.

Le salutai con un cenno e mi sedetti nel divanetto dove loro avevano già preso posto.

Durante la prima mezz'ora riuscimmo a stilare la scaletta per ogni sera, nonostante le continue lamentele delle altre.

Ogni sera ripetevamo la stessa scaletta, scambiandoci però tra di noi: la serata si apriva con tre di noi sul palco, poi tre performance singole, successivamente, a metà serata, un altro trio e poi altre tre singole.

Ovviamente, tra una performance e l'altra c'era un tempo preciso di pausa, circa una ventina di minuti che ci permettevano di sistemarci il trucco o il costume nel caso avessimo avuto due spettacoli di fila.

Una volta finita quella scaletta, mi cambiai per poter ballare più comodamente.

"Siete pronte?" Clare, la più esperta del gruppo, nonché la ragazza che lavorava lì dentro da più tempo, guardò me e Megan per intimarci di muoverci a prendere posizione.

Salì sul palco ed annuii, legando i miei capelli neri in una coda alta in modo che non mi andassero davanti agli occhi mentre ballavo.

Ci posizionammo tutte e tre alla destra dei rispettivi pali mentre le altre ci guardavano dai divanetti.

"Mi raccomando ragazze, dobbiamo sincronizzarci alla perfezione," Clare guardò sia me, alla sua destra, che Megan, alla sua sinistra, controllando che tutto fosse in ordine.

La musica partì e un ritmo delicato e sensuale riempì il locale vuoto. In quel momento mi focalizzai solo sulla danza e sulla riuscita dei passi che avrei dovuto effettuare.

Afferrai il palo con entrambe le mani, stringendolo forte. Le mie gambe si staccarono da terra per poi avvolgersi attorno al palo permettendomi di fare un giro completo.

Man mano che la canzone si fece più intensa, mi sollevai verso l'alto, portando le gambe in una spaccata verticale, invertendo il mio corpo con l'aiuto delle mani e mantenendo le gambe ben tese.

Rilasciai lentamente una mano per spostare il mio busto di lato. Inclinai di poco il mio corpo mentre l'altra mano mi permetteva di mantenere la presa sul palo.

Scivolai in basso per tornare verso il suolo, senza però toccarlo completamente. Mi girai su me stessa, afferrando il palo con la mano opposta per effettuare un'altra rotazione. Una mia gamba si avvolse attorno al palo mentre l'altra si estese all'indietro.

Rilasciai la posizione, scivolando giù lungo il palo. I miei piedi toccarono terra mentre mi ritrovai proprio il palo davanti.

Feci due passi indietro e appoggiai al palo prima una mano e poi l'altra, per poi piegarmi all'indietro e ruotare la testa lentamente da destra verso sinistra.

Superai il palo per andare a sedermi proprio sul bordo del palco, per poi distendermi, alzare in sincrono le braccia fino a portarle sopra l'altezza della mia testa e abbassarne una lentamente per tutto il mio corpo mentre l'altra rimaneva alzata.

Mi alzai lentamente per poi camminare indietro fino al palo. Con una mano lo afferrai, mentre ci avvolsi la gamba intorno. Ruotai su di esso altre tre volte mentre flettevo l'altra gamba.

Ritornai con i piedi a terra e mi appoggiai al palo con la schiena. Mi abbassai lentamente piegando le ginocchia mentre con la mano destra accarezzavo la mia gamba dal ginocchio fino alla coscia.

Appoggiai le ginocchia a terra, divaricando di poco le gambe, misi le mani in mezzo, una davanti all'altra, per poi spostare totalmente il mio corpo in avanti fino ad arrivare a distendermi per terra.

Ruotai velocemente su me stessa in modo da essere distesa supina e, per ultimo, accavallai le gambe.

La coreografia venne ripetuta svariate volte, ogni signolo movimento veniva perfezionato, ogni errore corretto.

Quando finalmente la musica si fermò, mi lasciai andare a terra, distendendo braccia e gambe. Megan si sedette sul bordo del palco, asciugandosi il sudore dalla fronte.

"Bene ragazze, credo che per noi possa bastare." Non appena Clare disse quelle parole, mi alzai di scatto e saltai giù dal palco.

Ero esausta, volevo solo stravaccarmi sui divanetti fino alla fine delle prove.

Camminai verso Megan che, nel frattempo, mi porse una borraccia piena d'acqua. L'afferrai e iniziai a trangugiarne più che potevo. "Ci sediamo?" mi indicò le sedute con la testa.

"Dammi un attimo, prendo l'asciugamano e ti raggiungo." Dopo essermi asciugata il viso, mi stravaccai sul divanetto.

Megan mi raccontava i dettagli della sua uscita del giorno prima con il cugino di una sua cara amica, mentre io commentavo di tanto in tanto quando si fermava.

Quando Megan si alzò per andare a prendere un'altra bottiglietta d'acqua dal retro del bancone, io iniziai a giocherellare con il mio telefono.

Mentre stavo scorrendo sui vari social, sentii un respiro caldo sul retro del collo. Il mio corpo si congelò all'istante. "Dovresti prestare attenzione alle prove delle tue colleghe."

Tenni lo sguardo fisso in un punto mentre continuavo ad annuire. "Bene!" La sua mano si posò sulla mia spalla per poi scivolare sul braccio quando si avviò verso il suo studio.

Tirai un sospiro di sollievo mentre il mio corpo si rilassava.

Megan tornò verso i divanetti mentre mi guardava con aria interrogativa. "Tutto ok?"

Spostai lo sguardo verso di lei. "Ho il terrore di quell'uomo, ha la stessa faccia che hanno gli psicopatici nei film."

Scoppiò a ridermi in faccia. "Beh tesoro, allora dimmi che film guardi perché questi psicopatici voglio vederli anch'io."

Le sorrisi furbamente, anche se i miei occhi continuavano a fissare il punto in cui Travis era sparito.

Il mio corpo aveva reagito in automatico, quasi istintivamente, ed era proprio questa la cosa strana: non aveva un effettivo motivo per reagire in questo modo.

Mi passai le mani sul viso, stanca, mentre una domanda continuava a ripetersi nella mia testa.

Una persona può farti venire i brividi di puro terrore solo con una insignificante frase?

Don't Let Me Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora